La relazione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Genova, Luigi Cocchi, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022 Le criticità della giustizia, già segnalate negli interventi svolti in questa cerimonia negli anni precedenti, sono state aggravate dalla prosecuzione della pandemia Covid nel 2021.La protrazione di detta pandemia ha comportato la necessità di adozione di continui interventi normativi finalizzati a far fronte alla situazione emergenziale, peraltro connotati, come anche quelli del 2020, da scarsa chiarezza e soprattutto di difficile e non univoca applicazione, con conseguente differenziazione nei regimi di attività tra uffici giudiziari ed all’interno degli stessi. L’utilizzo di soluzioni tecniche per sopperire all’esigenza del contrasto del virus, improntate su regimi processuali urgenti e che oggi si tenderebbe ad esportare e ad introdurre a regime nell’ambito delle riforme processuali in corso, non è peraltro né stato risolutivo di dette criticità, né appare soddisfare completamente le esigenze difensive delle parti. In sintesi, le criticità già presenti sulla funzionalità del servizio si sono acuite e rimangono gravissime in termini di efficienza e di contenimento dei tempi dei processi.

Le riforme

Anche in considerazione dell’approvazione del PNR lo Stato Italiano ha assunto l’impegno ad adottare riforme consistenti sul sistema giustizia al fine di riportare il servizio a standards propri dei paesi dell’Unione. Il giudizio dell’Avvocatura, le cui rappresentanze istituzionali non sono state coinvolte e consultate, nonostante le promesse del Ministro della Giustizia (intervenuto al Congresso Nazionale del 22.7.2021), è nel senso che le riforme avviate non siano idonee e suscettibili di superare dette criticità, per scelte di fondo operate. In una fase, in cui la crisi della giustizia rinviene la sua causa fondamentale nella diastasi tra domanda di giustizia dei cittadini e offerta di giustizia dello Stato, appare non condivisibile - ad esempio - il tentativo di degiurisdizionalizzazione della giustizia civile mediante la eccessiva spinta verso strumenti alternativi (ADR) che già hanno dimostrato la loro inefficacia deflattiva, ovvero quella della istituzione degli uffici del processo, con l’assunzione di 16.500 addetti, e non anche l’adeguato ampliamento del ruolo dei magistrati ordinari ed il reperimento di risorse strumentali adeguate a soddisfare la domanda di giustizia. Analoghe critiche appaiono rivolgibili al progetto di riforma del processo penale, nel quale - ad esempio - è prevista l’introduzione di strumenti deflattivi quale l’improcedibilità processuale dell’appello, equivalente ad una prescrizione processuale non risolutiva del problema della durata dei processi. Né appare neppure avviata la riforma dell’ordinamento giudiziario resa necessaria dalla esigenza di superare le criticità generate da eventi che hanno suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica sul servizio giustizia.

La situazione della giustizia nel Distretto

L’attività giudiziaria del Distretto ha subito il riflesso delle criticità, a cui si è sopra accennato e di quelle conseguenti alla prosecuzione della pandemia e dei limiti all’attività da essa indotti.Le risalenti criticità hanno assunto ancora maggior rilievo alla luce della nota insufficienza ed inidoneità del Palazzo di Giustizia, che ha portato a dover gestire anche questioni di assoluta rilevanza mediante soluzioni estemporanee e inadeguate.

Prospettive

L’Avvocatura, che da tempo richiede anche una riforma della sua legge professionale, per adeguarla alle legislazioni dei paesi dell’Unione Europea, si augura che, superata la pandemia, anche alla luce delle esigenze imposteli ex externo si ripensi alle necessità del servizio giustizia e si aviino riforme dei processi in grado di soddisfare effettivamente, concretamente e tempestivamente le esigenze di giustizia reclamate dai cittadini.