Il ritorno di Luca Palamara. L’ex magistrato, radiato dal Csm, dopo l’inchiesta della procura di Perugia, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Cultura identità”, tuona contro chi l’ha costretto a lasciare la toga. L’ex pm della procura di Roma, tuttavia, vuole intraprendere una nuova carriera: quella politica. E’ candidato infatti alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati per i cittadini residenti a Primavalle, Boccea, Trionfale, Aurelio, Bravetta, Pisana, Casalotti, Montespaccato, Casetta Mattei, Corviale.

Le parole di Luca Palamara

«Io fuori dalla magistratura? Non è una cosa definitiva. Porterò all' attenzione dell'Europa la mia vicenda. Le sentenze si rispettano, ma questa sentenza non la condivido perché ritiene illecita la cena per il procuratore di Roma, mentre ritiene lecita la cena per il presidente del Csm Ermini, nonostante le persone a quei due tavoli fossero le stesse. È una ingiusta disparità di trattamento». Poi spiega i motivi che lo hanno portato a scrivere il libro “Il Sistema” con il giornalista, Alessandro Sallusti. «Per un dovere di verità e di chiarezza ho ritenuto di dover raccontare il funzionamento dei meccanismi interni alla magistratura, il ruolo delle correnti e gli accordi che precedono le nomine squarciando il velo di ipocrisia che aveva caratterizzato la vicenda che mi ha riguardato. In queste settimane di intensa campagna elettorale ho battuto in lungo e in largo il territorio per far conoscere la mia storia e ho trovato che molte persone già la conoscevano e mi facevano domande ed erano interessate a saperne di più».

Lo scontro con l'ex presidente della Repubblica

L’intervista, infine, ricade sulle parole del compianto presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che tanti anni fa a Skytg24 criticò Palamara. «Con il senno di poi quelle osservazioni che faceva il Presidente Cossiga volevano in realtà essere uno stimolo di critica allo sconfinamento dell'attività giudiziaria sul terreno della politica. In quel momento però per rispetto decisi di non replicare al Presidente Cossiga sapendo che era solito eccedere nelle sue esternazioni». E aggiunge: «Nonostante formalmente difesi la magistratura che rappresento, di fatto le affermazioni di Cossiga furono per me una sferzata a riflettere sulle ragioni per cui la magistratura appariva agli occhi esterni eccessivamente politicizzata».