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Giorgio Parisi
«Non me l’aspettavo però un po' sapevo che era possibile e per questo mi ero tenuto il telefono vicino perché i premi possono essere come le ciliegie che, come si dice, "una tira l’altra"». Scherza così il fisico italiano Giorgio Parisi che ha appena ricevuto il Premio Nobel per la Fisica 2021. Parisi, infatti, tra gli altri riconoscimenti ottenuti nella sua carriera, lo scorso 22 settembre era entrato a far parte della Clarivate Citation Laureates come studioso tra i più citati al mondo nelle pubblicazioni scientifiche, conquistandosi così una sorta di ’nomination’ per Nobel di cui oggi é stato insignito. «Le persone che lavorano nella scienza devono essere ascoltate dalla politica. Questo è estremamente importante», commenta Parisi dopo l'importante riconoscimento dell'Accademia svedese. Invitato a rivolgere un messaggio ai giovani che si avvicinano alla scienza e alla ricerca, Parisi aggiunge: «Ognuno deve capire che talenti ha. Quello che è importante è che ciascuno di noi sviluppi i propri talenti in maniera tale da poter dare il meglio di sé». «Il futuro si fa con la ricerca scientifica. Ci sono Paesi che in proporzione al reddito spendono più dell’Italia. Spero che questo Nobel possa essere utile anche per spingere l’Italia a spendere di più e a investire nella ricerca». Giorgio Parisi vince il premio Nobel perla Fisica 2021 assieme a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann «per i loro studi sui fenomeni caotici e apparentemente casuali». Un premio conferitogli per i suoi contributi rivoluzionari alla teoria dei materiali disordinati, dei processi casuali «per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria». Professore emerito di Sapienza Università degli Studi di Roma, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 2018 al 2021, Giorgio Parisi è un simbolo della Fisica in Italia ed un vero portavoce della Scienza nel mondo. Nato a Roma nel 1948, Parisi si è laureato in Fisica all’Università La Sapienza di Roma nel 1970,sotto la guida del professore Nicola Cabibbo, con una tesiriguardante il bosone di Higgs. La sua incredibile carriera da ricercatore è iniziata al Consiglio Nazionale delle Ricerche(CNR) per poi proseguire presso i Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).Forte anche il suo contributo fuori dall’Italia con collaborazioni presso la Columbia University, l’Institut des Hautes Ètudes Scientifiques e l’Ecole Normale Superieure de Paris. Le sue attività di ricerca sono state in particolare nel campo della fisica statistica, della teoria dei campi, della fisica delle particelle, della meccanica statistica e della materia condensata. La lista dei successi, dei risultati e dei premi durante la sua carriera è davvero lunga, tra cui la Medaglia Boltzmann nel 1992, la Medaglia Dirac nel 1999, il premio Galileo nel 2006, la Medaglia Max Planck nel 2010, il Premio Wolf per la Fisica nel 2021 ed oggi il Premio Nobel perla Fisica. Nel corso della sua carriera è stato anche Presidente dell’Accademia dei Lincei e non ha mai perso l’occasione per far valere il suo prestigio scientifico a favore della ricerca e in particolare della ricerca di base e per favorire il dialogo tra scienza e società. Numerose sono statele iniziative politiche in questo senso: editoriali, ricerche, e da ultimo durante l’emergenza Covid anche diversi interventi tesi a favorire un corretto utilizzo dei dati della pandemia. Con il Premio Nobel per la Fisica di oggi a Giorgio Parisi è la sesta volta in cui alla ricerca italiana viene conferita la più alta onorificenza per la Fisica. Ed è anche la terza volta che un fisico, di quella che ormai è universalmente nota come «la scuola Romana», viene insignito di questo prestigioso riconoscimento. Quello assegnato a Giorgio Parisi, allievo di Nicola Cabibbo che il premio Nobel se lo vide letteralmente scippare, è il terzo Nobel made in Roma. Non a caso oggi gli studenti della facoltà di fisica hanno esposto lo striscione «It’s Coming Rome» per celebrare il loro professore. La storia della scuola romana ha le sue radici proprio agli inizi degli anni ’30 nei locali di via Panisperna al quartiere Monti a Roma, proprio nei pressi del Palazzo del Viminale. I locali di quella storica sede sono stati restaurati e ora sono la sede del Centro Ricerche Enrico Fermi (Cref) che ospita anche un bellissimo museo dedicato al grande scienziato italiano. È in questa sede infatti che Enrico Fermi raccolse intorno alle sue attività di ricerca un consistente gruppo di ricercatori e collaboratori che, nel corso delle loro attività segnarono lo sviluppo della fisica mondiale. Sono proprio il fisico italiano Fermi ed il suo team, soprannominato i «ragazzi di via Panisperna», che nel 1934 utilizzarono neutroni per bombardare atomi di uranio e innescarono, il 22 ottobre 1934, la prima fissione nucleare artificiale di un atomo di uranio. Tra quei ragazzi nomi destinati a entrare nella storia della fisica: Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo, Oscar D’Agostino ed Ettore Majorana. Durante gli anni delle leggi razziali e con lo scoppio della guerra il gruppo si disperse, ma proprio a Roma un gruppo di ricercatori composto da Marcello Conversi e Oreste Piccioni a cui poi si aggiunse anche Ettore Pancini, riuscì, anche sotto i bombardamenti e durante l’occupazione nazista a compiere esperimenti chiave nella misurazione dei raggi cosmici. Si trattò di studi fondamentali che gettarono le basi per la fisica delle alte energie e chiarirono il ruolo del muone. Questi esperimenti ebbero una rilevanza tale da essere stati citati almeno 5 volte nelle motivazioni di altrettanti Premi Nobel per Fisica. Il Secondo Premio Nobel della scuola romana arriva solo alla fine degli anni ’50. Nel 1959 a vincerlo fu proprio uno dei «ragazzi di Via Panisperna», Emilio Gino Segrè che lo vinse insieme allo statunitense Owen Chamberlain «per la scoperta dell’antiprotone». La scuola romana si trova di nuovo vicinissima al Nobel nel 2008. Stavolta è la storia di un vero e proprio premio mancato. È quello che non venne assegnato auna delle colonne della scuola romana di fisica del dopoguerra, Nicola Cabibbo. Quell’anno infatti l’Accademia delle Scienze di Scienze di Stoccolma prese la bizzarra decisione di conferire il premio a Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, ricercatori giapponesi il cui merito era quello di aver sviluppato le idee di Cabibbo, lasciando però fuori dall’onorificenza il professore romano. Con il Premio Nobel di oggi assegnato a Giorgio Parisi, allievo diretto di Nicola Cabibbo, il cerchio si chiude.