«Tu sai cosa penso io quando entro in un carcere? Perché loro e non io? È la misericordia di Dio». Così Papa Francesco a braccio durante l’incontro di preghiera con i vescovi, i sacerdoti, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali presso la Chiesa del Sacro Cuore a Manama, in Bahrein. Il Pontefice, ricordando la testimonianza di una religiosa che presta il suo ministero tra i carcerati, ha sottolineato come sia importante «prestare loro attenzione, perchè là dove ci sono fratelli bisognosi, come i carcerati, c’è Gesù, Gesù ferito in ogni persona che soffre». «Ma prendersi cura dei detenuti fa bene a tutti, come comunità umana, perché è da come si trattano gli ultimi che si misura la dignità e la speranza di una società», ha aggiunto. Poi Papa Francesco ha lanciato un appello contro l'egoismo. Per i cristiani «non può esserci spazio» per le divisioni, le liti, le maldicenze, le chiacchiere, ha detto. «Le divisioni del mondo, e anche le differenze etniche, culturali e rituali, non possono ferire o compromettere l’unità dello Spirito. Al contrario, il suo fuoco brucia i desideri mondani e accende la nostra vita di quell’amore accogliente e compassionevole con cui Gesù ci ama, perché anche noi possiamo amarci così tra di noi». Lo Spirito, ha aggiunto, è «sorgente di unità e di fratellanza contro ogni egoismo», «unico linguaggio dell’amore, perchè i diversi linguaggi umani non restino distanti e incomprensibili; abbatte le barriere della diffidenza e dell’odio, per creare spazi di accoglienza e di dialogo; libera dalla paura e infonde il coraggio di uscire incontro agli altri con la forza disarmata e disarmante della misericordia», ha concluso Papa Francesco.