«MI sono affidato a Penzo perché mi dava una qualche forma di speranza», dice Luigi Gianello a Luca Mastrantonio (Francesco Gianello, morto di tumore a 14 anni, e il metodo Hamer. I genitori a processo per omicidio: «Ci hanno mandato in un residence con piscina. Poi il crollo e le domande», Il Corriere della Sera, 21 ottobre 2025; leggete questa intervista se non lo avete già fatto).

Luigi è il padre di Francesco, morto a quattordici anni a causa di un osteosarcoma. Penzo è Matteo Penzo, laureato in medicina e specializzato in anestesia e rianimazione e iscritto all’albo dei medici chirurghi di Venezia dal 1999. Luigi Gianello e Martina Binotto, i genitori di Francesco, tra qualche giorno saranno processati per omicidio con dolo eventuale perché, fidandosi di Penzo, hanno ritardato diagnosi e cure. Fidandosi di un medico hanno dato retta a uno che ha proposto loro i deliri di Ryke Geerd Hamer. Hamer è quello della medicina germanica e per il quale i tumori sono effetto di delusioni e traumi e quindi la cura non passa per biopsie e radioterapie, ma per la consolazione di quel trauma e di quella delusione.

«Mi sono affidato a Penzo perché mi dava una qualche forma di speranza». Sta un po’ tutta qua l’origine dei ciarlatani medici. Che non esisterebbero senza la gente che si fida di loro, naturalmente. Senza la paura. E senza la ricerca di una risposta rassicurante e a volte mortale (perché ritarda la risposta giusta; non sempre, non è detto, magari sarebbe stato comunque inutile, ma se ti affidi a una bugia stai certamente trascurando o eliminando la possibilità di curarti). Preferiamo l’inganno a una verità indicibile, a una diagnosi angosciante, a un non so. E come non capirlo? Vi ricordate Davide Vannoni e Stamina? Penso spesso a quella bellissima e terribile ordinanza del giudice di Torino, Vincenzo Ciocchetti, che nel 2014 ha scritto un breve trattato sulla ciarlataneria, sulle sue origini, sul suo profilo rassicurante e mortale.

Ma sta pure in quello che dice la madre di Francesco quando risponde alla domanda «Hamer lo conosceva già?». «Sì, ho perso la mamma, una zia, che è diventata praticamente irriconoscibile per le terapie. E ho perso amici, conoscenti, tante persone. Alcuni giovani. Così ho fatto ricerche su medicine alternative e ho trovato un libro… Grazie dottor Hamer….». Immaginate di avere un figlio malato di una malattia grave e di aver visto malattie incurabili ammazzare madri, zie, amici.

E qui c’è un’altra spia: non è la terapia che ti ammazza (per lo più almeno) ma è la malattia. E tutto ha effetti collaterali e rischi. Fare e non fare. La terapia prova a rimediare alla malattia, non sempre può. E il dolore confonde tutto e porta alla ricerca di santoni e maghi, di parole rassicuranti e di candele profumate. Tutto comprensibile, tutto straziante. La domanda è: chi protegge questi genitori dai ciarlatani?

Certo, mi direte voi, sono adulti e se sono creduloni non è colpa nostra. Certo, se ancora non sai che Hamer è un ciarlatano non è colpa nostra. Però io «faccio il commercialista, non il medico. In una situazione di questo tipo ti affidi. Ho pensato tra un po’ ricomincia a camminare», dice il padre Luigi in questa intervista che fa piangere e che forse dovremmo mettere nei testi di scuola, altro che ora di fragilità (i poeti non servono a niente).

È morto un ragazzino, la sua morte forse era evitabile, forse no. Ma di chi è la responsabilità? A parte la legge che ipotizza il dolo eventuale per i genitori, cosa succede a questi medici? E a parte la legge, c’è il codice che davanti a Penzo diventa carta sbiadita. L’ordine dei medici non può niente? Io non so se i genitori saranno giudicati colpevoli, ma penso che la giustizia qui si sta muovendo in mondo monco e forse ingiusto. Chi è più responsabile, uno che dovrebbe essere affidabile e dice cialtronerie o un genitore disperato che vuole credere che quello non sia osteosarcoma (tumore osseo, fa paura solo a scriverlo)? A parte tutti i medici e tutti gli psicologi che si rendono ridicoli sull’Internet (che purtroppo non è reato), i ciarlatani possono tranquillamente continuare a prescrivere di curare il tuo tumore risolvendo il tuo conflitto psichico e abbracciando alberi?

Una ultima cosa. Quando Mastrantonio chiede se crede ancora in questo metodo (la parola è giusta, si crede agli oroscopi e ai tarocchi, alla magia e alle maledizioni; non si crede alla medicina – se non a quella germanica) la madre di Francesco dice: «Ho imparato che al di là del metodo, contano le persone. Forse con altre persone sarebbe andata diversamente». E no, purtroppo non tutto dipende dalle persone e non dal metodo. Perché anche un cartomante – bravissima persona, per carità – se lo scambi per un ingegnere probabilmente ti ammazza. Chissà se questa ennesima storia servirà a qualcosa.