Ho passato molto tempo a leggere sui diversi quotidiani della riforma delle pensioni. La prima cosa che mi viene da dire che ciò che è stato oggetto dell'incontro al ministero del Lavoro non è una vera e propria riforma del sistema pensionistico, si tratta solo di una piccola e non sostanziale correzione della Riforma Fornero che viene mantenuta nella sua forma.Del resto non sfugge a nessuno che la crisi demografica che attraversa la società italiana non si affronta con le campagne del ministro Lorenzin, ma con politiche nuove che intervengano sull'immigrazione e sul lavoro per i giovani.Dunque dobbiamo dire che non è una riforma ma che tratta di un intervento correttivo definito con l'acronimo Ape, per ottenere l'anticipo del trattamento pensionistico.Una Riforma del sistema previdenziale sarebbe tale se rivedesse le norme generali e la loro incidenza sui costi complessivi del sistema. Non è quello di cui si è discusso. Ci si è limitati a valutare tre linee di intervento.Una proposta di carattere politico, già presente e avanzata al momento della Riforma Fornero ma non accolta, che sani dei punti più controversi, cioè la cosiddetta rigidità in uscita.Come sappiamo la Fornero prevede, per le pensioni di anzianità, che gli uomini con almeno 20 anni di contributi versati escano dal lavoro a 66 anni e 7 mesi, limite che vale anche per le donne del pubblico impiego mentre per le donne del settore privato è inferiore di un anno con progressivo innalzamento.Ciò di cui si è discusso è la possibilità per tutti di anticipare l'andata in pensione fino a 3 anni e sette mesi (63 anni), con una decurtazione progressiva dell'assegno pensionistico che copra in pratica i mancati introiti dell'istituto di previdenza.Per le pensioni più basse, al di sotto di un tetto che dovrà essere trovato e precisato, si agirà sulla fiscalità generale. Il governo ha assicurato che la penalizzazione peserà sui lavoratori in cassa integrazione oppure in disoccupazione.Dunque, il primo correttivo alla Fornero riguarderà la possibilità per il lavoratore di liberarsi della rigidità in uscita, il secondo avrà una incidenza generale sul sistema produttivo.Il nostro sistema, proprio per effetto della riforma Fornero, come hanno dimostrato le recenti rilevazioni Istat sul mercato del lavoro, ha registrato in questi ultimi anni ? fenomeno che è destinato a consolidarsi nei prossimi in assenza di correttivi ? un progressivo innalzamento dell'età media del lavoratore.La nuova correzione secondo il governo dovrebbe permettere di riallineare questa curva con due risultati: sgravarsi del personale per aziende in difficoltà senza alcun ricorso ad ammortizzatori sociali; il secondo dovrebbe essere quello di favorire l'ingresso di forze giovani e fresche nel sistema produttivo per coprire i posti che si vanno così a liberare.Sicuramente quest'ultimo aspetto ha una valenza sociale positiva anche se bisogna notare che siamo ancora all'interno di processi sostitutivi e non incrementali, ma anche su questo risultato pesano dei dubbi, non solo perché bisognerà conoscere le nuove regole, ma perché non si tiene conto della crescente automatizzazione del lavoro che mangia o restringe l'occupazione. Inoltre, nonostante l'ottimismo dei ministri e del presidente del Consiglio, non avvertiamo di essere alla vigilia di una fase di crescita, di espansione o di modifica dei paramenti di sviluppo. Cresciamo poco e troppo lentamente, ma si continua ad agire entro i paradigmi liberisti che sono al fondo della situazione in cui ci troviamo. Non è nel rendere più compassionevole il liberismo che si risolvono i problemi della crisi, ma cercando altre vie e forse passare attraverso forme di economia sociale più radicate nella dimensione territoriale e comunitaria.Va tenuto presente che il governo ha manifestato l'intenzione di procedere con i cosiddetti 80 euro in tasca alle pensioni minime. Gli ottanta euro sono ormai diventati la panacea di molti mali, ma non è ancora chiaro come questo contributo che sicuramente risponde ad una esigenza sarà organizzato e articolato e da dove saranno reperite le risorse per sostenerlo. Sappiamo che le risorse sono scarse e che non sono sufficienti per dare a tutti i pensionati al minimo un incremento della pensione di 80 euro, da qui l'idea di erogarlo in un'unica soluzione annua: la famosa quattordicesima (80/12= 6.66).Come si vede non ci troviamo innanzi a una riforma, ma a degli aggiustamenti congiunturali che finiscono per confermare l'impianto della riforma Fornero, il che dimostra che nonostante l'ottimismo che viene continuamente sbandierato, la situazione economica del Paese rimane difficile e preoccupante. Non sono pessimista ma resto convinto che il pessimismo è fratello dell'ottimismo poiché ambedue esercitano una forza inibente.