Una emittente locale siciliana ha pubblicato qualche giorno fa le immagini dellarresto - per una accusa di corruzione - di Giuseppe Pagoto, che proprio ieri ha consegnato la sua lettera di dimissioni da primo cittadino di Favignana. Sebbene nel video non sia in manette - scrive il direttivo della Camera penale di Trapani - l'uomo è ritratto mentre esce dal palazzo comunale scortato dai finanzieri. Lo si vede mentre viene fatto accomodare sui sedili posteriori della Fiat Brava in stato di custodia". Come raccontato più volte da queste pagine, non è di certo il primo episodio di questo genere, anzi ogni settimana in qualche trasmissione tv assistiamo alla ripetuta messa in onda dell'arresto di qualcuno. Ne abbiamo parlato proprio con il presidente dei penalisti trapanesi, l'avvocato Salvatore Alagna: «Il problema non è se una persona sia colpevole oppure no, ma il rispetto dell'indagato come persona. Anche colui che è accusato dei delitti più aberranti deve essere trattato con umanità, seconda norma». Come ricordano, infatti, sulla loro pagina Facebook i penalisti di Trapani, esiste l'articolo 114 del cpp che vieta la pubblicazione dell'immagine della persone privata della libertà personale: «Chi viene arrestato - prosegue Alagna - ha diritto per legge a non essere ripreso a meno che non presti il consenso. Si tratta di un momento particolare della vita di una persona: sebbene il sindaco non fosse ammanettato era tra due agenti di polizia giudiziaria che lo hanno posto comunque in uno stato di soggezione materiale e psicologica dal quale non ci si può sottrarre. Avere o no le manette fa poco differenza quando l'obiettivo è la tutela della dignità della persona». E poi c'è un altro fattore da considerare, che è il difetto della maggior parte della stampa che si occupa di cronaca giudiziaria: «Sarebbe auspicabile che la stessa attenzione mediatica venisse riservata alla persona qualora risultasse poi innocente. Purtroppo a questo Paese giustizialista importa solo ciò che sostiene l'accusa. Essere destinatari di una ordinanza di custodia cautelare significa per molti già essere automaticamente colpevoli. Come penalisti crediamo fortemente che invece ognuno debba essere giudicato secondo le garanzie previste dall'articolo 111 della Costituzione». Sarebbe altresì importante sensibilizzare i giornalisti su questi aspetti: «Il diritto di cronaca è sacrosanto - conclude Alagna - ma non bisogna alimentare la morbosità del pubblico; al contrario è necessario rispettare la cultura delle garanzie e dello Stato di diritto».