«Normalmente funziona che se le correnti si accordano su un nome può candidarsi anche Calamandrei, padre del diritto, ma non avrà alcuna possibilità di essere preso in considerazione». Lo racconta Luca Palamara ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm radiato dall'ordine giudiziario per la prima volta nella storia della magistratura, incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti, nel libro "Il Sistema - Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana", in uscita oggi per Rizzoli. «La verità è che dietro ogni nomina c'è un patteggiamento che coinvolge le correnti della magistratura, i membri laici del Csm e, direttamente o indirettamente, i loro referenti politici, e ciò è ampiamente documentabile», racconta l'ex magistrato. «Possono cambiare gli equilibri tra le correnti, esattamente come cambiano in politica all’avvicendarsi, per via naturale e democratica o traumatica, dei leader dei partiti. Vuol dire che per diventare procuratore dovrai passare non più sotto le forche caudine di Palamara e Ferri e Cascini, ma sotto quelle, per fare un esempio, di Davigo e Di Matteo. La ruota gira ma non diventerà mai quadrata», aggiunge Palamara.  «Legnini mi insulta» «Dopo la votazione al Csm che incorona Fuzio raggiungo il vicepresidente Legnini a Chieti per partecipare a un convegno. Mi insulta, si sfoga: "Tu mi hai umiliato agli occhi del Quirinale, penseranno che io non conto nulla, non finirà qui"», scrive Palamara. «Il pontiere tra magistratura e politica» «Io per natura sono un pontiere, colui che crea ponti tra quel sistema - il sistema di potere della magistratura - e la politica». «Renzi e Lotti - aggiunge Palamara - hanno il potere politico, io le conoscenze e un bel pacchetto di voti da mettere sul tavolo delle nomine che contano in magistratura. Quando nel dicembre del 2010 si parla di un possibile patto tra la magistratura e Gianfranco Fini, ben visto dal Colle, non si va lontano dalla verità». «Con lui, in quel momento presidente della Camera, troviamo un'inaspettata sponda in campo avverso, quello del centrodestra di cui lui è il numero due dopo Silvio Berlusconi - spiega l'ex pm - Abbiamo più di un incontro, ci rassicura che con lui a dirigere la Camera non varerà nulla di sgradito ai magistrati. Tra noi certamente c'è un buon feeling che diventa collaborazione attiva nel fornirgli pareri e spunti per emendare leggi che, direttamente o indirettamente, riguardano il nostro mondo». «I casi di Luigi De Magistris, di Clementina Forleo, di Antonio Ingroia, di Alfonso Sabella e Antonio Sangermano, per citare i più noti, dimostrano che se sfidi il Sistema sei fuori, indipendentemente dal fatto che tu abbia ragione o torto. E io lo so bene perché c’ero: in quel momento il Sistema ero io», prosegue Palamara, che aggiunge: «De Magistris ha ragione quando dice che un’azione punitiva di quel genere nei confronti di un magistrato non c’era mai stata». Quando il Csm apre un fascicolo che di lì a pochi mesi porterà al trasferimento di Luigi de Magistris, «io mi consulto sia con i miei sia con il Quirinale. E succede che, per la prima volta nella sua storia, almeno recente, l’Anm prende le distanze dall’operato di un pubblico ministero. Il comunicato lo feci io insieme a Giuseppe Cascini, fu un atto sofferto ma di coraggio, rompeva il dogma secondo cui un pm va difeso sempre e comunque. E su questo ebbi la spinta di Cascini, cioè dell’ala sinistra della magistratura, una spinta che mi lasciò molto stupito», prosegue  l'ex togato. «La magistratura segue le stesse logiche della politica» Quindi l'affondo: «La magistratura segue le stesse logiche della politica, a volte addirittura le anticipa. Solo con Berlusconi non è avvenuto». «Magistratura democratica è l’embrione del sistema», spiega Palamara raccontando il suo ingresso in Md: «Noto una cosa: la maggior parte dei colleghi che contano sono iscritti a Magistratura democratica, la corrente di sinistra della magistratura». A un certo punto «capisco che ho bisogno di una protezione e per questo mi iscrivo alla corrente di Magistratura democratica. Ecco, in quel momento, anche se ancora non ne ho piena coscienza, varco la porta ed entro nel "Sistema"». Poi, compreso che Md è una «corrente ideologica e non scalabile con la mia storia», matura la scelta di passare a Unicost. «Se sei collaterale al Pci-Pds-Pd sei un sincero democratico e un magistrato libero e indipendente; se sei collaterale a Renzi via Lotti, a Berlusconi via Nitto Palma o a Salvini via non so chi, allora sei un traditore dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e devi essere cacciato come infame», prosegue. «Il sistema è rodato - conclude -  e si inceppa raramente, tipo quando sul tavolo viene messo il nome del cosiddetto "impresentabile", che il più delle volte però la sfanga perché il proponente minaccia di dichiarare "impresentabile" uno dei tuoi e ci si infila in un tunnel senza fine. Questo per dire…».