«In questi giorni molto importanti per il Paese è bene far sentire la propria voce». Francesco Greco, vicepresidente del Cnf, si esprime sul referendum del 12 giugno. «Le mie», premette, «sono considerazioni personali di chi ha a cuore il presente ed il futuro del sistema giustizia». Secondo Greco, il voto di domenica prossima rischia di vedere una scarsa affluenza alle urne. «Cè stata dice - una volontà politica chiara, volta a fare di tutto per impedire il raggiungimento del quorum. Io mi auguro che fallisca questo intento di boicottaggio del referendum». Il termine boicottaggio, usato non a caso dallavvocato Greco, indica una critica ben precisa rispetto alla rotta, altrettanto precisa, tracciata nei mesi scorsi. «Il fatto che sia stato stabilito un solo giorno per votare afferma è già un aspetto molto singolare. Le scuole sono già chiuse e non cera motivo per svolgere il referendum in un solo giorno. Inoltre, ci sono state alcune operazioni. La Corte costituzionale ha certamente disinnescato il referendum nel momento in cui non sono stati ammessi i tre quesiti fondamentali, che avrebbero portato la gente a votare. Mi riferisco a quelli sulleutanasia, sulla responsabilità dei magistrati e sulla cannabis». Nel merito Greco espone il suo orientamento. «Le motivazioni commenta - che vengono date dai sostenitori del no sono risibili. Prendiamo, per esempio, il quesito sul voto degli avvocati nei Consigli giudiziari. La magistratura spende largomentazione riguardante gli avvocati che potrebbero essere risentiti verso il magistrato e quindi potrebbero far prevalere le ragioni proprie. Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad una cosa gravissima e lavvocato dovrebbe risponderne da un punto di vista disciplinare, deontologico e, forse, anche da un punto di vista civile. Non si può sostenere questo tipo di impostazione, temendo di imbattersi in un avvocato mascalzone. I Consigli giudiziari, è bene ribadirlo, sono composti dal presidente della Corte dappello, dal procuratore generale della Corte dappello, da un rappresentante della magistratura giudicante, in genere il presidente del Tribunale, da un rappresentante della magistratura requirente, in genere il procuratore della Repubblica, da professori universitari e da uno o due avvocati. Quella degli avvocati è una percentuale minoritaria e mi chiedo come possa interferire nella valutazione dei giudici e nelleventuale giudizio che lavvocato scorretto dovesse dare per rifarsi su un magistrato. Cosa inverosimile, se non in casi patologici». La verità, a detta di Francesco Greco, è unaltra: «I Consigli giudiziari non sono altro che sedi decentrate del Csm. E anche in questa sede si vogliono far prevalere le correnti. Non si vuole che gli avvocati abbiamo contezza e conoscenza dei sistemi di gestione delle stesse correnti, che sono il vero lato patologico della organizzazione della magistratura». Sul quesito riguardante il Csm lavvocato Greco ritiene che «non è certamente leliminazione del numero dei voti necessari per potersi candidare la soluzione ai problemi dellorgano di autogoverno della magistratura». «La vera soluzione dice passa per leliminazione delle correnti. Bisogna impegnarsi e trovare un sistema per vietare il correntismo». Il voto di domenica è importante per cercare di risolvere alcune questioni che si ripercuotono sulla vita di tutti i cittadini, senza tralasciare la dignità professionale degli avvocati. «A chi mi domanda conclude Greco che cosa voterò e mi chiede un consiglio sui cinque quesiti referendari rispondo in questo modo. Se per te la giustizia funziona, nonostante lItalia abbia avuto decine e decine di condanne dallUnione europea, vota no. Se per te la giustizia non funziona e ha bisogno di una effettiva ristrutturazione, vota sì. Con la consapevolezza che questi quesiti non risolveranno i guai e i problemi della giustizia italiana, ma costituiranno un punto di partenza perché il Parlamento metta mano seriamente alla riforma della giustizia e non attraverso le riforme dei codici di rito. Tutti i ministri, negli ultimi dieci-quindici anni si sono fatti la propria riforma. Ogni ministro che viene si fa la sua riforma del codice in un percorso che il più delle volte finisce su un binario morto. Occorrono invece interventi riformatori che mirino allefficienza. Principio dimenticato nel nostro sistema giuridico, quando in ogni organizzazione, lavoro, struttura o consesso umano lefficienza è un parametro fondamentale».