Frammenti di vita quotidiana “al di là delle sbarre” dove la vita è un cono d’ombra, un mondo a parte dimenticato da dio e nascosto allo sguardo degli umani. Gli spazi angusti delle celle, la promiscuità degli ambienti comuni, il degrado di una struttura fatiscente, gli sguardi dolenti e stravolti dei prigionieri. Il viaggio fotografico patrocinato della Camera penale e dall’Ordine degli avvocati di Pisa nell’istituto Don Bosco ci racconta con crudezza l’esistenza reietta di detenuti e detenute. Gli scatti realizzati dalle bravissime Veronica Croccia e Francesca Fascione puntano i riflettori sulla solitudine e lo smarrimento di chi sta scontando la pena tra le mura di prigione laddove il cielo è un’orizzonte cieco e la libertà; una solitudine fatta di piccoli gesti e di grandi attese, sospesa tra speranza e rassegnazione. Perché i prigionieri non sono sabbia sotto il tappeto.Come spiega Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle Camere penali, «il progetto ha lo scopo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche della detenzione, purtroppo, ancora oggi, fraintese e sottovalutate, nonostante l’attenzione politica e mediatica degli ultimi anni dovuta all’emergenza del sovraffollamento. Parlare del carcere è scomodo e fastidioso: comunemente non si comprende perché le condizioni di detenzione debbano essere migliorate visto che è pensiero diffuso che chi si è macchiato di un reato debba solo soffrire al fine di espiare la propria colpa. Da sempre denunciamo le condizioni di degrado in cui versano le carceri italiane, lottando contro i pregiudizi, provando a superare il solo concetto retributivo della pena, a vantaggio della sua funzione special preventiva che si concretizza nella sua finalità rieducativa, in ossequio al principio sancito dall’art. 27 della Costituzione».Al progetto hanno collaborato le associazioni "Prometeo Onlus" di Pisa, "Controluce" di Pisa.