In un momento come l’attuale le forze politiche italiane, o quello che rimane di esse, devono sempre fare i conti con alcune questioni drammatiche:1) il terrorismo islamico e tutto il Quadro geopolitico che ne costituisce il contraddittorio contesto (basta pensare che sia l’Unione Europea sia gli USA devono misurarsi con due spregiudicate politiche di potenza, quella di Putin e quella di Erdogan);2) la politica europea ed italiana, dove bisogna ad ogni costo superare la folle pretesa di una parte dei tedeschi di voler curare una situazione recessiva con una politica di rigore;3) la nuova esplosione di flussi di migranti, problema sul quale il governo italiano, e in esso il ministro degli Interni Alfano, stanno facendo il possibile e l’impossibile, ma rispetto alla quale emergono due questioni di fondo: quella dell’Europa e quella di una sostanziale assenza di alternativa ad una politica dell’accoglienza svolta a livello mondiale. Infatti di fronte a quello che sta avvenendo, i casi sono due: o l’Europa e gli USA si fanno carico di un nuovo tipo di piano Marshall (che però partirebbe con almeno 10 anni di ritardo) e contemporaneamente l’Unione Europea si fa carico dell’aiuto in loco agli Stati in prima linea (per cui il Trattato di Dublino dovrebbe essere addirittura rovesciato), e di una ripartizione reale delle quote, oppure prima o poi l’Europa come tale è destinata a saltare drammaticamente.Al di là dei "valori in campo" (rispetto ai quali chi è cattolico o davvero liberale o socialista non può prescindere da ciò che in materia sta dicendo papa Francesco) c’è un altro dato di fondo: sul piano realistico un vera alternativa all’accoglienza gestita a livello internazionale non c’è. Non sono una alternativa i muri, tanto meno lo sono i respingimenti. Molti dimenticano che l’unico governo che provò a fare davvero i respingimenti fu il governo Prodi. Risultato: più di 100 albanesi morirono annegati per uno scontro fra una nave italiana e un loro barcone. Al porto di Otranto, a portare la loro solidarietà alle vittime - e ciò va a loro onore - furono Silvio Berlusconi e Antonio Martino.Questo è lo sfondo con cui tutte le forze politiche italiane hanno dovuto e devono fare i conti e purtroppo le divisioni su ognuno dei temi in questione non sono state solo con Salvini e con la Meloni ma anche con l’ultima versione di Berlusconi. I toni di quest’ultimo, poi, sono apocalittici sul tema del referendum costituzionale. Potremmo citare, e non lo facciamo, gli elogi sperticati sia dell’Italicum sia della legge costituzionale fatti da Berlusconi e da Paolo Romani in occasione della prima votazione di essi, nella quale Forza Italia fu entusiasticamente favorevole. Non possiamo però sottrarci al fascino di una citazione tratta da un bellissimo discorso parlamentare di Berlusconi del 2 agosto 1995 a proposito della grande riforma e in essa del superamento del bicameralismo. Disse allora Berlusconi: "Tale riforma dovrà essere nel senso della trasformazione della seconda camera in un organo rappresentativo delle autonomie locali; sarà questo il luogo dove le competenze spettanti ai diversi livelli territoriali troveranno la prima e più importante garanzia politica". È evidente che a questo testo si è ispirato Renzi per una parte essenziale della sua riforma costituzionale e che legittimamente Berlusconi potrebbe accusarlo di plagio.Così per quello che riguarda il centrodestra; le cose sono abbastanza chiare anche per ciò che riguarda il Pd, con una riflessione ulteriore riguardante Renzi come leader. È sacrosanto quanto dice Alfano: "Ogni volta che c’è una riforma importante, dal mercato del lavoro, alla giustizia, alla costituzione, emerge sempre la spaccatura tra una sinistra vecchio stampo massimalista e una riformatrice con la quale abbiamo collaborato realizzando importanti risultati di governo". Questa componente riformatrice del pd ha avuto l’efficacia che non aveva mai avuto nel passato, grazie alla leadership di Renzi che da un lato ha una sua rilevante modernità e ha anche una significativa efficacia operativa, e dall’altro è caratterizzata da un significativo integralismo: di questo integralismo è espressione la legge sull’Italicum votata però in prima istanza da Berlusconi e ripetutamente anche da noi.Dico tutto ciò per rilevare che una parte almeno delle questioni politiche sono già ben chiare oggi davanti a noi senza doverle rinviare a dopo il referendum di ottobre. Quali che siano i risultati delle prossime amministrative e quelli molto più decisivi del referendum, esistono tutte le ragioni perché si cominci da subito il lavoro politico per aggregare il nuovo partito dei moderati e riformisti distante dall’attuale centrodestra e distinto anche da questo Pd cosi contraddittorio, con il quale però è realizzabile anche l’unica alleanza possibile e razionale qualora Renzi confermi la sua leadership riformista e innovativa ma nel contempo da condizionare e anche, quando è necessario, da contestare liberamente per i suoi eccessi mediatici e gestionali che presentano tracce evidenti di una significativa eredità fanfaniana.In sostanza quella che vedo non è una sorta di terza forza ambigua e contraddittoria ma un nuovo soggetto politico pronto a presentarsi autonomamente alle elezioni qualora l’Italicum resti cosi come è, ma esplicitamente alleato anche in prospettiva con il riformismo renziano, sempre che Renzi non cada vittima della "congiura degli Eguali" o della convergenza degli opposti estremismi nella quale Berlusconi voterà insieme a Magistratura Democratica e una parte degli iscritti antichi e nuovi dell’Anpi voteranno insieme a CasaPound. Quindi alleanza con Renzi ma netta distinzione da questo Pd che assomiglia moltissimo a quel "circo Barnum" come Gramsci chiamava il vecchio Psi nel quale convivevano Turati, Serrati, Bombacci e fino al 1914 anche Benito Mussolini (e chi ha il gusto per i parallelismi storici può divertirsi a stabilire i personaggi omologhi dei nostri giorni).