«Se c’è una guerra in corso è stata dichiarata unilateralmente da settori del tutto minoritari della magistratura». Walter Verini, membro della commissione Giustizia alla Camera in quota Pd, va subito al cuore della questione senza troppi giri di parole.Verini, dunque nessun conflitto aperto tra potere esecutivo e giudiziario?No, non c’è una guerra tra politica e magistratura. Semplicemente perché non ce n’è motivo. È finito il tempo delle leggi ad personam e degli attacchi all’indipendenza della magistratura.Lei non è tra coloro che gridano al complotto, i casi giudiziari che riguardano il Pd sono solo una coincidenza?Certo, non c’è alcun nesso. Noi chiediamo ai magistrati di fare il loro dovere e di farlo il più veloce possibile. Siamo un partito che ha nel dna la lotta alla corruzione. Ma siamo anche un partito con decine di migliaia di amministratori sparsi nel Paese. Le forze criminali sono presenti in tutta Italia e a volte riescono a infiltrare la politica, compreso il Pd. Ma non posso usare questo metro per giudicare i partiti. Altrimenti cosa dovrei pensare dei 5 stelle che hanno poche decine di amministratori e già sono interessati da alcuni casi giudiziari?Mercoledì le dichiarazioni del consigliere laico Giuseppe Fanfani contro i magistrati di Lodi, ieri le parole del consigliere togato Piergiorgio Morosini contro Renzi. Cosa sta succedendo dentro il Csm?Sono due episodi diversi. Non ho condiviso le frasi pronunciate da Fanfani. Sono state dichiarazioni inopportune. Lo stesso Fanfani si è accorto che deve essergli sfuggita la frizione e ha fatto un passo indietro, perché non sono parole consone a un membro del Csm, anche se laico. Morosini, invece, è un giudice apprezzato e membro togato del Consiglio. Proprio per questo non può fare una propaganda che ricorda uno dei peggiori comizi di Ingroia in campagna elettorale. Questi episodi minano la credibilità, l’autonomia e l’autorevolezza della magistratura.Sulla vicenda Morosini, il suo collega di partito David Ermini ha detto: «Avrei terrore a farmi giudicare da uno così». Condivide le preoccupazioni del responsabile Giustizia del Pd?Credo non ci fosse nulla di personale nelle parole di Ermini. Ha solo posto un problema: se un giudice esprime opinioni così radicate che mostrano una forte avversione per gli esponenti di una parte politica, con quale serenità io, che sono membro di quell’area, potrei farmi giudicare da lui? Se uno fa il giudice non può sventolare bandiere di propaganda.Il ministro Orlando ha chiesto chiarimenti al Csm. Qualora venissero confermate le sue frasi, Morosini dovrebbe dimettersi?È una valutazione che farà il Plenum del Csm. Io sono contro i processi mediatici per tutti. Ci sono le sedi appropriate. Lo stesso Morosini sarà in grado di valutare se quelle parole sono compatibili con quel ruolo. Di certo condivido l’iniziativa del ministro perché certe esternazioni alimentano un clima di tensione.Ferie, età pensionabile, responsabilità civile dei magistrati. Potrebbero essere queste le cause del contrasto coi magistrati?No, per carità. Certo, forse sul tema delle ferie sono stati utilizzati dei toni sbagliati da parte della politica, mettiamola così. Ma non c’era un attacco alla magistratura. Così come sull’età pensionabile, era un provvedimento che riguardava tante categorie professionali, bisognava dare un segno di rinnovamento generazionale. La responsabilità civile, infine, è un equilibrio che tiene insieme i diritti del cittadino e l’indipendenza del magistrato.A che punto è la riforma del Csm annunciata due anni fa?C’è un lavoro in corso. Dopo la riforma del civile e del penale, è la riforma ordinamentale che impegna il governo. Io spero che il Csm fornisca dei pareri in merito. Se la magistratura si impegnasse in un processo di autoriforma, attraverso la lotta al correntismo, darebbe un grande segnale al Paese di autorevolezza e credibilità. Come è avvenuto sul tema intercettazioni, dove tre magistrati autorevolissimi hanno prodotto delle circolari che tengono insieme il diritto all’informazione dei cittadini col diritto alla privacy. Il tutto in autonomia dalla politica.