Ad aprile ha fatto parlare di sé tutti i media quando, subito dopo il fallimento del referendum sulle trivelle, salutò con un #ciaone su Twitter i sostenitori della consultazione popolare. Adesso l’onorevole Ernesto Carbone, membro della segreteria del Pd, usa toni più pacati per commentare i temi che infiammano la politica nelle ultime settimane.Onorevole, partiamo dalla Chiesa. Il cardinale Bagnasco si è scagliato ancora contro le unioni civili, ha detto che rappresentano il primo passo verso l’utero in affitto, definito «colpo finale» alla famiglia. Lei che ne pensa?Sono fiero e orgoglioso di aver votato la legge sulle unioni civili. Io inizialmente ero contrario, perché avevo sottovalutato tante cose. Dopo lunghe e lunghe chiacchierate col mio amico Ivan Scalfarotto ho capito tante cose e sono arrivato al voto con grande trasporto emotivo. Abbiamo fatto una cosa in definitiva molto banale: abbiamo dato diritti a chi non li aveva.Crede che la Cei dovrebbe occuparsi d’altro?Per me tutte le posizioni sono legittime e rispetto le posizioni della Cei. Dico soltanto che questo Paese ha dato dei diritti a chi diritti non ne aveva. Il cardinale Bagnasco ha le proprie idee, io la penso diversamente. Soprattutto, sono abituato a ragionare da legislatore, per giudicare una legge mi baso su quello che c’è scritto in Gazzetta Ufficiale. E lì non si parla di utero in affitto, non viene neanche menzionato. Dopo di che, è necessario normare l’intero mondo delle adozioni, migliorarlo e affrontare tutte le problematiche con la massima serenità. Senza retropensieri.Lei sarebbe favorevole alle adozioni per le coppie omosessuali?Non ho ancora un’idea precisa. Ma credo che sia giusto dare un futuro ai bambini che aspettano una famiglia. Ma ripeto, con la massima franchezza, sto riflettendo molto su questo tema. Sono risposto ad ascoltare e a ragionare.È possibile che i vescovi si attivino per il No al referendum costituzionale?Non credo assolutamente che ci sia questo problema.A proposito di referendum. Di recente Matteo Renzi ha detto che sono gli altri a personalizzare questa battaglia. Ma non è stato lui a dire che avrebbe chiuso con la politica in caso di sconfitta?Andarsene a casa se non passano le riforme non è personalizzare, è serietà. Una cosa a cui in Italia non siamo abituati. Vorrei ricordare che questo governo nasce nel 2013 da tre richieste precise dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: una legge elettorale per garantire governabilità al Paese, la gestione della crisi economica e la riforma della Costituzione. La serietà sta nel fatto che se non riusciamo a fare ciò per cui ci siamo impegnati ce ne andiamo a casa.Sta dicendo che se vincesse il No andrà a casa non solo Renzi ma anche la classe dirigente che lo sostiene?Personalmente vivrei la sconfitta come un fallimento da legislatore. Ho preso un impegno votando il secondo mandato al Presidente Napolitano.E se rimane in piedi il bicameralismo perfetto cosa succede? Si vota con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato?Lo escludo perché vinceremo il referendum. Gli italiani hanno capito perfettamente chi vuole davvero cambiare le cose in questo Paese e chi invece è rimasto per quarant’anni sulla sua poltrona facendo solo promesse.Parliamo di partiti. Perché è appena stato bocciato l’emendamento presentato dall’onorevole 5 stelle Danilo Toninelli per eliminare l’obbligo di democrazia interna per le forze politiche?Il perché si commenta da solo. Grazie a Dio ho una cultura politica e costituzionale profondamente diversa da quella degli amici del Movimento 5 stelle. La democrazia è una, punto. Non si può fare distinzione tra democrazia interna, esterno o di lato. Non accetteremo più mediazioni su questo tema. Quando il Pd ha dei problemi con un proprio iscritto, dirigente o amministratore, esistono degli organi, le Commissioni di garanzia, a livello regionale e nazionale, che hanno il compito di dirimere le contese. Prima di commissariare una federazione, ad esempio, si mette in moto un procedimento dove si ascolta la controparte, si fanno delle deduzioni e delle contro deduzioni. Se c’è una cosa che mi suona strano è proprio parlare di queste cose. Un partito è una comunità di persone che deve avere delle regole.Anche il Movimento 5 stelle sceglie la propria classe dirigente dal basso. Loro fanno le parlamentarie...La differenza è semplice. Faccio un esempio. A Milano si sceglie il candidato sindaco con poche centinaia di votanti e un candidato sostituito in corsa dopo aver stampato i manifesti.Che idea si è fatto della vicenda Pizzarotti?L’idea che si è fatto chiunque abbia seguito un po’ la faccenda: sono stati utilizzati due pesi e due misure. Noi abbiamo mille difetti come partito. Ma siamo gli unici che fanno le direzioni in streaming, gli unici che fanno i congressi, gli unici che hanno gli organi stabiliti da uno statuto. E siamo un partito che sceglie la propria classe dirigente con le primarie. Non ragioniamo con mail di uno Staff. Siamo abituati a fare politica con le persone e non attraverso un click dietro a una scrivania.Il Pd potrebbe appoggiare Pizzarotti qualora si trovasse in difficoltà?È un problema di Pizzarotti. Noi a Parma stiamo all’opposizione.A Roma dopo la riammissione della lista Fassina, sia Giachetti che Orfini si sono augurati convergenze per il ballottaggio. È ancora possibile un dialogo con la sinistra?Ci sono tanti posti dove questo accade. Mi auguro che anche a Roma si possa trovare un accordo.Anche se a Roma ci sono stati degli attriti che altrove non si sono registrati?Quante volte abbiamo visto scontri all’interno del centrosinistra. Però abbiamo un vizio, che è quello di vederci, discutere e unirci.Anche di dividervi, se non sbaglio...Ma non ci sono state delle scissioni nel Pd, ci sono state persone che a un tratto hanno deciso di separarsi e percorrere strade diverse. Ci sono grandi discussioni.Ultima domanda sulla giustizia. Secondo lei, i magistrati possono o non possono esprimere pareri politici e schierarsi, ad esempio, sul tema del referendum?Per me non c’è nessun problema, i magistrati possono esprimere le loro opinioni come qualunque cittadino. C’è un’ Italia che dice sì e una che dice no. Io sono convinto che l’Italia che dice sì a ottobre cambierà veramente il Paese.