Stavolta il Parlamento sceglie di difendersi. Rimedia almeno in piccola parte a precedenti decisioni oltraggiose del principio di separazione dei poteri, compiute per esempio con Antonio Caridi e, una legislatura fa, con Alfonso Papa, e si pronuncia a favore dell’insindacabilità delle opinioni espresse dal senatore Gabriele Albertini. L’Aula di Palazzo Madama conferma dunque il voto della giunta per le Autorizzazioni e sancisce la non procedibilità nei confronti dell’ex europarlamentare e attuale senatore del Nuovo centrodestra, querelato per diffamazione dal pm Alfredo Robledo: 185 voti a favore di Albertini – molti più rispetto all’attuale quota della maggioranza – e 65 contrari.

Una seduta non banale, in cui c’è stato un particolare momento di tensione a causa della scelta di Felice Casson di votare in dissenso dal gruppo del Pd. L’ex pm di Venezia ha ribadito quanto già detto in giunta, e cioè che «la tesi secondo cui le opinioni in questione sarebbero insindacabili costituisce una incredibile arrampicata sugli specchi, giacché lo stesso Albertini all’epoca in cui resse le dichiarazioni riguardanti il magistrato Alfredo Robledo, e per le quali quest’ultimo lo ha querelato, non svolgeva funzioni di senatore bensì di europarlamentare». Un “impianto accusatorio" che Casson aveva già esposto da componente della giunta per le autorizzazioni. E che già in quella sede era stato confutato.

Nel suo intervento Albertini ha spiegato con chiarezza che la posta in gioco va oltre la sua personale vicenda: «Vorrei ricordare a questa assemblea che il mio non è un caso personale o un episodio singolo: quello che stiamo facendo, se voterete nel senso indicato dalla relatrice Filippin, è una difesa del Parlamento e della distinzione dei poteri a fondamento della libertà». La senatrice dem Rosanna Filippin ha ricordato come ci sia continuità tra le affermazioni rese dall’allora europarlamentare e le posizioni che, sull’operato di Robledo, Albertini ha continuato a manifestare da senatore. E tra gli altri, il senatore del Psi Enrico Buemi ha avuto parole particolarmente dure nei confronti dell’ex procuratore aggiunto di Milano: «Siamo chiamati ad stabilire se esista ancora la facoltà di promuovere atti di sindacato ispettivo nei confronti dei cosiddetti intoccabili. Tutto nasce da una intervista in cui Albertini, allora europarlamentare, dichiarò che Robledo usava metodi da Gestapo nell’interrogare i testimoni». Buemi ha ricordato come il tribunale civile avesse dato ragione all’attuale senatore dell’Ncd: «A quel punto Robledo ha sporto querela per continuare la propria attività di intimidazione. Non solo, perché Robledo ha provato a condizionare anche le scelte del Senato, ha inviato documenti alla presidenza, ha promosso una raccolta di firme per additare questa Camera come un manipolo di privilegiati che si affannano nel proteggere i propri componenti». Molto netta anche la posizione di Ciro Falanga senatore “verdiniano” e plenipotenziario del gruppo di Ala sulla giustizia: «Cosa ha fatto Albertini? Ha tutelato un organismo istituzionale del nostro Paese e non lo ha fatto da indagato ma da europarlamentare, adoperando un potere di controllo contemplato dall’incarico allora ricoperto. Ha inteso denunciare quanto a suo avviso comprometteva la regolare coesistenza dei poteri dello Stato. Minare il regolare equilibrio tra i poteri mette a rischio la democrazia e noi non possiamo permettere che ciò accada».