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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante l’evento “Piazza Italia” organizzato da Fratelli d’Italia a Roma
È un Nordio evidentemente soddisfatto, quello che ha appena incassato alla Camera l'ok definitivo al suo ddl sull'abuso d'ufficio e sulla nuova disciplina delle intercettazioni. In Transatlantico, il ministro della Giustizia, circondato dal suo staff, si è intrattenuto con alcuni cronisti per sottolineare ancora una volta gli aspetti a suo avviso positivi della riforma e indicare i prossimi punti di intervento sul dossier giustizia, a partire ovviamente dalla separazione delle carriere, che sta cominciando a muovere i suoi primi passi in Parlamento, in commissione a Montecitorio. Poi, il Guardasigilli ha accettato volentieri di soffermarsi col nostro giornale sulla questione dei suicidi in carcere, il cui computo si aggiorna quotidianamente e in modo drammatico e sembra non trovare contromisure adeguate sia sul fronte legislativo che amministrativo.
Ministro, dall'inizio dell'anno siamo già arrivati a 54 suicidi di detenuti e sei di agenti penitenziari, e siamo entrati nell'estate, periodo notoriamente più duro per i reclusi. Con questo ritmo, entro la fine del 2024 i morti potrebbero superare il centinaio. Cosa pensa di fare su questo fronte drammatico?
Il suicidio ha una motivazione psicologica estremamente complessa e difficile da ricostruire. Vi sono dei suicidi persino tra persone che non avrebbero nessuna ragione plausibile di togliersi la vita: abbiamo visto suicidarsi un generale, un rettore universitario. Questo significa che non si può parlare del suicidio in termini lineari. Certo, il sovraffollamento delle carceri può essere una induzione maggiore al suicidio ma non sempre vi è un rapporto di causalità, perché per esempio le nostre carceri sono state più sovraffollate di adesso in alcuni anni passati e vi sono stati meno suicidi. Il che significa che occorre comprendere quali siano le ragioni profonde, senza essere così lineari nell’attribuire il suicidio al sovraffollamento carcerario. Anche se, lo ripeto, il sovraffollamento è un problema enorme che peraltro riguarda tutti i paesi. Ieri all’esordio del nuovo governo inglese si è parlato del sovraffollamento carcerario.
Ci sono delle priorità, riguardo a ciò che può fare il governo?
Anzitutto sostegno psicologico: abbiamo aumentato i fondi per avere l’aiuto psicologico per capire quali siano i segnali di allarme che possono essere indicativi di una propensione al suicidio e dare il sostegno necessario in questi casi. Poi, bisogna intervenire in tre settori: la limitazione della carcerazione preventiva, perché circa il 30 per cento dei detenuti sono in attesa di giudizio e in questo senso la riforma di oggi pone dei paletti alla custodia cautelare preventiva e avrà una certa efficacia, anche se non immediata. La seconda è di far scontare la pena ai detenuti stranieri nel loro paese d’origine, perché occorre tenere presente che il 50 per cento dei detenuti in Italia sono stranieri. Anche qui è un lavoro un po’ lungo, ma qualche cosa siamo già facendo. La terza cosa da fare, e forse la più importante, è di differenziare il regime di detenzione, perché non tutti i rei sono uguali e non tutti i reati sono uguali.
In realtà, da alcuni suoi colleghi di governo e di maggioranza arrivano segnali di chiusura su questo fronte...
Il fatto che noi tutti siamo garantisti, perché garantiamo la presunzione di non colpevolezza prima del processo e la certezza della pena dopo la condanna definitiva, non significa che la certezza della pena coincida necessariamente con la prigione, il catenaccio e le sbarre. Per i detenuti di reati minori e soprattutto per i tossicodipendenti stiamo lavorando molto per una riforma alternativa di esecuzione della pena, che però non significa il venir meno alla limitazione della libertà. Una detenzione dentro le comunità, per cui la persona non viene liberata ma viene trasferita in sistemi protetti che per alcuni tipi di detenuti sono anche più idonei alla rieducazione, nel senso indicato dalla Costituzione.
L'urgenza estrema della situazione, però, impone celerità.
Legislativamente stiamo intervenendo e siamo già intervenuti. Alcune comunità sono già state individuate, ci sono già gli accordi e questo sarà l’elemento più importante e più immediato.