Nessun riscontro alle dichiarazioni rese dall’ex pm Maurizio Musco, amico di Piero Amara. Con queste motivazioni, la procura di Perugia, coordinata dal procuratore capo Raffaele Cantone, ha chiesto al tribunale dei ministri di archiviare il procedimento penale a carico dell’ex ministro della Giustizia, Paola Severino, e dell’ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, inizialmente posti sotto indagine per il reato di abuso d’ufficio. Questo filone investigativo rientra quindi nel capitolo più ampio che riguarda la presunta “Loggia Ungheria”, di cui ha parlato l’ex legale dell’Eni, Piero Amara, oggi in carcere e accusato dalla procura di Potenza di corruzione in atti giudiziari. Gli accertamenti investigativi nei confronti della Severino e di Vietti sono durati per mesi nel segreto più totale. Musco, espulso nel 2019 dalla magistratura, aveva detto che i due indagati si erano adoperati per favorire la Marcegaglia, ex presidente di Confindustria, nella realizzazione di una discarica, riconducibile al gruppo industriale milanese. Secondo l’ex pm, Severino e Vietti si sarebbero mossi per far trasferire Musco, visto che aveva aperto un’inchiesta sulla discarica. «Il ministro Severino formulava richiesta di trasferimento dichiarando contrariamente al vero che in quel momento esistessero cointeressenze economiche tra me e l’avvocato Amara» aveva scritto in un esposto l’ex pm Musco. Per la procura di Perugia, però, l’ex Guardasigilli non c’entra nulla, in quanto la procedura disciplinare contro Musco è durata otto anni, con tre diversi consigli del Csm intervenuti sul caso in esame «con relatori che non risultano avere alcun rapporto con la professoressa Severino» e inoltre che «l’onorevole Vietti non ha più alcuna carica dal 2014». Quindi, Cantone si è chiesto, dopo aver rilevato i giudizi della Cassazione con diverse composizioni collegiali «come avrebbe potuto il ministro Severino o i suoi asseriti sodali riuscire a influenzare le decisioni di tanti giudici?». Insomma, Severino e Vietti, secondo il pm umbri, non fanno parte della presunta “Loggia Ungheria”. «L’ufficio non ha ritenuto di procedure all’iscrizione dei due come adepti dall’Amara per violazione della legge Anselmi».