Nico Stumpo, big della minoranza bersaniana del Pd, che da ragazzino conobbe il mitico sindaco del Pci Luigi Petroselli, il più amato a Roma anche dagli avversari, respinge al mittente con Il Dubbio quell’accusa fatta da Renzi sulla “ mancanza di stile” ( paragonata alla mancanza di coraggio) nei festeggiamenti per il No: « Io le battaglie le ho sempre fatte a viso aperto! Posso essere assimilato a tutto tranne che a Don Abbondio » . Stumpo, ex uomo macchina di Pier Luigi Bersani, ora vede due strade di fronte alla crisi, sulla quale premette che si affida solo a Mattarella: « Governo istituzionale o nuovo governo di cui cercare la maggioranza in parlamento. Ma se qualcuno ripete che vuole elezioni subito, bisognerà chiamare il 118 » .

Onorevole Stumpo, strana direzione del Pd, più che una direzione un monologo di Renzi. C’era un accordo perché fosse così oppure alla fine è saltato? Come sono andate le cose?

La cosa più strana è la fase che stiamo vivendo. Perché abbiamo detto da sempre che non bisognava personalizzare questo scontro, che non bisognava mettere il governo dentro la riforma e dentro il referendum. Il fatto che il premier si sia dimesso è oggetto di questo errore politico. Quindi che la direzione del Pd sia stata realizzata in questo modo significa che un premier che è anche il segretario – e noi avevamo già avanzato il dubbio su questo binomio - è venuto nella direzione come segretario, ma non ha potuto parlare degli errori commessi in questo ruolo perché nell’altra veste, quella da premier, stava per salire dal Presidente della Repubblica per rassegnargli le dimissioni. Abbiamo quindi assistito diciamo a una sorta di sdoppiamento della personalità: era un premier che parlava in sede di partito e quindi bisognava aspettare quello che dirà come segretario. E quando parlerà il segretario si aprirà la discussione. Discutere ora su quello che ci ha detto da premier sarebbe stato del tutto insignificante.

Ma di fatto ha già parlato anche da segretario proponendo: o il voto o di fatto larghe intese proponendo il governo di tutti. Qualcuno scrive che Bersani si sarebbe arrabbiato. Ma in direzione lui, voi, Dario Franceschini, i “ Giovani Turchi” sono rimasti zitti.

Diciamo che è venuto e ha detto che rassegnava le dimissioni. E che la proposta iniziale è un governo istituzionale. E nessuno ha posto un veto. Siccome però io sento parlare di governo istituzionale o voto, ribadisco che non abbiamo deciso nulla. Abbiamo detto governo istituzionale, quindi si lasci il Presidente della Repubblica verificarne le condizioni. Se non c’è il governo istituzionale, bisognerà, come si fa sempre da persone responsabili quali sono i dirigenti del Partito Democratico, che si dia il via a un governo cercando una soluzione dentro il parlamento perché ci sia una maggioranza. Io aggiungo che bisogna trovarla per forza, non perché Nico Stumpo vuole stare al governo o nel parlamento. Ma perché sono stati fatti pasticci inenarrabili. Non c’è una legge elettorale, è stata approvata una legge di Stabilità al Senato in via definitiva, ma già sui giornali campeggiano le richieste dell’Europa per rivedere i conti. Stiamo assistendo a problemi per le banche. Ecco, io non penso che siccome ci sono dei problemi li evitiamo! Per questa ragione bisognerà trovare il governo. Poi bisognerà andare alle elezioni, per forza, per mille ragioni compreso il fatto che questa legislatura si avvia al termine, non ci sono tre anni davanti.

Quindi sì anche da parte della minoranza dem ex comunista al governo istituzionale, che potrebbe avere anche l’appoggio di Silvio Berlusconi?

Io non sto dicendo che sono d’accordo io. Al momento posso solo dire che siamo nelle mani del Presidente della Repubblica che ha il compito di individuare il percorso. Poi vedremo quello che proporrà à il Capo dello Stato. Io mi fido di Sergio Mattarella, gli do la mia disponibilità a sostenere quello che avanzerà lui, non altri.

Se non ci fosse governo istituzionale, per la soluzione che lei propone di cercare in parlamento, andrebbe bene anche un Renzi bis o Dario Franceschini o altri del Pd?

Siccome mi sono messo nelle mani del Capo dello Stato attendo che sciolga l’esito delle consultazioni.

Quindi, non elezioni immediate?

Chiariamoci una volta per tutte. Le elezioni immediate sono lo specchietto per le allodole. La frase fatta di chi non ha in testa nulla, è una frase vuota. Come si fa ad andare al voto senza avere una legge elettore e in attesa di una sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale di Montecitorio per capire come bisogna mettere insieme il sistema della Camera con quello del Senato? Quindi, e lo voglio dire con chiarezza dalle pagine del vostro giornale, che nessuno, nessuno ripeta più: immediatamente al voto, perché altrimenti bisogna chiamare il 118 ed internarli.

Bersani intanto disse: “ Ci vorrebbe un po’ di proporzionale”. La stessa cosa che vuole Berlusconi, quindi pe una volta potreste trovarvi d’accordo almeno su questo?

Ma io penso che bisogna aspettare innanzitutto la Corte costituzionale, che darà l’involucro complessivo nel quale muoversi. Poi, bisognerà ragionare su quella che è la necessità del Paese in un sistema tripolare. Quindi, avviarci nel minor tempo possibile a fare una legge.

Visto che Enrico Mentana a “ La7” la notte del referendum ha scherzato sui festeggiamenti a casa Stumpo, si è sentito chiamato in causa anche in prima persona quando Renzi ha accusato quelli che hanno « festeggiato in modo prorompente il No » aggiungendo, citando Don Abbondio, che « lo stile è come il coraggio se uno non lo ha » ?

Intanto, non eravamo a casa mia e quindi niente casa Stumpo, era un’informazione sbagliata ed è strano come si sia diffusa. Per cui non mi sento tirato in causa. Io nella vita a tutto posso essere assimilato tranne che a Don Abbondio perché ho fatto solo battaglie a viso aperto al contrario di altri. E in quanto a stile non prendo lezioni da nessuno, che sistematicamente, per giochi interni, viola le regole che ci diamo in base alle spese da sostenere durante le campagne per le primarie e quant’altro. Niente lezioni da nessuno! E proprio per questo io penso che noi apriremo una grande discussione nel partito, dopo che si sarà conclusa la vicenda della crisi.

Si andrà al congresso? Non volete più Renzi come segretario?

Ho sentito in questi giorni una serie di amenità inenarrabili. In una fase in cui siamo andati incontro alla più grande delle sconfitte, preceduta da quella di dimensioni bibliche alle amministrative, ora c’è qualcuno che mi viene a dire che il problema è di verificare se la minoranza deve essere schiacciata o espulsa dal partito. E’ un idea di partito che non è la mia. Io credo innanzitutto che noi dobbiamo capire cosa fare per rimettere in sintonia il Partito Democratico con il Paese. Perché quando tu sottoponi tre anni di governo a un giudizio universale come Renzi ha voluto e il 60 per cento vota No ( e di quel 40 per cento di Sì ci si dimentichi di esserne proprietari), bisogna capire che siamo fuori dal centro del Paese. Mi fiderei di più se riuscissimo a trovare il punto di equilibrio. Quindi, nel congresso discuteremo di queste cose ma con una serenità d’animo maggiore di alcuni momenti di queste giornate Franceschini premier e Orlando segretario, come è scritto nei retroscena dei giornali?

Non faccio il giornalista e quindi non partecipo ai retroscena.