Perché i magistrati con valutazioni negative vengono riconfermati dal Csm nei loro ruoli semi-direttivi o direttivi senza che il loro fascicolo sia adeguatamente esaminato? La questione è stata sollevata ufficialmente con una lettera inviata il 4 aprile al vicepresidente Fabio Pinelli, al Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli e alla presidente della Quinta commissione Luisa Mazzola, a firma dei consiglieri Roberto Fontana, Mimma Miele e Andrea Mirenda. Lo rende noto un comunicato di Magistratura democratica.

Nella missiva che abbiamo avuto modo di visionare, si legge che la «maggior parte» degli «oltre 40 procedimenti di conferma per il secondo quadriennio di dirigenti degli uffici e di semi direttivi cosiddetti “problematici”, per valutazione negativa del Consiglio Giudiziario o in relazione a fatti rilevanti emersi nell’ambito di procedimenti penali o disciplinare» è pendente al Csm da circa due anni e in alcuni casi il quadriennio è scaduto da oltre tre anni. Come mai la passata consiliatura non si è posta questo problema? Eppure «con la riforma Castelli-Mastella, si è affermato il principio di temporaneità nell’esercizio delle funzioni semi- direttive e direttive. L’idea di fondo era quella di privilegiare il profilo delle attitudini a discapito di altri indicatori come l’anzianità - che poco avevano a che fare con le competenze organizzative», scrive l’esecutivo di Md. «Si era detto che l’ampliamento della discrezionalità del Consiglio superiore nel momento della scelta dell’aspirante da investire di una funzione semidirettiva o direttiva avrebbe trovato adeguato contrappeso nelle valutazioni quadriennali di conferma nell’incarico esercitato dal dirigente o semi- dirigente. Sappiamo che ciò non è avvenuto».

In un report dell’11 febbraio 2023 predisposto dalla consigliera eletta con Md Mimma Miele si denunciava che molte procedure di conferma per cui si profilano criticità «sono funestate da lentezze inaccettabili (anche pluriennali)». Si tratta, si legge nel comunicato di Md, «di dilazioni nella valutazione della sussistenza dei presupposti per confermare o meno un magistrato nell’esercizio delle responsabilità direttive o semi direttive che risultano assolutamente incoerenti con l’esigenza di assicurare agli uffici giudiziari dirigenti capaci di esercitare il loro ruolo con piena serenità e legittimazione».

Era stato lo stesso vice presidente del Csm Fabio Pinelli due giorni fa a sostenere che una «buona fetta» dei giudici «è laboriosa e dinamica», ma non può esserlo «la quasi integralità del corpo magistratuale, come oggi i dati delle progressioni di carriera vorrebbero rappresentare». Infatti pure Md sostiene che «molto rari sono stati i casi in cui le procedure di conferma sono state in grado di far emergere criticità». Un po’ quello che sono andati ripetendo negli ultimi anni il presidente della Camere Penali Gian Domenico Caiazza e il parlamentare di Azione Enrico Costa. Ricordiamo che il tema di valutazioni di professionalità più vicine alla realtà era stata una delle previsioni della riforma di mediazione Cartabia su Csm e ordinamento giudiziario più osteggiata dall’Anm, tanto da portarla a scioperare. Si rende dunque «necessario e urgente» un cambio di passo. I tre consiglieri propongono una lista di soluzioni: «Operare uno screening delle procedure di conferma quadriennale “scadute” che presentino criticità; dare corso alla una trattazione prioritaria proprio delle procedure di conferma che presentano criticità, a prescindere dalla burocratica considerazione dell’ordine cronologico dettato dalla scadenza del quadriennio». Detto in termini brutali: «Se un dirigente è inadeguato, è bene che ciò sia accertato con immediatezza; se un dirigente è adeguato (nel senso che non sono emerse criticità), deliberare la conferma con un paio di mesi di ritardo non rappresenterà un problema». Infine si chiede di «rendere pienamente trasparente il percorso di trattazione delle procedure di conferma, soprattutto di quelle che presentano criticità».

Viene spiegato che «l’art. 87 bis del Testo unico dirigenza non prevede che le procedure di conferma possano essere accantonate, sospese de facto, congelate; l’art. 87 bis prevede che le procedure di conferma possano (non che debbano) essere sospese solo “laddove la valutazione relativa alla conferma nell’ufficio direttivo o semidirettivo dipenda esclusivamente dall’accertamento dei fatti oggetto del procedimento disciplinare o del procedimento penale”; e, si badi: la scelta di deliberare la sospensione (si ripete: facoltativa) spetta al Plenum del Csm e non alla quinta commissione (e, tantomeno, ove attuata con comportamenti e non con provvedimenti)». Roberto Fontana, Mimma Miele e Andrea Mirenda avevano chiesto anche agli altri gruppi - Magistratura Indipendente, Unicost, Area - di appoggiare l’iniziativa ma per ora ancora nulla.