È morto a 96 anni Emanuele Macaluso, storico dirigente del Partito comunista italiano. Nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924, Macaluso è stato parlamentare dal 1963 al 1992. Fu anche direttore de L’Unità dal 1982 al 1986. «Si è spento il faro. Resta la scintilla. Per quel poco di luce che ha fatto o che farà, nella mia vita, la luce è sua», scrive il ministro per il Sud, Peppe Provenzano, annunciando la sua morte. L’aula del Senato, dove stamattina si vota la fiducia al governo, ha osservato un minuto di silenzio su richiesta del capogruppo Andrea Marcucci. «Sicuramente fisseremo una giornata per poterlo commemorare qui in Senato», ha specificato la presidente Elisabetta Casellati. «Anche chi non ne ha condiviso le idee può convenire che sia stato un grande protagonista della vita politica e culturale italiana», è il ricordo di Giuseppe Conte. Macaluso iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del Pci. In quella segreteria, oltre a Palmiro Togliatti e Macaluso, c’erano Longo, Amendola, Pajetta, Berlinguer, Alicata e Natta.  Macaluso era nato a Caltanissetta nel 1924, il padre era un operaio delle ferrovie e la madre una casalinga. Si iscrisse clandestinamente al Pci già nel 1941, a soli 17 anni, nel pieno della seconda guerra mondiale. E all’impegno politico coniuga quello sindacale: attivissimo come dirigente della Cgil, ne diviene segretario regionale in Sicilia nel 1947, l’anno insanguinato dalla strage di Portella della Ginestra. Quattro anni più tardi è eletto deputato regionale siciliano per il Partito comunista, incarico che manterrà per tre legislature. In Sicilia, nel 1958 è l’artefice di uno scacco alla Dc rimasto nella storia. Macaluso riesce a convogliare sulla candidatura alla presidenza della Regione del democristiano Silvio Milazzo i voti di partiti di sinistra e di destra, ma anche quelli di fuoriusciti democristiani, mettendo così in minoranza il candidato ufficiale della Dc. Una mossa spregiudicata, che molti criticheranno, ma che riceve il plauso di Togliatti. Quell’operazione politica orchestrata da Macaluso rimase epocale, tanto che derivò il vocabolo «milazzismo», rimasto a lungo in auge nel linguaggio della politica italiana. Esponente della destra del partito, i cosiddetti ’miglioristì, entra nella direzione del Pci nel 1960 e tre anni dopo è chiamato in segreteria ed eletto alla Camera dei deputati. Confermato deputato e poi senatore per diverse legislature, terminerà il suo mandato parlamentare nel 1992. L’anno prima aveva aderito al neo-nato Pds, dopo lo scioglimento del Pci. Oltre ad essere stato un politico di primo piano, Macaluso è stato anche un grande giornalista. Terminata la guerra, giovanissimo, collabora con La voce della Sicilia. Dal 1982 al 1986 è direttore dell’Unità; poi nel 1996 fonda il mensile 2Le ragioni del socialismo" e dal 2011 al 2012 è l’ultimo direttore del Riformista. Qui tutto l'archivio dei suoi articoli sul Dubbio (in aggiornamento)