La Corte suprema del Brasile (Supremo Tribunal Federal - Stf) ha annullato tutte le condanne per corruzione nei confronti dellex presidente Inacio Luiz Lula da Silva, restituendogli definitivamente i diritti politici e la possibilità di candidarsi nuovamente ad elezioni. La delibera dellStf, con otto voti a favore e  tre contrari, ha convalidato in questo modo la sentenza di marzo del giudice della Corte, Edson Fachin, dove si affermava che i quattro processi per corruzione aperti contro Lula erano stati ingiustamente assegnati alla giustizia di Paranà, annullandone di fatto gli effetti. Una sentenza che non avrebbe avuto bisogno di ulteriori conferme a meno che, come successo, non fosse stato lo stesso magistrato a chiederlo. Spinto dai ricorsi presentati dalla procura generale e dai legali dellex presidente, Fachin ha quindi deciso di far riesaminare la questione, investendo la Corte nella sua totalità. Nella prima sentenza di marzo Fachin aveva certificato che i casi di corruzione attribuiti a Lula - tra cui il caso "Guarujà", una villetta sul mare che una impresa edile avrebbe ristrutturato e consegnato a Lula in cambio di favori politici - non potevano essere giudicati dal tribunale di Paranà perchè non collegati alle indagini «Lava Jato». Il caso era quindi stato automaticamente rimesso alla giustizia del Distretto federale di Brasilia, in attesa di capire quale fosse il "giudice naturale". Nel frattempo la procura aveva rivendicato la liceità della scelta di attribuire il caso alla corte di Paranà, chiedendo perciò che lesito delle sentenze sia ritenuto valido. La difesa di Lula aveva invece sollevato eccezione su un altro dettaglio della sentenza di marzo. Facendo cadere le condanne sul leader del Partito dei lavoratori, Fachin aveva anche chiuso i ricorsi presentati contro il giudice che le aveva firmate, quel Sergio Moro "star" dei processi anti corruzione poi divenuto ministro della Giustizia nel governo di Jair Bolsonaro.