Dopo l’elezione del presidente del Senato, Fabrizio Cicchitto vede molto traballante lo stato di salute della maggioranza.

Prima seduta al Senato e primo cortocircuito del centrodestra sull’elezione di La Russa. Cosa è successo?

Ci sono due partiti, Fi e Lega, che non sopportano l’egemonia di chi ha vinto le elezioni e sono in rivolta contro Giorgia Meloni e il partito più forte della coalizione. Non so chi abbia votato per La Russa fuori dal centrodestra, ma si tratta di un autentico smacco e di certo la maggioranza ne viene fuori fortemente destabilizzata.

Crede che l’elezione di La Russa, considerando il suo passato, possa creare qualche imbarazzo?

Il suo passato è indubbiamente fascista, ma La Russa è un uomo intelligente e ha una grande esperienza. Sa che su questo terreno ogni minimo errore non gli verrebbe perdonato e quindi non vedo grandi problemi da questo punto di vista, credo riuscirà ad essere imparziale e a garantire i diritti delle opposizioni. I problemi potrebbero venire da altre parti…

Ad esempio?

Sulla politica sanitaria, sul tipo di Europa che si ha in mente, sull’esigenza di mediazione fra un’Europa confederata o federata.

Che idea si è fatto della gestione del centrodestra fin qui?

Un’idea pessima. Mi sembra che due nobili decaduti, uno Berlusconi e un altro che sta in una situazione più difficile della sua, non accettino fino in fondo la vittoria di Giorgia Meloni. Stanno ponendo ostacoli di tutti i tipi e ritengo assolutamente paradossale la situazione di Forza Italia dove è tutto imperniato intorno alla figura di Licia Ronzulli e al riconoscimento della sua posizione di ministro e di gestione del partito. Francamente mi sembra una vicenda inquietante, così come è ugualmente incomprensibile quanto avviene all’interno della Lega che perde più della metà dei voti e non avvia una discussione interna se si fa eccezione per il tentativo di Bossi. Il Pd che ha perso molti meno voti è andato incontro al suo interno a un travaglio rilevante. Il centrodestra ha vinto per merito di Giorgia Meloni e ha straperso con Lega e Fi. Gli azzurri, soltanto grazie a sondaggi estremamente negativi che davano il partito al 4 per cento, può presentare come un successo l’aver raggiunto l’ 8 che è pari alla metà del risultato ottenuto in occasione della precedente legislatura. Lega e Fi sono due partiti usciti malissimo dalle elezioni e cercano adesso di avere delle rivincite.

Le sembrano eccessive dunque le pretese di Fi sulle caselle ministeriali oltre che rispetto ai nomi? Giustizia e Mise potrebbero essere assegnate a Berlusconi?

Ovviamente occorre ragionare sui nomi in ballo, ma se Fi si mette di traverso rispetto a Nordio commette un gravissimo errore. Per quel che attiene al Mise, seppure svuotato rispetto al passato, credo possa essere materia normale di trattativa. Il punto è che tutta la discussione è stata imperniata sulla figura non fondamentale di Ronzulli, anche a discapito dello stesso Tajani. Una situazione molto imbarazzante per Fi.

Da che dipende questa situazione interna a Fi?

Da un rapporto personale di Ronzulli con Berlusconi. Non vedo altra ragione. Molti non si sono accorti dei risvolti politici che si sono determinati in seguito alla rottura con i tre ministri legati a Draghi. Berlusconi ha avuto una grande occasione nel momento in cui si è aperta la crisi del governo Draghi. Se invece di appiattirsi su Salvini avesse salvato il governo, avrebbe ripreso la leadership del centrodestra nel Paese e anche fuori dall’Italia. Adesso sta facendo il diavolo a quattro per Ronzulli alla quale non potrebbe andare più del Turismo. Non ha alle sue spalle una storia politica e tecnica per richiedere chissà cosa. In questo periodo, poi, sono stati fatti fuori non solo gli ex ministri, anche Sestino Giacomoni, Valentino Valentini, Gregorio Fontana e altre figure non notissime, ma che costituivano la cerchia ristretta dei fidati di Berlusconi in nome del potere personale di Ronzulli.

Berlusconi però dice che Meloni sarebbe stata arrogante con gli alleati…

Penso che Meloni stia dimostrando grande professionalità, nonostante si stia confrontando con due partiti e due leader con una crisi di nervi in corso. Circostanza ancora più grave considerata l’attuale situazione e mettendo nel conto tutto quello che c’è intorno alla guerra, la crisi energetica, la recessione e l’inflazione. Considero poi spettrale il silenzio di Salvini sull’attacco terroristico criminale che Putin ha rivolto all’Ucraina. C’è materia per interrogarsi anche da parte di chi, come me, non aveva visto un pericolo reale per la stabilità dell’Italia con la nascita di questo governo.

Che peso avrà la Lega nel futuro esecutivo?

La Lega come partito, se riuscisse a portare Giorgetti all’Economia, sarebbe già sovrarappresentata. C’è questo problema di fondo, Salvini non vuole affrontare la sconfitta elettorale e non capisce che se dovesse ottenere un Ministero come quello alle Infrastrutture o quello all’Agricoltura sarebbe più che dignitoso. Se in Fi assistiamo a un’involuzione dei gruppi dirigenti, nella Lega si registra un problema irrisolto di linea politica. Meloni ha pescato molti voti al Nord da gente che si è rotta le scatole di Salvini e non della Lega.

Che spazio dovrebbe dare Meloni ai tecnici nel futuro esecutivo?

Probabilmente per l’Economia, ma i nomi più adatti pare abbiano già rinunciato. Tra i politici il più capace è Giorgetti. Suono però un campanello d’allarme per la Sanità. Il covid non è finito e la sanità italiana è alla sfascio. Serve sfruttare al meglio i 37 miliardi del Mef e lì ci vorrebbe un tecnico di assoluta competenza, non per fare il contrario di Speranza come si dice, ma per mettere in piedi interventi strutturali e protettivi per fronteggiare anche il Covid, altrimenti sarà una totale catastrofe. Su questo Meloni ha sbagliato almeno quanto ha sbagliato Salvini. La sanità in Italia rimane un problema molto serio.

Senza tecnici di rilievo potrebbe continuare un’azione dell’esecutivo in continuità con quella espressa da Draghi c?

Se all’Economia va Giorgetti, o un tecnico come potrebbe essere Baretta, la collaborazione può continuare, ma tutto è nella mani di Giorgia Meloni. Gli altri non stanno giocando in positivo. Neanche nelle proposte che hanno fatto. Ad esempio hanno sbandierato la necessità dello scostamento di bilancio, rifacendosi anche a Bonomi che, però, ha detto pure niente prepensionamenti e flat tax. Si avvia una partita complessa che dipende dalle capacità di gestione di Giorgia Meloni.

Durerà questo esecutivo?

Mi pare che tutto sia aperto e molto dipenderà dal livello di conflittualità tra gli alleati. Non c’è nessuna certezza. Lega e Fi non hanno perso i voti per colpa di Fdi e non vogliono affrontare questo nodo. Questo è un problema di difficile soluzione e credo che ci sia un 50 per cento di possibilità che il prossimo esecutivo possa avere successo.