C’è un paese in Italia, che da anni non riesce ad avere un’amministrazione, schiacciato dal peso della ’ ndrangheta come peccato originale inemendabile. In cui perfino una tradizione religiosa, quest’anno, rischiava di non poter esser più tradizione religiosa. Di non poter essere più preghiera, né rito, trasformandosi in un mistero che si è trascinato per settimane come un’ombra dietro riunioni tra Prefettura e Curia. Si tratta di San Luca, paese del reggino, dove per festeggiare il 2 settembre la Madonna della Montagna è stato necessario per i cittadini protestare, alzare la testa e farsi sentire.

Per la prima volta nella sua storia, perché qualcuno voleva spostare la festa di Polsi, frazione di San Luca, altrove. Volevano che San Luca non celebrasse la sua Madonna. E solo dopo settimane di umiliazioni e rabbia dei fedeli la statua della Madonna, l’ 1 settembre, è stata portata tra i suoi figli a San Luca. Non, però, senza lasciare un interrogativo che pesa come pietra: chi ha manovrato perché la celebrazione del 2 settembre non si tenesse nel cuore della sua gente? Il prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro, il 3 settembre, con una lettera recapitata a un giornale calabrese, ha scritto: «Qualcuno agisce nell’ombra». Ed era proprio quello che i sanluchesi temevano. Un qualcuno che al momento - non ha nome, né volto, ma che avrebbe forse voluto spingere, orientare, suggerire la Madonna di Polsi lontano da San Luca? Qualcuno che avrebbe voluto commissariare - questa la tesi - anche la fede dei sanluchesi? Un qualcuno che avrebbe fatto il lavoro sporco, mentre Prefettura e Curia si riunivano trincerandosi dietro la parola collaborazione? Una risposta non c’è.

Il Vescovo Francesco Oliva, nell’omelia del 2 settembre per la festa della Madonna di Polsi, che alla fine si è svolta a San Luca, lo ha ripetuto come un rosario: «Nulla si costruisce senza collaborazione». Eppure, dietro quel termine dolce come miele si cela una verità: «Anche questo momento è frutto di una collaborazione, forse difficile, problematica, discreta, faticosa. Ma questa collaborazione non è mancata, altrimenti non sarebbe stato possibile tutto questo». La storia della celebrazione eucaristica del 2 settembre della Madonna di Polsi - da sempre considerato luogo di incontro e di riti non solo religiosi, ma anche dei clan, che troverebbero proprio a San Luca il loro epicentro - è iniziata nei primi giorni di agosto, con i lavori di consolidamento al santuario di Polsi e la chiusura della strada per raggiungere il santuario alle auto e ai fedeli a piedi disposta con ordinanza della commissione straordinaria che guida il Comune di San Luca, a causa di una frana.

Tutto inizia per i fedeli quando la Curia della diocesi di Locri- Gerace guidata da Oliva ha annunciato: «La Santa Messa Solenne si svolgerà il 2 settembre, nello stadio comunale di Locri». Ma i fedeli della Madonna di Polsi con forza hanno replicato: «Il 2 settembre è la festa della Madonna di Polsi, che va celebrata nel suo territorio comunale, non in altri Comuni». Una scelta che ha incendiato subito i social. Il rettore di Polsi ha spiegato: «Quest’anno hanno sciolto l’amministrazione comunale di San Luca, hanno sciolto la fondazione Corrado Alvaro, noi non volevamo che i fedeli di San Luca restassero senza la celebrazione eucaristica del 2 settembre – ha detto Don Tonino Saraco -, quindi di fronte all’opzione di non fare nulla abbiamo scelto di spostarla a Locri». Mentre i fedeli insorgervano, soprattutto contro la chiesa rea di aver «strappato ai fedeli la loro festa», la Prefettura di Reggio Calabria, il 12 agosto 2025, diffondeva una nota ufficiale. I lavori a Polsi hanno «determinato la Diocesi di Locri- Gerace a modificare il programma celebrativo originario» e la prefettura ha preso «atto delle determinazioni assunte dalla Curia».

Ma lo stesso giorno, il colpo di scena. La Curia ha pubblicato sui social un video dove è il Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano parlava di «criticità sollevate durante i tavoli tecnici in prefettura». Parlando della «interlocuzione con le autorità – ha spiegato Don Nicola Commisso – ha preso una direzione, che era quella di rappresentare alla diocesi migliaia di problemi e di criticità, di cui non si poteva non tenere conto». Ha specificato: «Gli eventi religiosi non sono soggetti all’approvazione dell’autorità di pubblica sicurezza, ma noi siamo obbligati a garantire l’ordine pubblico, cioè a rispettare le indicazioni che ci vengono date. Quindi, da questo punto di vista, abbiamo dovuto fare un passo indietro».

Dalla proposta iniziale di una celebrazione nell’anfiteatro di Polsi la santa messa del 2, la Diocesi ha proposto «di celebrare l’Eucaristia, presieduta dal cardinale Zuppi allo stadio di San Luca», ma dopo un sopralluogo «ci è stata rappresentata la difficoltà di celebrare l’Eucaristia allo Stadio, per l’affluenza dei pellegrini che secondo le autorità superava le 10mila persone». Don Nicola ha precisato: «Non c’è stato nessun divieto formale alla celebrazione del 2 settembre nello stadio di San Luca ma – ha dichiarato in un video – siamo stati messi nella condizione di non poter dire di sì a questa soluzione». Quindi «visto che ci venivano rappresentate delle difficoltà oggettive, in un rapporto di collaborazione tra la diocesi e le autorità di pubblica sicurezza, abbiamo deciso che non c’era alternativa che celebrare l’Eucaristia del 2, che è la data in cui ci aspettiamo più persone, in un altro luogo». E i fedeli di San Luca sono insorti non più sui social, ma con una protesta pacifica il 12 agosto, quando duecento persone hanno invaso il municipio con la schiena dritta e le parole senza tremore: «La Madonna non si tocca. Non si sposta a Locri». I fedeli hanno parlato di dignità e di appartenenza.

Hanno ricordato che Polsi non è una cartolina, ma il cuore di un popolo. E mentre Prefettura e Curia prendevano atto della situazione, i cittadini di San Luca si sono affidati ai carabinieri della locale stazione: «Solo voi, se volete, potete trovare una soluzione», hanno sottolineato. L’ 1 settembre, a sorpresa, la statua della Madonna di Polsi, scortata da un cordone della Polizia e dei Carabinieri, è stata portata a San Luca. Curia e prefettura hanno trovato l’accordo: come e perché solo dopo calde settimane non è dato saperlo. E così, le strade di San Luca dall’ 1 e il 2 settembre, il giorno della festa, hanno visto ciò che Polsi ha sempre visto: piedi scalzi per ringraziare per le grazie ricevute, tamburi che battevano come cuori, bambini sollevati al cielo e tanta, tanta preghiera. Nessuna passerella di politici o istituzioni. C’erano solo i sanluchesi e la loro Madonna. C’erano le carovane che arrivavano da fuori con i loro tamburi. C’erano le forze dell’ordine, presenti in massa, a vigilare ma anche a pregare. E allora sì, è stata una festa. Ma, è stata anche una vittoria silenziosa di un popolo, quello di San Luca, che non si è lasciato derubare, ancora una volta, della sua identità.