Le battute sarcastiche sulla “sinistra Ztl” sono gradevoli come una gara di peti tra adolescenti e spiritose come una cartella esattoriale. Ricordano quei vecchi repertori dell’avanspettacolo che non fanno più ridere nessuno ma che vengono riproposti ogni volta con ostinazione.

L’ultimo a infierire è Massimo Gamellini sul Corriere della Sera che ci regala uno spassosissimo gioco di parole dedicato alla segretaria del Pd, ribattezzata “ZTElly” per via della ormai celebre intervista a Vogue in cui confessa di pagare una professionista consigliarle gli abbinamenti di vestiti. Un passaggio estrapolato da un lunghissimo colloquio in cui ha parlato un po’ di tutto, lavoro, emergenza climatica, giustizia sociale, diritti civili, immigrazione, femminismo, rapporti con le destre. L’unico che però ha attirato l’attenzione morbosa dei nostri media i quali hanno fatto a gara nel liquidare la povera Schlein come una specie di Maria Antonietta del terzo millennio. Un giochino patetico che ha alimentato ad arte la gogna sui social con relativi inviti alla decapitazione su pubblica piazza.

Andando a curiosare in rete non è la prima volta che la neo-segretaria viene descritta con sommo disprezzo come un’aristocratica dei quartieri alti, una snob lontana dalla gente comune e dagli storici valori della sinistra. Durante la battaglia delle primarie che la vedeva opposta al “concreto” Stefano Bonaccini fu Antonio Polito a lanciare la stoccata: «Con Elly Schlein segretaria il partito delle Ztl diventerebbe il partito delle aree pedonali». Anche Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano all’indomani dell’inattesa vittoria su Bonaccini ha ricamato un originalissimo articolo sulla gauche Ztl che va alla corte di Elly.

Tutto cominciò negli anni 80 con l’arrivo al potere a Parigi dei socialisti di François Mitterrand che, appena approdano al governo, dimenticano il radicalismo della campagna elettorale per dedicarsi alla bella vita e alla mondanità: è la cosiddetta gauche caviar, incarnata dall’azzimato ministro della cultura Jack Lang.

Un concetto che scivola verso Italia all’inizio degli anni 90 con la sinistra “radical chic” versione Capalbio, il borgo della Maremma frequentato da vari Occhetto, Petruccioli, Asor Rosa, Bassanini, Caracciolo, che venivano irrisi e bollati dalla stampa di destra come rivoluzionari da aperitivo sulla spiaggia. Negli anni successivi i nemici del popolo sono diventati ai maglioni di cachemere di Fausto Bertinotti, con tutto il lepido corredo di freddure sul “comunista con la erre moscia” che avrebbe tradito la classe operaia per i salotti e altre amenità. Luoghi comuni propagati soprattutto dall’allora Pds e dai prodiani, indignati per ritiro della fiducia al governo del “professore” da parte del segretario di Rifondazione.

Oggi tocca a Elly Schlein subire l’orda qualunquista e le logore menate sulla sinistra dei centri storici e delle piste ciclabili che ha smarrito la diritta via della periferia e dimenticato il popolo. Una lagna innocua ma di cui faremmo decisamente a meno.