Giorgia Meloni interviene sulla vicenda relativa alla visita in carcere ad Alfredo Cospito da parte di quattro deputati del Pd e sulla polemica innescata dalle accuse in Aula mosse dal responsabile organizzaione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli. Quattro giorni dopo la seduta “incriminata” alla Camera, il premier spiega, in una lettera al Corriere della Sera, di «non essere intervenuta finora» sul caso per «non alimentare una polemica» che considera, «per tutti, controproducente».

Il tema riguarda le illazioni fatte dall'esponente di Fratelli d'Italia a Montecitorio sulla visita dei dem all'anarchico in sciopero della fame contro il regime di detenzione 41 bis, e la relazione citata da Donzelli che riferisce di colloqui tra Cospito e boss della criminalità organizzata poco prima dell'incontro con gli esponenti del Pd. Illazioni aggravate dal sottosegretario di FdI Andrea Delmastro, che ha fatto visionare la relazione del Dap a Donzelli, e che ha chiesto al Pd di «spiegare quell'inchino ai mafiosi».

Nella lettera al “Corriere”, Meloni chiede a tutti, «a partire da FdI», di riportare i toni al «livello di un confronto franco ma rispettoso». «Tuttavia, non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media», sottolinea, con riferimento alla relazione citata da Donzelli in Aula.

Pur riconoscendo «eccessive» le accuse mosse al Pd, la premier non è tenera con gli avversari politici e afferma di intravedere alcuni «aspetti strumentali» nella polemica sollevata dai dem. «Trovo singolare l'indignazione del Pd per un'accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell'opposizione, le accuse di “essere la mandante morale delle morti in mare” o di guidare un “partito eversivo”, per citarne alcune - rammenta -. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto “sputare sangue”».

«E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto, da quello che riporta la stampa sulla vicenda, dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis - aggiunge Meloni -, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell'istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata».