Quella che doveva essere unintervista e che invece nei fatti si è trasformata in un monologo del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, su Rete4 a Zona bianca ha scatenato un terremoto contro Mediaset, e anche a livello internazionale. Se Israele ha convocato lambasciatore russo definendo «oltraggiose» le parole del capo della diplomazia di Mosca, che senza essere contraddetto ha dichiarato che «anche Hitler era ebreo» e che «gli ebrei sono gli antisemiti peggiori», è tutta la politica, con gradazioni diverse, a condannare laccaduto. Per il segretario del Pd, Enrico Letta, gli oltre 40 minuti di intervento di Lavrov sono «unonta» e «un danno a tutta Rete4, tutta Mediaset e allItalia intera». Secondo il capo del Nazareno «tutta Europa non parla daltro che di un Paese, che non è un piccolo paese ma un grande Paese europeo, che non può permettersi di avere una grande tv nazionale che trasmette uno spot di propaganda intollerabile, insopportabile contro un Paese bombardato con con frasi ignobili su Hitler e gli ebrei». Per poi chiedere che si faccia luce su come sia potuto accadere un fatto del genere. «Chiedo veramente e con grande forza che la vicenda non termini qui, a me scandalizza - ha concluso - Quella roba non ci rappresenta, non centra niente con lItalia che sta chiaramente dalla parte degli aggrediti e non dalla parte di un popolo aggressore che sta commettendo crimini di guerra». E se per Conte e il Movimento 5 Stelle quelle di Lavrov sono state «affermazioni inaccettabili e deliranti», anche il centrodestra gli punta il dito contro, cercando tuttavia di distinguere il messaggio dal messaggero. O almeno da chi lha ospitato. «Dopo le bestialità affermate su Rete4 dal ministro russo Lavrov, che ha ripetuto le vergognose tesi della propaganda russa, gli italiani hanno ben compreso quanto siano insensate le giustificazioni del governo russo sullinvasione in Ucraina - ha commentato infatti la presidente di Fratelli dItalia, Giorgia Meloni - Non può essere data a Mediaset la responsabilità di tali affermazioni: se oggi gli italiani comprendono meglio le ragioni per le quali è necessario difendere lUcraina è anche grazie alla libertà di stampa e di parola, che in Italia sono diritti costituzionali garantiti». Sulla stessa lunghezza donda anche la Lega, secondo cui «un conto è criticare, duramente e giustamente, le dichiarazioni di un ministro straniero come Lavrov» mentre «altro conto è attaccare una grande e libera televisione nazionale, e con lei migliaia di giornalisti e professionisti». Secondo il carroccio «la censura va combattuta allestero e non è auspicabile e augurabile in Italia». Il caso è finito anche allattenzione del Copasir, per bocca del suo presidente, il meloniano Vito Urso. «Lintervento di Lavrov, per le modalità in cui è avvenuto e per la montagna di fake news che ha propinato, conferma le nostre preoccupazioni», ha detto Urso ricordando le audizioni già previste anche per i vertici Agcom e Rai. «Peraltro lo avevamo evidenziato nelle nostre relazioni al Parlamento sulla modalità con cui la Russia agisce per condizionare le democrazie occidentali, di cui la disinformazione è uno dei principali strumenti, come la guerra cibernetica e lo spionaggio», ha sottolineato. Ma è arrivata anche la difesa sia da parte di Mediaset sia di Giuseppe Brindisi, conduttore di Zona Bianca. Secondo il quale «lintervista a Lavrov è una medaglia». Brindisi si dice «pronto a intervistare anche Putin», spiega che il suo augurio di buon lavoro al capo della diplomazia di Mosca era «dovere di ospitalità» e attacca chi lo accusa. «Sarei anche io invidioso di chiunque lo avesse portato in televisione», conclude. La difesa dellazienda è arrivata per bocca di Mauro Crippa, direttore generale dellinformazione di Mediaset. «Lintervista al ministro degli Esteri russo è un documento che fotografa la storia contemporanea - ha detto Crippa - Ai critici un tanto al chilo consigliamo la visione delle programmazioni di reti, tg e speciali Mediaset sulla guerra in Ucraina: ne trarranno facilmente la conclusione che lazienda ha ben chiaro chi ha voluto e cominciato questo conflitto».