La decisione dei giudici della Corte d'Appello di Bergamo di oggi era dirimente. Se avessero deciso di accettare la richiesta dei difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, di ripetere la prova del Dna voleva dire che per Bossetti si apriva uno spiraglio. Lo spiraglio di essere giudicato innocente. Lui ha sempre detto di esserlo. Secondo i difensori la prova del Dna andava ripetuta, perché troppo incerta. Non per i giudici che hanno detto un no deciso, detto anche nei confronti della richiesta di una nuova perizia sulle telecamere di sorveglianza che avrebbero ripreso il furgone del muratore di Mapello il giorno della scomparsa di Yara. I giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno detto sì invece alla richiesta della pm Letizia Ruggeri di acquisire una parte del carteggio che Bossetti ha avuto con un'altra detenuta. Secondo i due avvocati del muratore di Mapello molte cose non tornano rispetto al Dna 1) L'esame non è stato fatto a regola d'arte 2) Non coincide il Dna mitocondriale, cioè quello di derivazione materna 3) Ci sarebbero problemi anche per quanto riguarda il Dna nucleare, di derivazione paterna e che secondo la pm confermerebbe che Bossetti è l'assassino di Yara.Ma per i giudici queste obizioni non hanno valore. La prova è certa. Così non la pensa la comunità scientifica internazionale molto cauta soprattutto sull'attendibilità dell'esame e delle sue metodologie.Il caso di Bossetti è diventato emblematico di come si possa essere considerati colpevoli prima dei tre gradi di giudizio. Il giugno di due anni fa, l'uomo fu arrestato davanti alle telecamere e con una dichiarazione davvero surreale del ministro dell'Interno, Alfano, che disse: "Abbiamo preso l'assassino di Yara". E' per questa ragione che molti parlano di una sentenza annunciata e che si è fatto di tutto per incastrare il muratore di Mapello.