Senatore Stefano, qual è la linea del partito dopo la proposta di un Conte ter fatta da Zingaretti a Mattarella? La posizione espressa dal Pd è cosa ben nota. Dall’inizio di questa crisi, ci siamo mossi con concreto senso di responsabilità, seguendo come sempre solo l’interesse del Paese. Ovvero rimettere in sesto la vecchia maggioranza allargandola a singole personalità dichiaratamente e marcatamente europeiste. La stagnazione della crisi è un rischio sempre più evidente, soprattutto per la nostra economia nazionale. La mia preoccupazione è per i tempi di esame parlamentare e quindi di aggiustamento del Recovery Plan, che a un certo punto dovrà essere inviato in Europa. Non ci possiamo certo permettere il lusso di mancare un’occasione storica. Crede sia giusto continuare a insistere sul nome di Conte che in fondo ha guidato il primo governo populista d’Europa con Lega e M5s? La politica è fatta anche di evoluzioni. Conte è stato anche l’uomo che in Europa ha difeso caparbiamente gli interessi dell’Italia, portando a casa certamente grazie anche all’impegno di altri un Recovery Plan importantissimo. Da parte mia non c'è nessun atteggiamento fideistico nei confronti del presidente del Consiglio, semmai una scrupolosa e obiettiva valutazione degli equilibri esistenti in questa legislatura. Ma sareste disposti a dialogare nuovamente con i renziani? La mia personale posizione, e poi quella del Pd, è stata quella di contribuire a superare tutti i dissapori nella maggioranza, compresi quelli con IV, per arrivare a un patto di legislatura. L’Italia non ha smesso di aver bisogno di istituzioni stabili e di maggioranze coese. Un mandato esplorativo potrebbe servire per tentare una rappacificazione tra Conte e Renzi? Penso e spero di sì, ma non posso interpretare o addirittura sostituirmi ai poteri esclusivi del capo dello Stato. Com’è naturale ci rimetteremo alle sue decisioni. E un governo istituzionale o “Ursula”, magari con una donna alla guida come ha chiesto Emma Bonino? Con tutta la simpatia che ho per Emma Bonino e per la sua bellissima storia politica, trovo fuori dalla messa a fuoco della situazione attuale il toto nomi che è in corso. Non credo che potremmo sopportare a lungo i costi di una crisi al buio. Non anticipo nulla quindi e non precludo alcuna possibilità futura. Se si lavora seguendo esclusivamente l’interesse migliore per l'Italia, gli accordi poi si trovano. Certo le posso fissare un no granitico in questo momento: ed è quello verso maggioranze fragili e litigiose. Magari può andare bene una volta, ma alla fine non si governa. Con quello che ci aspetta nel 2021 è da matti solo pensarlo. Vale lo stesso per le cosiddette “larghe intese” ? Anche questa è una responsabilità che spetta al capo dello Stato. Io mi limito a dirle che con questa Lega, così platealmente anti europeista, non vedo proprio possibili le minime intese, figuriamoci le larghe. Sarebbe già tanto, le dico la verità, se si riuscisse ad avviare in Parlamento un dialogo fattivo e costruttivo tra maggioranza e minoranze, ma anche quello è più volte fallito, anche per le tantissime responsabilità del partito di Salvini.