«Non esiste che il sindaco della città capoluogo si candidi alle Regionali e perda nella sua città», dice Massimo Cacciari commentando le elezioni in Sardegna e ricordando che nel 2000 si candidò in Veneto e perse, «ma almeno a Venezia», dove era sindaco, vinse.

Professor Cacciari, come commenta il voto in Sardegna?

Innanzitutto occorre dire che nelle elezioni regionali gli elementi del territorio contano moltissimo. In questo caso la scelta sbagliata del candidato da parte del centrodestra, come dimostra il voto di Cagliari, è stato un errore importante. Ma al di là di questo la sconfitta sarda è un campanello d’allarme per il governo e per la presidente del Consiglio. Ci sono vari fattori che cambiano completamente lo scenario, dall’arretramento di Fratelli d’Italia a quello di Salvini, che con questo voto chiude definitivamente le sue speranze di Lega nazionale, fino al centrosinistra che per la prima volta riesce a fare una mossa tatticamente non stupida.

Tra meno di due settimane si vota in Abruzzo: pensa che potrebbe replicarsi lo stesso schema?

Beh, di certo se Pd e M5S riuscissero ad affermarsi anche in Abruzzo il campanello d’allarme diventerebbe una sirena. Sia per il governo che per la Meloni. Questi voti locali hanno un loro significato nazionale in vista delle Europee e Meloni deve rendersi conto che in ogni momento può fare la fine di Renzi, Salvini e degli stessi 5S. Il voto in Italia è assolutamente mobile e come Fd’I aveva il 4% sette otto anni fa può ritrovarsi al 4% dopodomani. Fd’I in Sardegna è passata dal 23% al 13%, è questa la cosa importante.

Dall’altra parte crede che l’alleanza Pd- M5S possa divenire stabile, con buona pace dei cosiddetti riformisti dem?

Di certo la vittoria sarda segna un punto a favore di Schlein di nei confronti delle opposizioni interne. Dal punto di vista puramente tattico è inevitabile sia per i 5S che per il Pd cercare accordi elettorali su scala regionale e locale, altrimenti la partita è sempre persa. In Sardegna hanno dimostrato di aver capito almeno le regole del gioco. Finora giocavano a briscola quando tutti giocavano a tresette, poi certo rimangono aperte tutte le questioni di ordine strategico e programmatico.

Quali cambiamenti del panorama politico potrebbero arrivare in caso di ulteriori vittorie del campo largo?

Se si ripresenteranno secondo lo stesso schema da altre parti, non solo in Abruzzo, e dovessero farcela, per il governo si metterebbe veramente male. A quel punto Salvini dovrà blindare le sue posizioni al Nord e quindi chiederà con prepotenza il terzo mandato. A quel punto Meloni dovrà subire ma la domanda è: accetterà di farlo? Le fratture nella coalizione potrebbero diventare terremoti.

In Abruzzo il campo sarà “larghissimo”, con anche Azione e Iv assieme a Pd e M5S: cambierà qualcosa?

Iv e Azione sono forze abbastanza insignificanti e dovrebbero aver capito che non hanno appeal per costruire movimenti che abbiano una minima consistenza, per diversi motivi. Calenda perché non l’ha mai avuto, Renzi perché l’ha perduto. Certa-men-te la loro presenza aiuterà Pd e 5S ma non in maniera definitiva.

Tornando alla Sardegna, crede che la sconfitta di Truzzu sia opera di una strategia della Lega?

Non c’è stata alcuna strategia della Lega, il voto è stata un’espressione popolare e Truzzu per qualche motivo ha perso a Cagliari, dove è sindaco. E capisce bene che se il sindaco della città capoluogo si presenta alle regionali e perde di venti punti nella sua città c’è qualcosa che non va. Quando mi sono presentato in Veneto nel 2000, in pieno berlusconismo, ho perso praticamente dappertutto, ovviamente, ma a Venezia ho vinto. I grandi partiti di una volta non avrebbero mai sbagliato in questo modo.

Il solito problema di mancanza di classe dirigente a destra…

I partiti di una volta avevano classe dirigente sul territorio, conoscevano la base e questo dimostra tutta la differenza tra i partiti di prima e quelli di oggi. Non esiste che il sindaco della città capoluogo perda le elezioni, bastava che il 40% della sua città lo votasse e invece non è successo. Sono errori talmente clamorosi che dimostrano l’inconsistenza dei gruppi dirigenti e della loro organizzazione.

Come arriveranno i partiti alle Europee?

Dipenderà molto dal voto dell’Abruzzo. Se viene confermato il centrodestra, si confermeranno grosso modo le forze delle ultime politiche. Se dovesse vincere il centrosinistra le cose potrebbero mutare anche in modo profondo. e se ne avvantaggerebbe più di tutti il Pd. Tuttavia per la Meloni resta la grande incognita europea.

Cioè?

Se i Popolari, per una questione di numeri, saranno costretto ad allearsi con la destra facendo fuori i socialisti allora il peso di Meloni crescerà esponenzialmente, e questo potrebbe rimettere in sella il governo a prescindere dai voti locali.