Era il 2011 e con queste parole i canali Rai diffondevano la notizia dell’arresto di 40 persone in un solo paese della Locride: Gioiosa Marina. Tra questi il sindaco Rocco Femia e gran parte degli assessori comunali.Poi il solito spettacolo con la classica sfilata in manette degli arrestati per la gioia dei forcaioli e, soprattutto, per “gabbare” il popolo calabrese trattato da coglione.Il consiglio comunale viene sciolto. Gli imputati esposti nelle gabbie come un trofeo.Lo scorso 28 aprile la Cassazione decide per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.L’assessore Marrapodi, unico degli amministratori ad aver scelto l’abbreviato, è stato assolto. È innocente! Per gli altri imputati in abbreviato annullamento con rinvio.La fabbrica dei mostri si è rivelata ancora una volta falsa e bugiarda.In seguito a questa sentenza della Cassazione, Rocco Femia, ex sindaco di Marina di Gioiosa - uomo di centro destra - è stato scarcerato dopo cinque lunghi anni di galera.Ovviamente, lo Stato ha il diritto di processare chiunque venga sospettato di aver commesso un reato ma avrebbe il dovere di rispettare le leggi e la persona umana. Anche in Calabria!Tenere una persona - socialmente non pericolosa - per cinque anni in carcere senza una sentenza definitiva, è una barbarie. Un insulto alla Costituzione.Infatti, cinque anni fa scrivemmo in perfetta solitudine sul quotidiano calabrese diretto da Piero Sansonetti. “non tocca a noi giudicare. Noi chiediamo soltanto che Rocco Femia - così come tutti gli altri imputati - venga messo i in condizioni di difendersi nel processo. Da uomo libero e senza catene ai polsi. La carcerazione preventiva, quando manca la pericolosità sociale, è un sopruso. È un arbitrio e una ferita mortale alla libertà personale e alla democrazia”.Sull’argomento siamo ritornati dopo tre anni dagli arresti: “Rocco Femia ex sindaco di Marina di Gioiosa e Sandro Figliomeni già sindaco di Siderno e tantissimi altri sono in carcere da quasi mille giorni… scontano una pena senza condanna… Sono mafiosi? Non ho alcun elemento per escluderlo, ma lo si dimostri in un processo giusto ed equilibrato“.Meno di un mese fa su questo stesso giornale abbiamo ribadito, ancora una volta, le nostre posizioni.Chiariamo, non abbiamo riportato quanto abbiamo scritto per gratificarci o per dire “noi l’avevamo detto”, ma per dimostrare che i “fatti hanno la testa dura” e oggi, con cinque anni di ritardo, ci hanno dato ragione. Una magra consolazione perché in Calabria la situazione è andata degenerando giorno per giorno e oggi i pasdaran della magistratura avanzano senza trovare resistenza in un’opera di desertificazione della democrazia. La politica quando non è complice è ammutolita e servile mentre la stampa e l’intellighenzia o trovano rifugio tra le calde braccia di chi detiene potere oppure sono troppo deboli e conformisti per opporsi al nuovo regime che avanza.Nessuno creda che questo scempio di libertà serva per combattere la ‘ndrangheta o per sconfiggere i malviventi..È vero esattamente il contrario.Tanto più le galere si riempiono di innocenti, tanto più saranno i delinquenti impuniti che resteranno in libertà. Anche un idiota capirebbe che un innocente tenuto in carcere per anni non sarà più in condizione di opporsi alla penetrazione mafiosa.Uno Stato che dovrebbe mai rompere il patto sociale con i propri cittadini, invece alcuni Pm incapaci (?) di ottenere risultati concreti nella lotta alla criminalità utilizzano gli innocenti buttati in carcere per anni, per oscurare gli insuccessi e i loro sostanziali fallimenti.Ogni storia personale è parte della storia di un popolo.La “piccola” storia di Marina di Gioiosa parla all’Italia intera.Quando una piccola comunità o un solo cittadino della stessa, può essere rinchiuso in carcere impunemente ed in spregio alle leggi ed alla Costituzione, il regime è alle porte.Qualcuno dice: succede in Calabria, “terra di ‘ndrangheta”. È la storia che si ripete. Si inizia sempre con i più deboli e che, in quanto tali, sono marchiati dal sospetto. Ieri gli zingari, oggi i calabresi. Questa non è solo una giustizia ingiusta ma anche una giustizia di classe.La viltà collettiva ha generato le grandi tragedie della storia.Rocco Femia è libero ed in attesa di giudizio ma le prigioni restano piene di innocenti o, comunque, di persone che attendono da anni una equa sentenza.E al danno si aggiunge la beffa: chi pagherà i danni morali e materiali per l’ingiusta detenzione dell’ex assessore Marrapodi?Gli stessi calabresi che in passato hanno pagato centinaia di milioni per i “prigionieri” innocenti lasciati marcire in carcere. Lo Stato che non trova un somma modesta per coprire il posto di primario di chirurgia d’urgenza presso l’ospedale di Locri per mancanza di fondi, pagherà somme maggiori per aver provato un cittadino della libertà e dell’onore.Non ci sarà un primario che avrebbe potuto salvare tante vite umane ma avremo più secondini che faranno la guardia a persone che non hanno mai toccato un capello ad alcuno.Qualcuno direbbe: così va il mondo!Nella Locride si vive quasi due anni in meno rispetto ad altre zone d’Italia. Non è l’oscura setta di assassini che accorcia la vita (anche se qualche volta vi contribuisce) ma la mancanza di prevenzione, di cure adeguate, di una sanità moderna.C’è tanto sdegno, certamente per l’impunità dei mafiosi ma ancor di più per la palese impostura dell’antimafia che ci viene sbattuta in faccia senza vergogna.Sia chiaro, noi guardiamo con grande rispetto alla stragrande maggioranza dei magistrati che svolgono il loro lavoro con serietà e compostezza. Non a tutti perché non è mai l’abito che fa il monaco.E di finti frati è pieno il convento!