Il 18 gennaio il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, svolgerà alla Camera la relazione annuale sulla situazione dell’amministrazione giudiziaria nel Paese. Ma tra i suoi appuntamenti prossimi ci sarà anche l’incontro con una delegazione del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, guidata da Rita Bernardini.

Come nasce questo incontro?

Da una tanto cortese quanto genuina e sentita telefonata di auguri che il ministro mi ha fatto nel pomeriggio inoltrato dell’ultimo giorno dell’anno. Sono stata io a proporgli di vederci, anche perché vogliamo consegnargli, così come a Papa Francesco e al Presidente Mattarella, l’enorme “libro della nonviolenza” che contiene le lettere con i nomi dei ventimila detenuti che il 5 e 6 novembre hanno digiunato per sostenere gli obiettivi della Marcia dedicata dal Partito radicale a Marco Pannella e a Papa Francesco per richiedere “amnistia, indulto e riforma della giustizia”, e partecipata da tante associazioni che operano nel carcere, da diversi sindaci e altre istituzioni con i loro gonfaloni, oltre che da testate giornalistiche e dall’Unione delle Camere Penali.

Da pochi giorni è finito il giro in molti istituti di pena in Italia. Qual è la situazione che racconterà al ministro Orlando?

Abbiamo scritto, ancora una volta, una significativa pagina di conoscenza di quella che è la realtà penitenziaria italiana. Dovremo dirgli, dati alla mano, che purtroppo si tratta ancora oggi di situazioni che poco hanno a che fare con il rispetto della legge e dei principi costituzionali. Ma questo Orlando lo sa, e noi vogliamo incontrarlo proprio perché abbiamo l’intenzione di essere pro- positivi e intendiamo aiutarlo a fare ciò di cui è già convinto: occorre far divenire quei luoghi che sono criminogeni ( come lui stesso ha affermato ormai da tempo) luoghi dove chi ha sbagliato abbia concretamente la possibilità di riscattarsi. Oggi non è così, seppure abbiamo riscontrato in alcuni rari casi modalità di esecuzione della pena virtuose, che vanno immediatamente valorizzate ed esportate in altri istituti dove invece si preferisce far girare le chiavi che recludono nella solitudine, nell’angustia e nell’inattività di una cella, esseri umani continuamente colpiti da vessazioni che nulla hanno a che fare né con la tanto sbandierata “sicurezza” né, tantomeno, con la funzione riabilitativa della pena. Le cose da rivedere sono moltissime.

C’è molto da fare?

Da una parte c’è il carcere, che dovrebbe essere riservato ad una minoranza di soggetti veramente pericolosi, dall’altra ci sono le pene alternative che sono ancora poco usate ma che sono molto meno recidivanti del carcere: questa “diversa” impostazione però non si può mettere in atto se quasi tutte le risorse ( 3 miliardi all’anno!) sono destinate al settore di custodia e sicurezza e quasi niente per le figure professionali della riabilitazione: educatori, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, mediatori culturali, formatori nel campo lavorativo, personale medico specializzato. Poi c’è il macigno dell’amministrazione della Giustizia castrata da milioni di pendenze per l’irragionevole durata dei processi penali e delle cause civili.

Può anticiparci quali altre questioni sottoporrete al ministro della Giustizia?

Vogliamo continuare a ragionare con Orlando sul provvedimento di amnistia e di indulto che noi del Partito Radicale riteniamo obbligatorio se si vuole riformare la giustizia non solo sotto il profilo dell’efficienza nel rendere un servizio ai cittadini, ma anche sotto quello del rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani fondamentali. Poi gli chiederemo lo stralcio dal disegno di legge penale della riforma dell’Ordinamento penitenziario più che mai necessaria se non si intende buttare a mare tutto il prezioso lavoro che proprio Orlando ha promosso con gli Stati Generali dell’esecuzione penale. Ormai questa non è più solo la nostra posizione. Oggi si esprime nella direzione dello stralcio anche il vicepresidente della commissione Giustizia del Senato, il magistrato Felice Casson, mentre il presidente Nico D’Ascola conferma a Radio Radicale che sulla parte riguardante la delega al governo relativa alla modifica dell’Ordinamento penitenziario non si sono manifestate divisioni fra i gruppi politici.

Tra i governi degli ultimi anni qual è quello che ha mostrato maggior attenzione alla questioni carceri?

Sicuramente l’ex Prefetto Annamaria Cancellieri è stata la più attenta sulla proposta di amnistia e devo dire che Marco Pannella era riuscito ad avere un buon dialogo anche con Francesco Nitto Palma del centro- destra. Certamente il ministro Orlando dimostra una spiccata sensibilità al problema. Ora però occorre agire, realizzare le riforme, e noi con la nonviolenza, i detenuti, il Papa e il mondo penitenziario, lo aiuteremo.

Infatti proprio il Papa non molla sulle carceri.

Eh, appunto! Papa Francesco non molla, testardo come Marco! Mi piacerebbe davvero molto incontrarlo per consegnargli, con i miei compagni del Partito Radicale, il librone del digiuno dei ventimila detenuti. I suoi riferimenti alla nonviolenza nell’agire anche politico per risolvere con il dialogo i conflitti drammatici del nostro tempo, mi hanno molto colpito. Vorrei fargli leggere il preambolo allo statuto del Partito Radicale laddove proclama “il dovere alla disobbedienza, alla non- collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge”.