Stefano Gheller,49 anni di Cassola (Vicenza), affetto dalla nascita da una grave forma di distrofia muscolare, in un'intervista alla stampa locale ha parlato della sua condizione. «Immagino che probabilmente mi sentirò sollevato all’idea di non fare più così tanta fatica. E non avrò rimpianti. Mi dispiacerà soltanto di lasciare mia sorella, perché anche lei è malata e soffre quanto soffro io». Stefano Gheller ha spiegato di aver inviato nei giorni scorsi una lettera all’Usl 7 Pedemontana in cui chiede «di attivare con urgenza la procedura prevista per l’accesso legale al suicidio medicalmente assistito». «Ci penso tutti i giorni» spiega. Gheller vuole seguire la strada di Federico "Mario" Carboni, che poche settimane fa è stato accompagnato a una "dolce morte" dopo aver ottenuto il via libera del Comitato etico dell’Azienda sanitaria delle Marche. «Io non desidero morire in questo istante, ma voglio avere il diritto di farlo appena sentirò che è arrivato il momento. La richiesta serve a questo: a fare in modo che tutto sia pronto e nessuno abbia modo di impedirmi di andare fino in fondo». Sulla sua scelta del suicidio medicalmente assistito, Gheller spiega: «Perché in queste condizioni è sempre più difficile andare avanti. Vivo su una sedia a rotelle da quando avevo 15 anni, sono attaccato a un respiratore 24 ore su 24. Quando la mattina mi sveglio, so che potrei morire soffocato dal cibo o da un sorso d’acqua. A me piace andare ai concerti, stare a contatto con la gente, uscire all’aria aperta: lo faccio d’estate, ma d’inverno devo restare chiuso in casa per mesi interi, perché un banale raffreddore potrebbe uccidermi. anno fa avevo deciso di andare in Svizzera, dove l’ eutanasia è già regolamentata. Poi ho pensato che avrei potuto dare un senso alla mia morte se fossi rimasto qui, a lottare con l’associazione Coscioni affinché anche in Italia si possa esercitare il suicidio medicalmente assistito. Lo faccio anche per mia sorella: lei vuole vivere ma, se infuturo dovesse cambiare idea, desidero che sia lasciata libera di scegliere di non soffrire più». «Questa mattina mi ha telefonato il vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol. Mi ha chiesto come stavo e se ero convinto della mia scelta, gli ho risposto di sì; poi mi ha chiesto semi avrebbe fatto piacere una sua visita e quindi tra qualche settimana verrà a trovarmi. Sapeva che ad agosto andrò in vacanza a Bibione e così si è perfino offerto di pagarmi il soggiorno. È una bella persona, il vescovo: non giudica, mi ha fatto sentire compreso -prosegue - Alla presenza di un medico mi verrà messa tra le mani una scatoletta con un pulsante: quando lo premerò mi verrà somministrato un farmaco che mi farà addormentare per sempre, senza soffrire. Può sembrare angosciante, ma devo dire che l’idea non mi terrorizza più di tanto». Marco Cappato, Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, in una nota dichiara: «Siamo vicini a Stefano Gheller, innanzitutto sul piano umano, qualunque dovrà essere la sua decisione. Dal punto di vista giuridico, il caso di Federico Carboni ha dimostrato che, laddove verificate le condizioni stabilite dalla Corte costituzionale, il suicidio assistito è praticabile in Italia. Abbiamo fiducia che il processo di verifica possa avvenire in tempi adeguati, senza quei boicottaggi e ostruzionismi che la Regione Marche ha inferto contro Fabio Ridolfi, Federico Carboni e ora "Antonio", che da4 mesi attende una risposta«.