A Ventimiglia l’emergenza migranti continua. L’incendio sviluppato nei giorni scorsi al campo migranti del Parco Roja, ha distrutto almeno sei moduli abitativi che ospitano i profughi in attesa di raggiungere la Francia che da tempo ha bloccato i confini. Un episodio che va a peggiorare sempre di più la condizione di grave affollamento che rende l’ambiente sempre di più invivibile per gli immigrati. Una situazione che per adesso rimane senza via di uscita, anche per le resistenze create da alcune formazioni politiche. In particolare la Lega. Basti ricordare che quest’estate il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ha incassato la conferma ufficiale dal Prefetto di Milano che il campo base di Expo non sarà utilizzato per ospitare i migranti. Oppure la decisione di Fabio Bergamini, sindaco di Bondeno in provincia di Ferrara, che dopo l’avvio della Prefettura aveva avviato le procedure per individuare nuovi posti per alloggiare i migranti, ha diffidato i suoi concittadini dall’accogliere “finti migranti”, minacciando «tutte le azioni utili a scoraggiare attivamente l’inutile spesa, a carico dei contribuenti, dell’accoglienza immigrati». In tutto questo clima, il campo Roja rimane una sistemazione precaria che gli immigrati non hanno mai sognato e una Europa diversa, che appare sempre di più come una grande fortezza, non rimane che un’utopia.

A tal proposito, Mauro Palma, il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale, ha effettuato dal 16 al 21 ottobre 2016 una missione regionale in Liguria visitando varie strutture sia sotto il controllo del ministero dell’Interno che della Giustizia. Ha reso noto in questi giorni il suo rapporto in merito al campo Roja e ancora attende una risposta dal Viminale. Come premette il rapporto è nota la la situazione di criticità che a partire mese di giugno 2015 si è venuta a creare al valico di confine italo- francese a seguito della sospensione degli accordi comunitari in materia di libera circolazione delle persone da parte delle autorità francesi. Malgrado la chiusura della fron- tiera, il flusso di migranti che raggiunge la Liguria con l’intenzione di proseguire per la Francia e per i Paesi del nord Europa non si è infatti arrestata. Il Garante nel suo rapporto fa la cronistoria di Campo Roja, nato per “evitare l’insorgere di accampamenti abusivi e ridurre il sovraffollamento che si era determinato nella parrocchia di Sant’Antonio, da tempo luogo di ospitalità dei migranti”. A quel punto la Prefettura ha preso in comodato d’uso da Rete Ferroviaria Italiana l’area di Campo Roja e ne ha affidato la gestione alla Croce Rossa con il compito di allestire servizi di accoglienza temporanea per migranti in transito”.

Il centro è operativo dallo scorso 16 luglio e dispone di moduli abitativi e servizi igienici prefabbricati e di una cucina da campo dove vengono somministrati i pasti. “Ha una capienza di 360 posti - si legge ancora - ma al momento della visita ospitava 600 persone, alcune delle quali alloggiate in tende o all’aperto sotto il cavalcavia dello scalo ferroviario dismesso.

L’utenza è composta esclusivamente da persone di sesso maschile tra i 25 e i 30 anni per la maggior parte di nazionalità sudanese, etiope e libica. Sono garantiti servizi di assistenza sanitaria ( quattro ore al giorno), assistenza legale ( due ore al giorno a cura di Caritas mentre l’Unhcr che inizialmente accedeva al centro per fornire informazioni sulla protezione internazionale non vi accede più), scuola di italiano, inglese e francese”. All’arrivo le persone vengono registrate e ricevono un badge personale che consente di accedere ai vari servizi. Non è richiesta loro l’esibizione di alcun documento che ne attesti l’identità o il permesso di soggiornare sul territorio italiano, per esempio in forza di una richiesta di protezione internazionale. Il Garante denuncia nel rapporto che la struttura è di carattere strettamente emergenziale e nonostante il grande lavoro svolto dagli operatori che operano in situazioni estremamente critiche e difficili, appare essere una risposta inadeguata sia sotto il profilo materiale che funzionale. Risulta che ha un sovraffollamento del 171% e detta percentuale non è affatto destinata a scendere, dal momento che anche le persone che tentano di allontanarsi per proseguire il proprio cammino vi fanno regolarmente ritorno poiché impossibilitate ad attraversare la frontiera.

Al momento della visita i moduli abitativi non bastavano quindi a garantire il fabbisogno e moltissime persone erano costrette a stare all’addiaccio avendo a disposizione esclusivamente una brandina ricoverata sotto il cavalcavia nell’area del centro, originariamente adibita a spazio per la preghiera e completamente affollata da letti da campo e effetti personali degli ospiti. Senza mezzi termini, Mauro Palma scrive: «Appare evidente come il progressivo abbassa- mento delle temperature e/ o comunque le precipitazioni rendano assolutamente inaccettabile una sistemazione delle persone all’aria aperta che vada oltre il periodo estivo». In occasione della visita il Campo era lastricato di pozzanghere generatesi nel corso di una modesta pioggia autunnale e l’aria era già quella graffiante dell’inverno incipiente per cui poco può qualche coperta umida. «Il problema chiede il Garante - va affrontato immediatamente, aumentando il numero dei moduli abitativi o comunque prevedendo soluzioni alloggiative diverse per coloro che si trovano a dormire all’aperto o in tende prive di riscaldamento. Vanno altresì adottate misure per riscaldare i ripari di servizio, come la tenda dove vengono somministrati i pasti e gli altri luoghi dove vengono erogati i vari servizi di assistenza». Il Garante nazionale è interessato a conoscere le considerazioni del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’interno in merito e a essere aggiornato in relazione alle soluzioni che, nel frattempo, fossero state eventualmente realizzate.

Mauro Palma chiede anche dei chiarimenti sulla prassi delle Autorità di pubblica sicurezza di effettuare con regolarità trasferimenti di migranti sorpresi nell’area di Ventimiglia senza documenti nell’hotspot di Taranto. «Se confermata tale modalità, il Garante fa notare, che ciò suscita non poche perplessità sotto molteplici profili: la natura dell’hotspot quale luogo, allestito in prossimità delle aree di sbarco, deputato alla prima assistenza e accoglienza delle persone che hanno appena fatto ingresso nel territorio italiano, nonché alla loro identificazione e fotosegnalamento; le basi giuridiche che supporterebbero una tale misura privativa della libertà con effetto almeno per tutta la durata del viaggio realisticamente non inferiore a 10 ore; le ragioni fattuali di una tale procedura, che se rispondente a esigenze di identificazione e fotosegnalamento delle persone, potrebbe ragionevolmente essere espletata in un qualsiasi altro presidio delle Forze dell’ordine a ciò abilitato». Tutte richieste di chiarimenti che ancora attendono risposta da parte del ministero dell’interno.