«Referente» è la parola che inguaia Luigi Di Maio e si legge negli atti dell’inchiesta - pubblicati da Fiorenza Sarzanini, del Corriere della Sera - che accusa Paola Muraro, ex superassessore all’Ambiente in Campidoglio. Luigi di Maio avrebbe infatti « offerto copertura politica a lei ( Paola Muraro ndr) e a Raggi » nelle difficili giornate dell’iscrizione dell’assessore nel registro delle notizie di reato, si legge nei verbali dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna ( dimessosi lo scorso settembre, in polemica con « il deficit di trasparenza » dell’amministrazione comunale) e dell’ex ad della municipalizzata, Alessandro Solidoro. Il vicepresidente della Camera non è indagato, ma i risvolti politici di queste dichiarazioni potrebbero creare un piccolo terremoto tra le fazioni contrapposte all’interno del movimento, in cui è iniziata la corsa al posizionamento in vista delle future elezioni politiche. Il fatto che proprio il suo nome sia finito in un fascicolo al vaglio della procura di Roma, potrebbe frenare - e addirittura stroncare, se ci fossero ulteriori risvolti opachi - le ambizioni del “ candidato perfetto” a palazzo Chigi. Una grana inaspettata in una situazione già di per sè preoccupante per il Movimento 5 Stelle, che con l’amministrazione di Roma si gioca una parte dei consensi alle prossime politiche. Del resto, la questione Muraro era già da tempo sul tavolo: da un lato la sindaca, che l’ha sempre difesa con la copertura politica esterna di Luigi di Maio, dall’altro una fronda degli eletti in Campidoglio che non hanno mai apprezzato la posizione privilegiata di Muraro al fianco di Virginia Raggi, sostenuti dalla deputata romana Roberta Lombardi. Ora che la bomba giudiziaria è esplosa, l’ormai ex assessora all’Ambiente dovrà difendersi da accuse tutt’altro che risibili: l’indagine riguarda reati ambientali, e i magistrati ipotizzano che le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti siano state « truccate » quando lei era consulente di Ama. Non solo, secondo i pm i macchinari avrebbero lavorato a regime ridotto per favorire altri impianti privati come quello di Manlio Cerroni, il « re dei rifiuti » e proprietario della discarica di Malagrotta con cui Muraro aveva rapporti professionali, anche lui indagato. Muraro si è difesa sostenendo che « era tutto in regola » , ma il 21 dicembre comparirà davanti ai magistrati per un’interrogatorio in cui spiegare, ridimensionare il suo ruolo nella vicenda e controbattere alle dichiarazioni degli accusatori Minenna e Solidoro.

Al netto della vicenda giudiziaria, il cui contraccolpo politico ha già fatto scoppiare la bagarre in Campidoglio tra maggioranza 5 Stelle e opposizioni, ora per il comune capitolino si apre un nuovo capitolo di difficoltà, dopo le dimissioni della Capo di gabinetto Carla Raineri, degli assessori al Bilancio Marcello Minenna e Raffaele de Dominicis. Nonostante il nome di Muraro fosse già in odore di inchiesta da mesi, Raggi l’ha sempre difesa contro tutto e tutti, Beppe Grillo compreso. « Paola non si tocca » , avrebbe detto spesso, e anche oggi continua a sostenerla: « Sono accuse risibili, appena cadranno lei tornerà in giunta » . Per ora le deleghe rimangono in capo alla sindaca ma, in una Roma in perenne difficoltà con lo smaltimento dei rifiuti, la casella va riempita al più presto. Non solo, in aria di dimissioni ci sarebbe anche Stefano Bina, nominato direttore generale di Ama ( la municipalizzata che si occupa dei rifiuti) da poco più di tre mesi. A motivare il suo addio ci sarebbero una serie di incomprensioni con la neo- amministratrice unica, Antonella Giglio, per modifiche non concordate nell’organigramma aziendale. Una situazione esplosiva, quella del Campidoglio, su cui potrebbe intervenire a spegnere l’incendio addirittura Beppe Grillo. Ora che Luigi Di Maio è fuori gioco e si terrà a distanza di sicurezza daIl’aula Giulio Cesare per evitare ulteriori fianchi scoperti, potrebbe arrivare la pax di Beppe. Il leader pentastellato è in città per incontrare i gruppi parlamentari e potrebbe cogliere l’occasione per provare a ricondurre Bina a più miti consigli, evitando l’ennesimo addio problematico nell’amministrazione della Capitale. Un intervento che, però, suona come il primo atto di commissariamento della giunta più irrequieta e allo stesso tempo preziosa per il Movimento.