Ci sono notizie che quando le si legge si stenta veramente a crederci e si corre a cercare di verificare se per caso non si tratti di fake news.Ieri è giunta la notizia che il nuovo presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’islandese (ma di origini italiane) Robert Ragnar Spanò nei prossimi giorni si recherà in Turchia e, nell’occasione, accetterà il dottorato honoris causa che gli ha offerto l’Università Statale di Istanbul. C’era di che rimanere allibiti. Si va dunque subito a verificare se la notizia corrisponda al vero su siti affidabili e, purtroppo, corrisponde, sia pure nella forma di “sta valutando di accettare il dottorato honoris causa”. Si poteva discutere dell’opportunità della visita, dovuta e protocollare, in Turchia da parte del Presidente della CEDU, tenendo presente che la Turchia è di gran lunga il paese che dopo la Russia subisce più ricorsi alla CEDU per violazione dei diritti umani (più di 8000 l’anno) ed è quella col maggior numero di inottemperanze alle condanne subite: in questo quadro Spanò forse avrebbe anche potuto rifiutarsi di metter piede in un simile paese. Ma i dovuti equilibri “diplomatici” hanno prevalso. Farlo a una settimana di distanza dalla morte dell’avvocata EbruTimtik veramente sconcerta. Certo, accettare un dottorato honoris causa dall’Università Statale di Istanbul è assolutamente inopportuno, anzi, un insulto o quanto meno un errore.Teniamo presente che i 192 docenti licenziati da quella università all’indomani del tentato golpe del luglio 2016, per motivi politici come oppositori, hanno fatto più o meno tutti ricorso contro il provvedimento di licenziamento in sede amministrativa (una speciale commissione è stata messa in piedi dal governo per questo tipo di ricorsi, ed essa li ha sempre respinti quasi tutti e si contano sulle dita di una mano quelli accettati) e poi in sede giudiziaria e si apprestano a ricorrere alla CEDU o vi hanno già fatto ricorso. E’ evidente che accettare una onorificenza di tal fatta da quella che è o sarà parte in causa nei ricorsi alla CEDU getta ombre fosche sull’iniziativa. Il Presidente della CEDU meglio farebbe ad orientare più onestamente la giurisprudenza della sua Corte Europea stabilendo che il ricorso alla Corte Costituzionale non è necessario per esaurire i rimedi di giustizia interni e poi accedere alla CEDU, soprattutto di fronte alla richiesta di misure urgenti: la Corte Costituzionale in Turchia è dominata dall’esecutivo quasi quanto i Tribunali ordinari e dunque il ricorso ad essa serve solo al governo turco per prendere, anzi per perdere tempo.A questo punto non c’è che da augurarsi che Spanò, res melius perpensa, non accetti l’onorificenza di quella Università, e, se mai dovesse farlo, non ringrazi chi gliela dà ma faccia una bella risciacquata di capo a lei e al governo turco sul tema dei diritti umani. *Osservatore internazionale per l’Ucpi