Ancora scontri con la polizia alla manifestazione non autorizzata di oggi a Roma indetta dal comitato “IoApro”, formato da ristoratori e commercianti. Come una settimana fa, anche questa volta gruppi di estrema destra hanno preso il controllo delle proteste, trasformando ben presto l’iniziativa dei circa 800 esercenti in un tentativo di forzare il cordone di agenti a protezione delle sedi istituzionali. Lo scontro ha avuto luogo in piazza San Silvestro, dove i manifestanti hanno lanciato petardi e bottiglie contro la polizia in assetto antisommossa, che ha risposto con cariche di alleggerimento e idranti. Alcuni di loro si sono presentati ammanettati, come simbolo, hanno detto, degli «arresti domiciliari ai quali siamo costretti da un anno», intimando alle dimissioni la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Tra loro anche Momi El Hawi, pizzaiolo di Firenze e uno dei leader del movimento. Altri hanno scandito il coro «libertà, libertà», con in testa Luca Marsella, militante di Casapound che dopo l’interdizione di piazza Montecitorio per la manifestazione ha spiegato di «restare al fianco del nostro popolo in lotta, aldilà di mistificazioni e strumentalizzazioni». [caption id="attachment_337326" align="aligncenter" width="540"]  [/caption] I militanti di Casapound, circa una cinquantina, con bandiere italiane in mano hanno tentato di forzare il cordone lanciando diversi fumogeni e alcune bombe carta, ma sono stati criticati con altrettanti cori dai manifestanti più pacifici. Negli scontri, un ragazzo è rimasto ferito alla testa da una bottiglia. Le persone in protesta sono arrivate da diverse parti d’Italia ma molti autobus sono stati fermati prima di raggiungere Roma. Intorno a mezzogiorno sedici ristoratori e fieristi giunti in nave da Palermo con tanto di autocertificazione sono stati identificati dalla polizia alla stazione Termini e poi lasciati andare, mentre alle 14 un pullman con 39 persone provenienti da Bologna è stato intercettato al casello di Roma Nord. «Siamo qui solo per dire che vogliamo lavorare, è un nostro diritto», hanno scandito alcuni dei manifestanti riusciti ad arrivare nella Capitale. «Non siamo partite Iva, siamo persone, siamo famiglie - ha detto un manifestante arrivato da Napoli - non siamo delinquenti ma persone che lavoravano 14 ore al giorno». E che ora, in attesa delle riaperture, faticano a far sentire la propria voce perché coperta da quella degli estremisti.