Sceglie la commedia romantica per il suo debutto alla regia Giampaolo Morelli. L’attore sarà il secondo regista a testare l’uscita in digitale con 7 ore per farti innamorare che sarà disponibile per la visione, dal 20 aprile, su Sky Prima Fila Premiere, Rakuten TV, Infinity, Chili e TIMVision. Tratto dall’omonimo romanzo, edito da edizioni Piemme, scritto dallo stesso regista e protagonista del film, 7 ore per farti innamorare è un vero e proprio omaggio alla “rom-com” di stampo anglosassone ma può contare su di una base italiana e napoletana di comicità, ironia, passione e grandi talenti come quelli dei grandi artisti che hanno accompagnato Morelli in questa avventura: Serena Rossi, Vincenzo Salemme, Massimiliano Gallo, Diana Del Bufalo, Raiz,  Antonia Truppo e l’inedito Fabio Balsamo dal gruppo dei The Jackal. Morelli, in un collettivo incontro virtuale, ci accompagna nel racconto di questa sua prima avventura alla regia tra timori, aneddoti e speranze. Il suo film farà un’uscita differente da come se l’era immaginata. Può essere questa una modalità distributiva da prendere in considerazione per film che magari rischiavano una permanenza minore in sala? Io sono innamorato del cinema e mi sono innamorato del cinema vedendo il film al cinema quindi per me la magia della sala è insostituibile soprattutto, nel mio caso,  la commedia romantica ha bisogno dell’umore che si respira in sala, la risata è contagiosa così come l’emozione. È chiaro che da questo periodo in poi molte più persone useranno le piattaforme ma va detto che già da prima del lockdown, si sapeva che la vita di un film non è più giudicabile dal tempo che resta in sala o da quanto fa in sala ma è molto più lunga proprio grazie alle piattaforme e ne puoi usufruire per molto più tempo . È un po’ come quando nel passato i film stavano in sala molto tempo e scattava il passaparola  ed è quindi una buona opportunità per il film. Quando mi hanno proposto questa uscita digitale, ho avuto un attimo di gelo perchè mi ero sempre immaginato la sala. Poi ho pensato che il film ce l’avevo, era stato pensato per intrattenere e in un momento come questo forse poteva servire a dare anche una parvenza di normalità alle persone, dandogli un appuntamento con un film da acquistare per vederlo “in salotto”. Spero di raggiungere un numero alto di spettatori e che magari un film leggero possa aiutare in questo momento. È una donna in questo film a dare i consigli di rimorchio agli uomini, com’è nata l’idea?  Qualche anno fa, prima di scrivere il romanzo, in internet ero incappato in un tizio che pubblicizzava i suoi corsi di rimorchio. Mi sono chiesto: “Che sia possibile insegnare a rimorchiare?” Mi sembrava una cosa assurda ma ho fatto un’indagine ed ho scoperto che esiste una vera e propria rete internazionale di gente che ti passa regole, strategie e tecniche di rimorchi. Ho contattato gli insegnanti più accreditati, i guru del rimorchio e ho notato che i loro insegnamenti non mi sembravano cose strane perché queste strategie avevano delle basi logiche come quelle che menziono nel film: la frecciatina acida, il test dello zerbino, come si approccia in un locale, il gioco della seduzione. Visto che le basi erano interessanti gli ho chiesto di mostrarmi come facessero effetto e  loro hanno accettato di indossare un microfono per farsi vedere in azione. La cosa che più mi ha colpito erano gli allievi come nel film, certo, c’è una parte di persone che ci va solo perchè vuole scopare, ma c’è un’altra parte invece anche di persone raffinate, in gamba ma completamente paralizzate dall’idea di dover approcciare una donna ed era un peccato. Per queste persone e le tecniche di rimorchio diventavano il binario su cui iniziare il percorso per poi magari andare con le loro gambe. Da qui ho avuto l’idea di riunire le tecniche del rimorchio con una storia romantica. In più, in Inghilterra c’era una ragazza molto avvenente che insegnava il rimorchio ed ho pensato: “Chi più di una donna può insegnare agli uomini come rimorchiare una ragazza? Il film omaggia le commedie romantiche di stampo americano. Quali sono quelle che l’hanno influenzata nella realizzazione? Commedie romantiche che ti hanno influenzato?  