Sul caso Bibbiano «abbiamo assistito a una vera e propria lapidazione mediatica da parte di certa politica». Parla Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, che su caso Bari è netta: «Conte ha cercato di lucrare sulla vicenda a fini elettorali».

Onorevole Serracchiani, che idea si è fatta del caso Bibbiano, e di come in questi giorni sia stato completamente smontato rispetto al clamore politico e mediatico di allora?

In generale, rispetto a qualunque indagine penso che sia sempre utile una certa cautela, perché la magistratura deve fare il suo corso e la politica deve intervenire non nella fase “patologica”, cioè a fatti avvenuti, ma prima, per prevenire le indagini. Purtroppo in alcuni casi, e Bibbiano è quello più eclatante degli ultimi anni, abbiamo assistito a una vera e propria lapidazione mediatica da parte di certa politica. Una lapidazione che è andata oltre l’attacco fisiologico tra avversari politici e che è entrata nella dinamica dell’attacco diretto peraltro anche a soggetti diversi dalla politica, come professionisti e amministratori locali.

In quei mesi sia da destra che dal M5S il Pd subì attacchi pesanti, sfociati nel celebre “parlateci di Bibbiano”. Crede che il Pd dovrebbe pretendere delle scuse?

Sul caso Bibbiano abbiamo assistito per mesi, anzi per anni, a un attacco potente, anzi direi violento, contro un’intera comunità politica. Oggi non basterebbero le scuse, e tuttavia non ci sono nemmeno quelle. Dopo l’assoluzione definitiva di Foti ho messo sui social la foto di Giorgia Meloni con in mano il cartello “I primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via”. Ecco, forse quella parte politica oggi dovrebbe dire qualcosa sulla vicenda, e invece assistiamo a un silenzio assordante.

Attacchi durissimi arrivarono anche dal M5S, che pur essendo cambiato molto rispetto a quegli anni mantiene un certo spirito giustizialista. Condivide?

Come qualcuno mi ha recentemente ricordato "il giustizialista è un populista che ha studiato la legge". Poi, nel merito, alcune battaglie le abbiamo condivise, come quando si è trattato di combattere il tentativo della destra di scardinare alcuni reati come l’abuso d’ufficio, ma anche contro alcune disposizioni recenti che creano difficoltà ai magistrati nella lotta alla corruzione. Ma penso anche alla battaglia che stiamo facendo per la libera informazione e per evitare che venga messo un bavaglio all'informazione giudiziaria.

Crede che su altre vicende, come quello che sta accadendo in Puglia, il Pd dovrebbe farsi rispettare di più dal M5S?

Penso che la scelta di Conte di andare a Bari e fare una conferenza stampa accusando il Pd di essere un partito che non si preoccupa della legalità sia stata sbagliata. Conte governa con il Pd in Puglia da tempo e non può tirarsi fuori, sa quanto è stato faticoso riuscire a fare bene nell’amministrazione pugliese. Era meglio se che quella conferenza stampa fosse stata fatta da tutti i partiti della maggioranza regionale, impegnati, nessuno escluso, a lottare per la legalità, e contro la corruzione, il malaffare e le mafie. E invece è apparso come un tentativo di lucrare sulla vicenda a fini elettorali.

In ogni caso il presidente Emiliano sembra in difficoltà, e la segretaria Schlein ha messo le cose in chiaro: cosa cambierà nei prossimi mesi?

Il presidente Emiliano si è impegnato con la segretaria a mettere in campo atti concreti che diano il segnale dell’inizio di una fase nuova, che dovremo accompagnare cercando di salvaguardare la buona amministrazione, che c’è ed è tanta. In questo senso va detto che la stragrande maggioranza di amministratori del Pd sui territori è gente onesta che spesso sacrifica lavoro e vita familiare per la politica e l’amministrazione. Persone che di certo non meritano di essere trattate in questo modo. Chi sbaglia paga e se ne assume la responsabilità personale, ma non per questo si può delegittimare un’intera comunità politica.

Si parla molto di un nuovo codice di condotta: servirà?

Il Pd ha un codice etico e regole di garanzia. Ovvio che la carta non basta ma servono strumenti di controllo efficaci, snelli e che permettano di intervenire immediatamente laddove si presenta una situazione di malaffare. D’altronde, anche nelle vicende pugliesi le denunce sono arrivate in grande parte da dirigenti dell’amministrazione regionale. Serve alzare il livello della vigilanza politica e rafforzare l'autorevolezza dei partiti.

Lei ha esperienza come amministratrice locale: ha avuto a che fare con episodi del genere?

Io ho amministrato in una condizione ambientale migliore rispetto ad altri colleghi, ma nel momento in cui si amministra a livello locale certi mondi cercano in ogni modo di avvicinarsi alla politica. Mi è capitato di non accettare certi appuntamenti o di farli in presenza di altre persone, o come si dice con la porta dell’ufficio aperta. Occorre avere consapevolezza della delicatezza dell’azione amministrativa ma anche della capacità che ciascuno di noi ha di capire quello che si può fare e quello che non si può fare. Ovviamente l’onestà è una precondizione per lo svolgimento di qualsiasi ruolo pubblico.

Parlava poco fa della delicata fase delle indagini e del ruolo della politica: non crede ci sia una certa corsa alla richiesta di dimissioni invece che una consapevole difesa della presunzione di innocenza?

È irrealistico chiedere alla politica di mantenere posizioni "terze" o neutrali, non succederà mai. Occorre però che non si oltrepassino certi limiti, che la dialettica non diventi aizzamento populista né che il garantismo sia a sua volta strumento di attacco partito. Dev'essere la politica a valutare l'opportunità delle sue scelte, assumendosene la responsabilità.