Il giorno dopo l’avvio della crisi di governo, il centrodestra è spaccato. Da un lato c’è Fratelli d’Italia, che coerentemente alla linea d’opposizione al governo Draghi tenuta si dall’inizio, ora che il presidente del Consiglio è dimissionario chiede di tornare al voto, senza alternativa alcuna. «Dubito che la crisi rientrerà, perché Draghi capisce che da qui alla fine della legislatura le cose possono solo peggiorare - ha detto ieri Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia - E considererei molto grave se gli alleati si prestassero a portare avanti questa legislatura assieme al Pd e a impedire agli italiani di votare». Un colpo basso per Lega e Forza Italia, che attraverso continue telefonate tra i due leader, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, stanno invece progettando una strategia comune per i prossimi quattro giorni, quelli in cui si deciderà il futuro del governo e del presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Con tanto di nota congiunta, arrivata ieri al termine dell’ennesimo faccia a faccia telefonico tra i due. «Lega e Forza Italia prendono atto della grave crisi politica innescata in modo irresponsabile dai Cinque Stelle che, come ha sottolineato il presidente Mario Draghi, “ha fatto venir meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo” - scrivono Salvini e Berlusconi - Dopo quello che è successo, il centrodestra di governo vuole chiarezza e prende atto che non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in questa fase così drammatica: noi siamo alternativi a chi non vota miliardi di aiuti alle famiglie, a chi si oppone a un termovalorizzatore fondamentale per ripulire Roma e tutelare così milioni di cittadini, a chi difende gli abusi e gli sprechi del reddito di cittadinanza, a chi sa dire solo dei No». Entrambi scrivono di essere pronti ad ascoltare «con rispetto e attenzione le considerazioni del presidente Mario Draghi, che ha reagito con comprensibile fermezza di fronte a irresponsabilità, ritardi e voti contrari», per poi sottolineare che «il centrodestra di governo continuerà a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani».

Il ricorso al voto anticipato dunque non è escluso, come ovvio che sia, ma non è nemmeno invocato in maniera esclusiva come invece ripete da giorni Giorgia Meloni. D’altronde, lo stesso Salvini ieri parlando con i dirigenti del partito ha sottolineato che il Carroccio farà «il bene dell’Italia e degli italiani», non dando ulteriori indizi su cosa significhi.

Quel che certamente condividono Lega e Forza Italia è la volontà di evitare in tutti i modi di essere considerati responsabili di un eventuale ritorno alle urne, nel tentativo di additare ogni responsabilità al M5S e, in seconda luogo, al Pd. Spalleggiati anche dai partiti minori della coalizione, dall’Udc di Lorenzo Cesa a Nci di Maurizio Lupi.

Per Cesa, che ieri ha sentito Berlusconi, «è il momento della chiarezza», perché «non si può fare un governo con chi ha pugnalato alle spalle gli italiani in un momento così difficile per il paese». Dunque sì a un governo Draghi bis ma senza pentastellati, un’ipotesi tuttavia sempre rigettata dallo stesso Draghi. Per Lupi «l’unica cosa che non possiamo permetterci è galleggiare» e quindi «o c’è la fiducia o si va al voto».

Di tutto questo Berlusconi, Salvini e gli altri dovrebbero parlare lunedì nel corso di un vertice in presenza a Villa Certosa, in Sardegna, da dove il leader di Forza Italia sta seguendo gli sviluppi della crisi. Insomma, quei «tempi supplementari» invocati dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nelle ore più calde della crisi, si stanno concretizzando per il centrodestra di governo a colpi di telefonate e di un visione comune che al momento porta a un Draghi bis, ma senza M5S. O, in alternativa, al voto.

I flussi analizzati dall’agenzia Youtrend parlano chiaro: si andasse a votare oggi con il Rosatellum e senza l’alleanza tra Pd e M5S, il centrodestra vincerebbe nella stragrande maggioranza dei collegi. Il problema è che il voto anticipato metterebbe in seri difficoltà sia la legge di Bilancio che il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr previsti entro fine anno. L’ha ricordato, non a caso, il presidente del Veneto, Luca Zaia. «A livello nazionale è un momento complicato e la stabilita per qualsiasi Paese è fondamentale - ha detto ieri l’esponente leghista - Se Draghi deve andare avanti lo deciderà lui giustamente ma questa confusione si esce con la serietà dandosi una priorità: i cittadini». A questo, prima ancora che al voto anticipato, stanno pensando Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Provocando più di una smorfia sul volto di Giorgia Meloni. E non è la prima volta.