Diciamo innanzitutto che non è facile affrontare un genere ben preciso come la commedia romantica. Se fai un film autoriale magari come opera prima te la cavi anche un po’ di più. È vero che hai una tua visione sulle cose ma ti puoi permettere di sbagliare di più mentre fare una commedia romantica classica hai più margine di sbagliare e devi sbagliare meno perché è un film destinato automaticamente ad un pubblico più ampio. La cosa difficile era proprio a mettere insieme comicità e romanticismo e trovare un buon equilibrio perché alle volte si cade nella sitcom e perdi l’effetto comicità oppure al contrario può diventare troppo romantico e melenso. Gli americani non sempre ma in generale sono maestri di questo genere ma non avevo in mente un film in particolare. Una cosa che mi colpisce dei film americani è l’uso che fanno loro delle loro città e della loro cultura. Io vedo ad esempio Napoli come una città che ha lo stesso potenziale di New York. Come tu a Napoli puoi raccontare i gangster movie, i polizieschi, così come a New York racconti del Bronx, ho pensato: “Ma perché come gli americani raccontano i film romantici a Manhattan noi non raccontiamo a Napoli un bel film romantico?" Per questo genere Napoli è adattissima. Questa però è una pecca nostra italiana perché nelle nostre commedie sì raccontano spesso dei luoghi non luoghi come se si avesse paura a raccontare l’identità o la bellezza delle nostre città invece gli americani non ne hanno paura e le raccontano sempre molto bene. Volevo rappresentare una Napoli inedita che solitamente non siamo abituati a vedere, non quella di sole, pizza e mandolino ma una Napoli vera, borghese e bella Quanto c’è di Giampaolo Morelli in questo film? Non avrei mai immaginato che il mio debutto alla regia fosse con questa storia,  avevo scritto solo il romanzo e ma non pensavo né di farne io la regia nè di debuttare prorio con questa storia. Immaginavo un’opera prima ma pensavo più ad una storia autoriale che mi concedesse un po’ più di possibilità di esplorare ed anche di sbagliare. In questo film c’è il mio romanzo, le miei ricerche, il mio esplorare queste tecniche, scoprire l’assurdo e poi delle persone con un valore. Poi ci sono io, il mio modo di fare che mi ha fatto portare avanti  il set che è una macchina complicata e ho visto che tutti hanno aderito mettendosi a disposizione della storia, non sono i reparti tecnici, fotografia, trucco ma anche e soprattutto gli artisti che sono saliti a bordo dell’opera di un collega che non aveva mai fatto questo lavoro, che fino a ieri era un collega ed oggi ti dirige.C’è stato un atto di fiducia e di amore da parte di tutti notevole e se devo ricordare quel momento è stato un delirio e mi ricordo la fatica ma loro mi dicono che si sono divertiti e se si sono divertiti io sono felice perché vuol dire che i ho fatti stare bene in qualche modo e questa è la cosa più bella e più personale di questo film. Ci racconta della scelta degli attori? Gli attori sono tutto in un film perché io resto sempre un attore e devo dire che la produzione mi ha accontentato su tutte le mie scelte e questo è stato per me fondamentale. Ogni ruolo è stato scelto con molta attenzione e con molta cura e avere Serena Rossi che conosco bene come attrice e come persona mi ha dato molta sicurezza e  sapevo che avrebbe portato a casa questo ruolo non facile. Parliamo di un insegnante di rimorchio che tiene a bada è una classe di maschi che stanno lì per rimorchiare. Deve essere una persona tosta, ironica, pungente ma con una sua ferita, una che si protegge e va un po’ in chiusura ma ogni tanto si lascia andare con un piccolo sorriso, uno sguardo. Lei è riuscita darmi tutte queste emozioni che cercavo così come Massimiliano Gallo che ha accettato ed è salito a bordo di in un personaggio, l’antipatico che si accartoccia su se stesso, diventando ridicolo. Diana Del Bufalo che ho sempre pensato che avesse delle altre corde oltre a quelle che tocca solitamente della comica sopra le righe.  Mi ha dato una grande prova, l’ho trovata molto delicata, leggera, molto vera e secondo me gli attori mi hanno dato tutti una grande prova io sentivo. A Vincenzo Salemme devo il mio battesimo alla regia, un regista e attore della sua portata che si è messo a disposizione per fare questo personaggio assurdo che avevo scritto proprio pensando a lui così come Rais che siamo abituati a vedere sempre da macho, da cattivo e invece qui riesce a non essere mai una macchietta. Questi sono giudizi miei ma ho cercato sempre di non cadere nella sit-com e tenere l’asticella giusta tra comicità, verità e romanticismo. Come sta vivendo questa quarantena?  Da un lato è vero che questa può essere un’occasione, io logicamente sto a casa con la mia famiglia, i bambini, sto frequentando la prima elementare perché faccio le lezioni con Gianmarco, mio figlio più grande, studio italiano, matematica, divisione in sillabe, le addizioni.  Al di là di questo diciamo che la mia vita di quando non lavoro non è molto diversa dalla quarantena, a me piace proprio anche stare a casa con i bambini. Diciamo che questa pausa è un po’ più prolungata, troppo, ma non credo che mi usciremo migliori, va bene avere l’occasione per guardarsi dentro ma c’è gente che non lavora e purtroppo o per fortuna, piaccia o no piaccia, ritorneremo presto alla nostra frenesia ma deve essere così perché tutti noi abbiamo bisogno di fare,  di esprimerci, non è che possiamo vivere chiusi in casa. Ci siamo guardati dentro ma ora speriamo che finisca presto.