Test ai magistrati, gogna mediatica, casi giudiziari. Ma anche carceri al collasso, diritti umani, fine vita. Di tutto questo e di tanto altro si è parlato durante i quattro giorni di stand del Dubbio alla trentaquattresima edizione del Salone del Libro di Torino, con la partecipazione di esperti del settore, politici e giornalisti. E di tanti curiosi e visitatori del Salone, che si sono fermati per assistere agli incontri, ai dibattiti, alle interviste. E che hanno apprezzato l’installazione di una finta gogna mediatica alla quale tutti potevano sottoporsi, per provare sulla loro pelle cosa significa essere sbattuti in prima pagine per inchieste che poi spesso finiscono, magari dopo anni, nel nulla.

Nella prima giornata è stato sicuramente il panel sui test ai magistrati a raccogliere maggiore attenzione da parte del pubblico, con il dibattito moderato da Valentina Stella tra la vicepresidente del Senato ed esponente dem, Anna Rossomando, il responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa, l’ex procuratore Armando Spataro e lo psichiatra Fabrizio Starace. Da posizioni nettamente divergenti, politica e magistratura si sono confrontate su un tema spinoso ma sul quale il dialogo è quantomeno necessario.

Subito dopo è stato presentato il progetto della finta gogna, intitolato Processo mediatico: il “colpevole” sei tu! con la partecipazione di Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, e Marco Sorbara, ex assessore regionale in Valle d’Aosta rimasto in carcere per più di 900 giorni prima di venire assolto da qualsiasi accusa.

E stato poi Mauro Palma, ex garante dei detenuti, il protagonista del panel sull’importanza di fermare la strage dei suicidi in carcere, questione che sta diventando sempre più tragica ogni anno che passa. La giornata si è conclusa con lo spettacolo “Nasrin e Narges. Carcere di Evin. Sezione 209” messo in scena dalla compagnia teatrale Attori&Convenuti e che racconta un dialogo immaginario tra Nasrin Sotoudeh, avvocata più volte imprigionata dal regime iraniano, e Narges Mohammadi, premier Nobel per la Pace nel 2023; e con la presentazione del libro Avvocati di guerra del giornalista del Dubbio Gennaro Grimolizzi.

Il quale il giorno dopo ha moderato il primo dibattito di giornata su giustizia e giustizialismo tra l’avvocato Mattia Grassani, Stella Frascà, consigliere federale Figc e in commissione Diritto dello sport Cnf) e l’avvocato Salvatore Crimi, consigliere del Coa di Torino e coordinatore commissione Diritto Sportivo.

E mentre decine di persone si facevano immortalare nella finta sala fotografie di una questura per poi finire nella fittizia prima pagina de La Gogna, la giornata è proseguita parlando di giudizi robot, con il vicepresidente della Fai Vittorio Minervini e la professoressa del Politecnico di Torino Tatiana Tommasi, e della necessità di progettare carceri umane, con gli architetti Federica Sanchez e Cesare Burdese e l’avvocata Elisabetta Brusa. Lo stesso Burdese hapi dialogato di affettività in carcere con l’avvocato del Coa di Torino Antonio genovese, prima che l’intervista a Silvia Jop, nipote di Franco Basaglia e Franca Ongaro, chiudesse la giornata ricordando i 100 anni dalla nascita del grande neurologo.

E stato tuttavia il sabato a prendersi la scena con il maggior numero di panel e approfondimenti, dapprima con Silvana Arbia, ex magistrata alla Corte penale internazionale, e un incontro sul manifesto del Ccbe per la politica, con Rossomando a Daniela Giraudo, capodelegazione al Ccbe e consigliera del Cnf. Spazio poi all’incontro- scontro (sempre nel rispetto dell’ “avversario”) tra monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontifica Accademia per la vita, e Lorenzo d’Avack, già presidente del Comitato nazionale per la bioetica. Un lungo confronto, moderato da chi scrive, sul fine vita, dai casi Welby, Englaro e dj Fabo fino alle recenti sentenze della Corte costituzionale in materia e le difficoltà del Parlamento nel legiferare della questione.

Due casi giudiziari balzati alle cronache negli ultimi ani e che hanno occupato le colonne dei giornali per mesi hanno poi tenuto banco nella seconda parte di giornata. Dapprima con l’intervista di Simona Musco ad Alessia Pontenani, avvocata di Alessia Pifferi pochi giorni fa condannata all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della figlia di 18 mesi. Poi con la presentazione del libro Il lupo di Bibbiano di Luca Bauccio, avvocato di Claudio Foti, lo psicoterapeuta, presente al panel, reso celebre suo malgrado dal tanto discusso, e poi smontato nelle aule di tribunale, caso Bibbiano.

Decine di persone hanno assistito alla versione dei fatti raccontata da Foti, ben diversa da quella pubblicata per anni su molti giornali e sponsorizzata da una certa politica. Per finire, Rocco Vazzana ha intervistato il gip Guido Salvini, di recente andato in pensione, con il quale ha discusso di separazione delle carriere e del funzionamento generale della giustizia nel nostro paese, con spunti a dir poco interessanti.

In chiusura, domenica si è parlato di vite reali e vite immaginarie, passando per il metaverso e le identità digitali con l’avvocato Giuseppe Vitrani, consigliere del Coa di Torino, prima di un faccia a faccia sul processo mediatico con l’avvocato Giovanni Berti Arnoaldi Veli.

Il gran finale

Gran finale poi con la premiazione della quarta edizione del Premio letterario per la giustizia, promosso dal Dubbio e dalla Fai, nelle rispettive sezioni poesia, racconti brevi e romanzi. Anche in questo caso sentita partecipazione da parte del pubblico, fino al brindisi finale che ha suggellato una quattro giorni ricca di spunti di riflessione sulla giustizia, la politica, il mondo del carcere e il tema più ampio dei diritti, da sbattere, come sempre e come da slogan del nostro giornale, in prima pagina.