Il Pm che l’aveva fatta arrestare senza avere in mano neppure lo straccio di un indizio sulla sua colpevolezza, non ha pensato di chiedere scusa per la propria leggerezza: gli è sembrato più ragionevole rivendicare il proprio atteggiamento e suggerire alla vittima, alla quale aveva rovinato la vita, di ringraziare per il trattamento ricevuto. La vittima, ingrata, non ha ringraziato sua eccellenza.

L’altro giorno Selvaggia Lucarelli ha scritto un articolo molto bello sul “Fatto quotidiano” ( beh, per una volta anche noi parliamo bene del “Fatto”...) nel quale racconta un episodio tremendo di bullismo tra i bambini del collegio – prestigiosissimo – San Carlo di Milano, e se la prende con le autorità scolastiche e coi giornali che invece di parlare di bullismo parlano di “situazioni di emergenza educativa”. La Lucarelli osserva, con tristezza, che bulli sono solo i teppisti di periferia, se invece sei di buona famiglia e fai il gradasso violento, è meglio trovare un altro termine per parlare di te. Già. Se poi non solo sei di buona famiglia, ma sei un magistrato, meglio non parlarne affatto...

Per fortuna è venuta la terza rete della Rai a raccontarci questo episodio, che davvero è sconvolgente. E però anche la terza rete della Rai ha voluto tenere un velo, un piccolo velo. Come si chiama questo pubblico ministero? Non si sa. Perché se un medico sbaglia un’operazione finisce subito sul giornale, con nome, cognome, fotografia, nomi dei parenti... perché se un professore sbaglia a comportarsi con gli allievi, o un ingegnere a fare dei calcoli, o un giornalista scrive una notizia non vera, ilprofessore e l’ingegnere e il giornalista vengono processati in pubblico, e se invece un magistrato rovina la vita a un poveretto, o a una poveretta, ha diritto non solo a non risponderne davanti alla legge ( perché la responsabilità civile, nonostante leggi varie e riforme varie delle leggi, praticamente non esiste) ma neppure dinnanzi all’opinione pubblica?

Sarebbe logico il contrario. Che su chi detiene un potere più grande ricada una responsabilità più grande. Invece, se sei un furbetto del cartellino a 1300 euro al mese, e ti beccano, puoi essere crocifisso, mostrato in Tv, seguìto per strada dalle telecamere dei giornalisti di assalto. Se sei un magistrato hai diritto alla privacy.

La storia di questo Pm e questa signora di Lodi è stata raccontata molto bene, sabato sera, dalla trasmissione “Io sono innocente” sulterzo canale della Rai. E commentata in modo saggio e adeguato da Alberto Matano, che conduce in studio. Dico subito che questa trasmissione, che va in onda il sabato sera, è assai bella, avvincente e merita applausi ( ma anche qualche critica, come quella che è stata rivolta su queste colone, lunedì scorso, da Francesco Petrelli, e che qui ribadiamo: la malagiustizia non cade dal cielo ma ha dei colpevoli con nome e cognome).

Succede che in un ente pubblico vine firmata una autorizzazione che non dovrebbe essere autorizzata. Il responsabile sostiene che la firma non è sua ma è stata falsificata ed è stata falsificata da una dipendente, che sarebbe, appunto, quella giovane signora di cui parlavamo all’inizio dell’articolo. Il Pm ci crede e manda i carabinieri, in piena notte, ad arrestare questa signora, ignara e incensurata. La quale senza neanche capire cosa sta succecarcere?

dendo viene sbattuta in cella. Indicata al paese intero come truffatrice. Moralmente linciata. Costretta a dimettersi dal posto di lavoro. Terrorizzata. E poi, dopo 22 giorni, sottoposta alla perizia calligrafica e del tutto prosciolta. E finalmente scarcerata.

Non si poteva fare prima la perizia? C’era bisogno di arrestare una ragazza incensurata perché accusata da un suo superiore di aver falsificato una firma? Non bastava, eventualmente, un avviso di garanzia? Perché sono stati necessari 22 giorni di cella per accertare una verità evidentissima sin dall’inizio? E come può permettersi un Pm che ha tenuto per tre settimane un’innocente in cella, di prenderla pure in giro con quella affermazione sull’esperienza formativa del E’ del tutto evidente che questo caso non è indicativo del comportamento della magistratura. Sono sicuro che parecchi magistrati l’altra sera hanno visto la trasmissione di Rai tre e si sono indignati esattamente quanto me, per il comportamento del loro collega. Però la questione resta aperta: dal momento che la magistratura ( e spesso il singolo Pm) ha un potere enorme sulle nostre vite ( come ha detto giorni fa alla Camera il ministro Orlando), ha anche il potere di ferirle in modo permanente e irreparabile, è giusto che i magistrati esercitino il loro potere in assoluta discrezionalità e senza temere che un loro errore possa minimamente danneggiarli né scalfire la loro immagine? E’ utile che una società sia organizzata in modo che tutti sono uguali, tutti devono rispondere di ciò che fanno, tranne una piccola categoria di persone che invece gode del privilegio di poter svolgere il proprio lavoro senza che nessuna entità “esterna” possa giudicarlo? Tutto ciò non introduce nella comunità in cui viviamo un elemento di evidente autoritarismo, che riduce considerevolmente lo stato di diritto?

Molto recentemente è stato proprio il numero 1 della magistratura italiana, Giovanni Canzio, a lamentarsi con il Csm perché quando da un giudizio su un magistrato, nel 99,9 per cento dei casi da un giudizio positivo. Cioè a lamentarsi per lo stato di “non controllo” nel quale i magistrati svolgono i loro compiti. Ha perfettamente ragione, Canzio. Ed è molto importante che questa osservazione giunga dall’interno della magistratura. Forse però anche noi dovremmo scrollarci di dosso tante paure, non farci più intimidire. Dico noi giornalisti, noicittadini, noi avvocati. La signora di Lodi è stata linciata per giorni e giorni dai mezzi di informazione. Nessuno invece, a partire dalla Tv, ha messo in pubblico il nome del magistrato, che è proibito chiamare “Bullo” come i bambini del San Carlo in stato di disagio educativo ( per il Pm potremmo parlare di disagio giudiziario...).

P. S. Il secondo caso trattato nella trasmissione di Rai- tre sabato sera riguardava un ragazzo di 22 anni arrestato il giorno del funerale di suo fratello ( ucciso dalla camorra) e accusato di avere ucciso a sua volta l’assassino di suo fratello. Non era vero. Si è fatto nove anni di prigione. Nessuno sa come mai non sia impazzito. Dopo nove anni il vero killer ha confessato e fornito i riscontri, e lui è stato scarcerato. Non ha ancora ricevuto il risarcimento.