Mentre Sergio Mattarella incontrava al Quirinale i gruppi minori, in via XX Settembre il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan riceveva l’amministratore delegato di Mps Marco Morelli e gli advisor di Jp Morgan e Mediobanca dopo che la Bce aveva negato all’istituto senese una proroga per provare a portare a compimento l’aumento di capitale da 5 miliardi. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena s’intreccia con la crisi di governo, imponendo una soluzione sprint che riassicuri i mercati e convinca il fondo del Qatar a fare marcia indietro. Il decreto per il salvataggio del Monte atteso per il weekend prevederebbe infatti di affiancare all’intervento pubblico una richiesta di risorse agli investitori privati e la soluzione ideale è rappresentata proprio da un ritorno in campo degli emiratini, che dopo la vittoria del No e le dimissioni lampo di Matteo Renzi hanno preferito prendere tempo prima di puntare una fiche da un miliardo sull’aumento di capitale della banca guidata da Morelli. A tale scopo è indispensabile individuare una formula di governo convincente in grado di ristabilire quelle condizioni di mercato che gli investitori interessati all’affare auspicano. In attesa che il Quirinale individui una soluzione all’altezza della situazione, si continua a lavorare al decreto con cui coprire l’eventuale ammanco non sostenuto dal mercato nell’aumento di capitale del Monte. Il provvedimento sarà pronto entro lunedì mattina ( meglio ancora se prima del suono della campanella a Piazza Affari). Ancora non è chiaro però a quali perdite verranno esposti gli azionisti di Rocca Salimbeni. «La banca a questo punto può essere salvata solo tramite un aiuto dello Stato», ha tuonato il leader dei pentastellati Beppe Grillo, «in modo da non applicare il bail-in ai piccoli risparmiatori. Questo intervento deve essere fatto a deficit, non è il momento di avere paura dell’Unione Europea e di una possibile procedura d’infrazione».