Secondo il deputato di Italia Viva Gennaro Migliore, già sottosegretario alla Giustizia con Andrea Orlando guardasigilli, due sono le direttrici da seguire. Da una parte il Pd dovrebbe archiviare per sempre l’esperienza col Movimento 5 Stelle, dall’altra parte questi due mesi di campagna elettorale dovranno servire per ricordare agli italiani chi ha fatto cadere Draghi.

Onorevole si aspettava uno shodown del genere?

Non ci si può aspettare il peggio. E siccome il peggio è accaduto, direi che non me lo aspettavo. Ritenevo potesse esserci un minimo di razionalità all’interno del Parlamento. Invece si è sviluppata una crisi contro l’Italia che ha mandato al macero il suo esponente più autorevole a livello internazionale, e il più capace a livello nazionale. Quindi ci troviamo dinanzi a una lotta per il potere che ha travolto anche le aspettative di tanta parte del nostro Paese, destinato a non sentirsi a suo agio nell’avere una rappresentanza come quella del centrodestra a trazione meloniana.

La maggiore responsabilità va attribuita a Giuseppe Conte che ha aperto la crisi o al centrodestra che ne ha approfittato?

Conte ha dimostrato quello che è, ossia una insipienza completa. E poi non ha avuto neanche il coraggio di intestarsi la crisi. Ma coloro che effettivamente hanno dato una pugnalata a Mario Draghi e agli italiani sono stati gli esponenti del centrodestra. In questo momento tanto Conte quanto Salvini e Berlusconi fanno felice una sola persona.

Chi?

Vladimir Putin, e con lui Lavrov e i loro accoliti.

Una parte di responsabilità ce l’ha anche il Pd, che ha “investito” nel M5S?

Da un lato sì, perché hanno insistito per troppo tempo con questa alleanza organica. Dall’altro lato no, in quanto i 5 Stelle sono stati capaci di distruggere da soli questo progetto politico. In questo, ritengo si debba concedere il beneficio del dubbio a chi, anche all’interno del Partito democratico, riteneva possibile una sinergia che io ho sempre considerato sbagliata. Comunque rispetto le scelte altrui. Per quanto mi riguarda, la storia di Conte e le cose che ha detto durante i suoi mandati da premier rappresentano un motivo più che sufficiente per non averci più a che fare.

Questa sfaldatura potrebbe agevolare anche il Pd sul campo della giustizia, visto che abbandonerebbe una zavorra populista.

Su questo posso solo dire che nel campo della giustizia dovrà esserci un intervento nella prossima legislatura perché comunque sarà molto difficile far passare ora l’approvazione dei decreti attuativi. Onestamente credo che questo non sia un tema all’ordine del giorno.

Ma che bilancio può fare del lavoro fatto fino ad ora dalla ministra Cartabia?

Purtroppo la giustizia non è stato il tema che ha subito le maggiori trasformazioni durante la presidenza Draghi. C’era e c’è ancora molto da fare. Tanto è vero che noi avevamo appoggiato il referendum giustizia- giusta.

Probabilmente col superamento del quorum avremmo ottenuto e riforme che saranno difficili ora da ottenere.

Assolutamente sì.

Riguardo alla riforma del penale e del civile, l’attuazione della delega dovrebbe ricadere nei cosiddetti “affari correnti’ visto che le scadenze sono entro quest’anno. Tuttavia quella del Csm è a giugno 2023. Non c’è il rischio che accada come per la riforma Orlando del carcere che, a causa del cambio di legislatura, venne depotenziata dalla mancata emanazione dei decreti attuativi? Eppure doveva essere la riforma rigeneratrice del dopo Palamara.

Questo rischio è concreto. Sarà nostro compito quello di non smarrire il lavoro fatto.

E ad Italia Viva ora che succede? Ci aiuti a capire come si ridisegna il campo largo a due mesi dalle elezioni.

A cambiare è quello che è appena successo. È evidente che esiste una linea di frattura tra chi è stato con Draghi e chi invece lo ha abbandonato, abbandonando a se stesso anche il Paese. Per quanto ci riguarda, noi stiamo sostanzialmente tranquilli rispetto alla prospettiva delle elezioni perché crediamo che la campagna elettorale andrà condotta in modo da non far dimenticare agli italiani chi sono gli artefici della caduta di Draghi. Il premier ha ridato credibilità all’Italia nel mondo e avviato un’agenda che abbiamo il dovere di riproporre anche nella prossima legislatura. Lo faremo costruendo un’area seria e responsabile con chi nel momento decisivo si è dimostrato dalla parte giusta.

Quindi lei è convito che non ci sarà un governo di Giorgia Meloni e dei suoi alleati di centrodestra?

Il rischio davanti agli elettori c’è sempre perché sono loro che decidono. Su cosa concretamente si possa fare, quello dipende da noi.

Alcuni commentatori sostengono che la mossa del centrodestra di far cadere il governo per andare subito ad elezioni sia maturata anche per impedire al campo progressista di centro di rafforzare la propria posizione. Il riferimento è a Italia Viva, così come ad Azione e + Europa. Condivide questa lettura?

Sicuramente c’è la volontà di confrontarsi rapidamente con gli attori in campo e fare in modo da trovare la soluzione più efficace per impedire che la destra vada al governo, ma soprattutto per attuare quelle riforme, a partire del Pnrr, che sono necessarie per l’Italia.