Una foto malandrina - forse una trappola - ha sancito la fine dell'ascesa politica di Luigi Di Maio, il ragazzo prodigio della piccola scuderia di Beppe Grillo. L'hanno beccato vicino al fratello di un pentito di camorra, e l'hanno sbattuto in prima pagina.L'Unità ha pubblicato una gigantografia, col titolo cattivo: «indovina chi viene a cena». Uno può anche dire: gli sta bene, la sua area politica non manca di chiedere le dimissioni di qualunque leader politico sia lontanamente sospettabile di "amicizie" sporche, è normale che lui cada in disgrazia per quello scatto.Del resto, qualcosa di simile (ma senza foto) successe persino a Marco Travaglio (motore immobile di tutte le campagne volte alla demolizione di qualunque leader politico non di fede grillina). Travaglio sette o otto anni fa fu infilzato dal suo collega Beppe D'Avanzo, su Repubblica, il quale lo accusò per una vacanza al mare insieme a un maresciallo della Finanza che successivamente fu arrestato e poi condannato per favoreggiamento di un imprenditore a sua volta condannato per mafia. Il maresciallo si chiamava Pippo Ciuro, D'Avanzo sostenne che aveva pagato le vacanze a Travaglio, il quale si indignò e tirò fuori le ricevute dell'albergo, pagate da lui stesso di tasca propria, nel 2003. Poi Ciuro, in un'intervista a un giornale, raccontò che lui spesso aveva invitato a pranzo e a cena Travaglio, ma nei due anni precedenti. E tra l'altro disse che aveva invitato a cena anche Ingroia.Il problema non era se Ciuro avesse invitato o no a cena Travaglio e Ingroia, visto che al momento di quelle eventuali cene né Travaglio né Ingroia potevano sapere che Ciuro aveva rapporti con Aiello, e neppure che Aiello sarebbe stato poi condannato per mafia. Oltretutto lo stesso Ciuro aveva lavorato anche con Falcone, ed è difficile pensare che Falcone si circondasse di mafiosi.Purtroppo la nostra opinione pubblica, però, è stata abituata al fatto che una foto, o una voce, o una intervista su di te, che adombra un sospetto, anche il più innocente, sta lì a dimostrare che il sospetto è legittimo, e che non è innocente; e se il sospetto è legittimo, più o meno, vuol dire che sei colpevole; e allora, se sei un personaggio pubblico, o peggio ancora un politico, devi levarti di mezzo.E' una barbarie. Chiunque ci finisca in mezzo, a queste operazioni, è vittima di una barbarie. Anche se chi ci finisce in mezzo chi in passato (e magari anche in futuro) ha alimentato quella barbarie.Mi ricordo, qualche anno fa, di avere sentito Di Maio proclamare l'inesistenza della presunzione di innocenza per un politico. Ok. Ma in una civiltà dominata dallo stato di diritto non può valere la legge del taglione. Di Maio non ha commesso nessun reato, è solo stato a una cena e non esiste nessuna possibilità che conoscesse le facce e le biografie degli ospiti. I giornali che hanno pubblicato le sue foto, e lo hanno messo alla gogna, hanno fatto malissimo. Sono caduti nel gioco del "garantismo per se" da non applicare mai ai nemici. Possibile che non si riesca a capire che questo modo "selvaggio" di fare politica è solo una vigliaccata, e prima o poi colpirà tutti?Vien quasi voglia di dar ragione al fotografo Toscani, che tempo fa disse a un ragazzino calabrese: "Io con un calabrese non mi faccio fotografare perché potrebbe essere mafioso" (o qualcosa del genere). Toscani aveva torto marcio, e la sua frase era odiosa, ma evidentemente risentiva di questo clima di linciaggio e della necessità di difendersi.P. S. Ieri è caduto vittima di una foto (o meglio di un filmato) anche Carlo Smuraglia, vecchio partigiano e presidente dell'Anpi. Il filmato mostra una manifestazione per il No con le bandiere dell'Anpi e vicino quelle di Forza Nuova (erede della repubblica di Salò). Smuraglia si è indignato, ha detto che non era vero. Invece era vero. Solo che on è colpa dell'Anpi se i anche i fascisti sono per il No. Così come non è colpa di Renzi se a JPMorgan (grande finanziaria multinazionale) piace la sua riforma. Fare la campagna elettorale contestando a quelli del No l'amicizia coi fascisti e a quelli del Si l'amicizia coi banchieri è una vistosa idiozia.