Caro direttore, adesso mi fai il "politicamente corretto"? Roba da ammazzarti. Ops, volevo dire che mi ritrovo ad avere un leggero dissenso (e mentre lo dico mi genufletto) sulla vicenda De Luca-Bindi. E mi scuso subito. Anzi, mi porto un po' avanti con il lavoro e colgo l'occasione per scusarmi con tutte le donne, con i neri, con i gay, i disabili. E anche i giovani e gli anziani. Per non parlare dei rom, che non possiamo più chiamare zingari altrimenti ci deferiscono all'Ordine dei giornalisti (vedi Del Debbio).Questa volta non ho inviato la mia solidarietà a Rosy Bindi, persona che stimo e da cui spesso dissento, e che mi è anche simpatica. Sono stata dalla sua parte (e gliel'ho detto personalmente, quando ci siamo incontrate a Milano) quando Silvio Berlusconi, ripetendo una frase di Vittorio Sgarbi («è più bella che intelligente») l'ha offesa con un'espressione decisamente sessista, che potrebbe essere ribaltata nei confronti della maggior parte degli uomini politici. Ma non accade.Vincenzo De Luca ha indubbiamente rancore (e chi non ne avrebbe?) nei confronti della presidente della Commissione Antimafia che alla vigilia delle elezioni regionali, con un'iniziativa poco democratica e garantistica, aveva presentato una lista degli "impresentabili", tra cui lo stesso attuale presidente della Regione Campania. Rancore a parte, che cosa c'è di scorretto nel dire «è stata una cosa infame, da ucciderla?», fuori onda o dentro l'onda della trasmissione Matrix? Chiunque sia mai entrato in uno stadio e abbia sentito la cantilena del "devi morire" o abbia visto un film di Alberto Sordi con il suo «ma va a morì ammazzato... », sa che si tratta di modi di dire più che di minacce. A meno che non intervengano gli psicanalisti a esaminare l'inconscio di chiunque pronunci queste frasi.Pure De Luca è stato linciato. Perché riveste un ruolo istituzionale, si dice. Ma chi lo aveva definito "impresentabile" non rivestiva un ruolo pubblico? E la cosa più grave sono i commenti dei soliti dietrologi complottisti che insinuano addirittura che, essendo Rosy Bindi presidente dell'Antimafia, ed essendo De Luca residente in Campania, la frase poteva essere un messaggio ai camorristi perché attentassero alla vita di Bindi. Ci manca solo il rafforzamento della scorta e l'apertura di un fascicolo in Procura a Napoli. Non se ne può più. Posso dire che il governo sbaglia la sua politica sull'immigrazione senza essere razzista o affermare che una donna è cretina senza esser tacciata di sessismo? Non posso. Io sono già razzista perché una volta ho detto che i rom farebbero bene a insegnare ai loro bambini a non fare la pipì sui muri, visto che io sono stata capace di insegnarlo "persino" al mio cagnolino. Una signora molto elegante e fresca di parrucchiere mi ha inseguito per strada sbraitando e insultando. E sono stata anche mandante di stragi, come mi hanno detto i compagnucci della federazione bolognese del Pci quando difendevo i diritti di Mambro e Fioravanti.E' molto facile dare le patenti. De Luca oggi che cosa sarebbe? Un imputabile di concorso esterno in associazione mafiosa o addirittura un aspirante mandante di stragi? E di che cosa dovrebbe scusarsi? Lui si difende malaccio, attribuendo la responsabilità ai giornalisti. Che sono sì responsabili, insieme ad altri soggetti, ma in modo più sottile. Perché va molto di moda ultimamente, tra i cultori del politicamente corretto, dire "per ragioni di opportunità", la frase che ha il compito di tappare la bocca all'interlocutore quando non si hanno più argomenti.Sei un politico vittima di inchieste sbagliate e gogna mediatica, ma poi assolto? Devi comunque startene a casa per ragioni di opportunità, e te lo dice il presidente del sindacato magistrati Camillo Davigo tutte le sere in tv. E lo ripetono a paperetta politici e giornalisti, virtuosamente. Hai detto una frase magari innocente ma che può/vuole essere interpretata come un messaggio alla mafia? Devi scusarti, quanto meno "per ragioni di opportunità". O di opportunismo?