Chi è Mackenzie Bezos. Di lei la grande Toni Morrison ( premio Nobel per la letteratura nel 1993) aveva un’opinione altissima: «È una delle allieve più brillanti che abbia mai avuto nei corsi di creazione letteraria, veramente una delle migliori di sempre».

E infatti a fine corso le darà il massimo dei voti: diploma con lode alla prestigiosa università di Princeton.

“Lei” è Mackenzie Bezos, da pochi giorni la quarta donna più ricca del pianeta: 38 miliardi di dollari, ovvero il prezzo dell’accordo con l’ex marito Jeff, che a sua volta è l’essere umano più ricco del pianeta con un patrimonio da quasi 160 miliardi.

Gossip ma non solo

Il suo divorzio con l’ inventore di Amazon cattura da mesi la morbosa attenzione del gossip politico d’alto bordo, anche perché a scoperchiare il tradimento di Jeff ( con tanto di ricatto) è stato il National Enquirer, tabloid- spazzatura di proprietà di David Pecker, fedelissimo del presidente Trump e, come il tycoon, nemico giurato di Bezos e di tutti i capitalisti progressisti e «fighetti» dell’e- economy.

Jeff aveva una relazione con Lauren Sánchez, presentatrice televisiva e pilota di elicotteri, sposata con Patrick Whitesell, noto agente dei divi di Hollywood, entrambi amici della coppia.

Quando lo scorso anno Makenzie viene a sapere di Jeff e Laurent chiede il divorzio, ma senza scene madri, senza guerre patrimoniali e altri truci rappresaglie come invece hanno lasciato intendere i media scandalistici.

La separazione viene annunciata pubblicamente con uno scarno messaggio su Twitter: «Abbiamo deciso di divorziare e di proseguire le nostre vite, ma restiamo una famiglia unita e amici fraterni».

Difficile sapere come siano davvero andate le cose, ma la versione dei Bezos appare convincente, anche perché, in assenza di contratto matrimoniale, avrebbe davvero potuto depredare gran parte delle ricchezze dell’ex compagno.

Tra l’altro MacKenzie, in segno di rispetto per la “creatura” di Jeff, ha rinunciato a prendersi una buona fetta di Amazon, come qualsiasi avvocato, anche il più scamuffo, le avrebbe fatto ottenere con irrisoria facilità.

Un' infanzia agiata

Non è certo la storia di Cenerentola quella di MacKenzie S. Tuttle, nata in un quartiere “up” di San Francisco il 7 aprile 1970.

Suo padre, che lavora nell’alta finanza, le permette di vivere un’infanzia di agi e benessere e di iscriversi alle scuole migliori, prima il college, poi la ultra- chic Hotchkiss school nel Connecticut, corsia preferenziale per accedere a Princeton.

Fin da bambina ama immergersi nella lettura, «ero e sono un topo di biblioteca», dice di se stessa in un’intervista rilasciata a Vogue.

Poi la passione per la scrittura: «Mi chiudevo in camera per ore a inventare storie, a scrivere e riscrivere racconti, a sei anni ne avevo completato uno di 150 pagine che poi andò distrutto in un’inondazione».

Dopo la laurea oscilla tra l’amore per i romanzi e la necessità di trovare un lavoro stabile.

Decide di trasferirsi a New York, la culla del capitalismo ma anche della cultura, il “centro dell’universo” per una giovane ambiziosa e tenace come Mackenzie.

Il primo lavoro

Per non pesare economicamente sulla famiglia sceglie la prima strada; così viene assunta dal fondo di investimenti D. E. Shaw, scriverà i suo romanzi nei ritagli di tempo, il fine settimana e durante le notti newyorkesi.

Nell’ufficio accanto c’è un tipo magrissimo, è un giovane manager con una parlantina speciale e una risata contagiosa: si chiama Jeff Bezos.

«Come non restare incantati da quella risata magnifica? Ci siamo conosciuti e in poche ore eravamo già innamorati», racconta Mackenzie. S

ei mesi dopo erano marito e moglie, lei 23 anni, lui 29.

Quando Jeff, annoiato a morte dalla routine del manager di fondi di investimento, decide di lasciare la D. E. Show per fondare la sua start- up di commercio on- line, Mackenzie lo sostiene e lo incoraggia.

La società si chiama Cadabra, sta in piedi grazie a un prestito familiare di 300mila dollari, la “sede” è il garage di Bezos nella sua casa di Seattle.

È l’embrione di Amazon, che vede la luce l’anno successivo; siamo nel 1995 ed è l’inizio di uno dei più grandi successi finanziari della storia contemporanea.

Mackenzie viene assunta dal marito come impiegata, un lavoro tranquillo che le permette di dedicare più tempo alla scrittura.

Quando nasce la prima figlia ( la coppia ne avrà ben quattro) rinuncia al posto di lavoro per rimanere a casa.

Toni Morrison, che stravedeva per lei, le presenta nel frattempo un’agente letteraria molto influente: Amanda “Binky” Urban. Di sicuro frequenta gli ambienti giusti e le persone giuste, ma se non avesse talento nessuno la prenderebbe sul serio.

La carriera letteraria

Così nel 2005 pubblica il suo primo romanzo The Testing of Luther Albright che ottiene ottime recensioni, conquistando un American Book Award; il Los Angeles Times lo inserisce tra i migliori libri dell’anno, lodando «l’immaginazione sottile e il naturalismo letterario» di Mackenzie Bezos.

Il secondo romanzo, Trap, vede la luce nel 2013. Anche in questo caso le critiche sono lusinghiere, meno le vendite che restano contenute, ma questo non la scoraggia dal lavorare alla stesura del terzo romanzo, previsto per il prossimo anno.

Oggi MacKenzie S. Tuttle è una miliardaria di 49 anni, una ricchezza estrema e a suo modo ingombrante.

Nel solco del capitalismo filantropico d’oltreoceano ha aderito al giving pledge, la campagna di beneficenza lanciata da Bill Gates e Warren Buffet alla quale partecipa anche il boss di Facebook Marek Zuckemberg.

Seguendo l’esempio di Laurene Powell Jobs, vedova del fondatore di Apple Steve Jobs, Mackenzie si appresta a creare una sua fondazione caritatevole e impegnata su temi sociali come l’ambiente e l’immigrazione: «Quel che possiedo è veramente spropositato, non voglio risparmiare nulla ma dividere i miei soldi con chi ne ha più bisogno».