Per tutti i mesi di lockdown, gli amanti del cinema e gli esercenti si sono fatti la stessa domanda: esisteva un film, un titolo, che avrebbe potuto finalmente segnare la ripartenza, far capire a chi per anni ha svalutato la sala cinematografica che non si può amare il cinema prescindendo dal suo più sacro ed emozionate luogo di fruizione? Che, nonostante i mesi sul divano a godere di buon cinema e grandi show televisivi, c’è bisogno di tornare a sedersi sulle poltrone di un cinema al buio e sotto le luci del grande schermo? La risposta è si, esisteva, esiste ed è Tenet di Christopher Nolan.

Dopo la spasmodica attesa e uno slittamento continuo sulle date d’uscita, il film del regista di Inception ed Interstellar è finalmente in sala da oggi 26 agosto e promette di regalare emozioni dimenticate, sopite anche in chi, come la sottoscritta, fino a febbraio aveva passato più tempo al cinema che a casa propria. Per favorire la ripartenza e instradare anche il più scettico al ritorno in sala anche se per 150 minuti con la mascherina fissa - serve un mix di chiarezza e mistero. Ma come si fa a descrivere un film di Christopher Nolan senza svelare troppo, rischiando di sminuire ogni indizio? Iniziamo dalle cose semplici, dalla trama del film.

Armato solo di una parola, “Tenet”, e in lotta per la sopravvivenza di tutto il mondo, il protagonista è coinvolto in una missione attraverso il mondo crepuscolare dello spionaggio internazionale, che si svolgerà al di là del tempo reale. Basta la sinossi per capire che non c’è nulla di chiaro. All’apparenza siamo di fronte ad un uomo, il protagonista appunto, interpretato da John David Washington, a cui viene dato un gesto e una parola che è la chiave per aprire porte giuste e forse anche qualcuna sbagliata. Con accanto comprimari d’eccezione come Robert Pattinson ( ormai sulla bocca di tutti per il suo imminente Batman), Elizabeth Depicki e un villain tra i più egocentrici della storia del cinema, interpretato da Kenneth Brannagh, il protagonista dovrà cercare di porre fine ad una sorta di guerra fredda “temporale” mascherata da semplice storia di spionaggio. Rubiamo le parole dello stesso Christopher Nolan per provare a chiarire il percorso: «La storia assume l’idea del tempo dal modo in cui lo percepiamo e lo viviamo, facendo interagire elementi di fantascienza con quelli classici dello spionaggio».

Chi lo segue da anni e ama il suo cinema, sa che Nolan ha da sempre a cuore l’analisi approfondita del rapporto tra l’essere umano e il tempo. Con Tenet si ribaltano definitivamente concetti consolidati nella loro sequenza causa- effetto. Siamo noi a dominare tutto, siamo sia causa che effetto. Noi, le nostre intenzioni ed il nostro libero arbitrio facciamo la differenza nel nostro destino personale e in quello collettivo. A differenza di Interstellar e Inception però, per portare avanti questa analisi, Nolan in Tenet sceglie una trama, che per i suoi standard si potrebbe definire lineare o quasi prevedibile. Il regista sceglie di mettere in scena e risolvere con media chiarezza ogni azione e di mantenere delle linee principali e dei ruoli ben precisi per i suoi attori, motori del film, in modo da permettere allo spettatore di “accogliere” dei macro discorsi sul modo in cui guardiamo al passato, viviamo il presente e manipoliamo il futuro. Ecco allora che sarà relativamente facile individuare i buoni ed i cattivi e tutte le microtrame, pur perdendoci nella miriade di intersezioni da fisica quantistica che incontra il cinema d’azione. C’è il villain che vuole tutto per sé e niente per nessuno, c’è l’amico fedele che riserva sorprese, c’è il caro vecchio “arrivano i nostri” che fa sempre bene ai nervi e infine un “rimettere a posto le cose”.

Ma Tenet, come ogni film di Nolan che si rispetti va visto più di una volta per unire tutti i punti e per lasciarsi trasportare veramente da quelle riflessioni. Se potessimo invertire il tempo per rimediare ai danni del passato? Non solo quelli fatti nella vita di tutti i giorni ma quelli enormi fatti ai danni del pianeta? In Tenet si sottolinea spesso come l’ignoranza possa essere veramente un’arma a nostro favore: occhio non vede, cuore non duole? Fa bene non avere consapevolezza della scia che le nostre azioni lasciano nel passato e nel futuro? Nell’abbandonarci al modo in cui Tenet vuole comunicare con la parte più tormentata e intricata di noi stessi, noteremo che anche la più semplice e tesa colonna sonora in realtà nelle sue note nasconde delle voci che cercano di urlare un messaggio, insinuare il dubbio. Girato tra Costiera Amalfitana, Estonia, India, Scandinavia, Danimarca e Stati Uniti, Tenet è anche una festa per gli occhi e un gioco a raccogliere ogni possibile indizio. Impossibile vedere un film di Nolan e capirlo nella sua interezza e il regista è abilissimo nel posizionare spunti per la nostra immaginazione: somiglianze, frasi che nascondono messaggi da decifrare.

Premesso che Tenet ha tutte le carte in regola per trionfare e scuotere gli animi assopiti, se fosse uscito in tempi normali, sarebbe stato accolto come un “bel film” ma non il capolavoro che ci si aspettava da Nolan. Ma, per i tempi che stiamo vivendo, è il film da vedere, senza alcun dubbio. Se non ci si sofferma alla superficie delle cose, poi, Tenet è una stupefacente inversione nel tempo.