Punito dal Csm per accuse archiviate. Al centro della vicenda il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, per il quale la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha deciso il trasferimento a Potenza, destinandolo alla giustizia civile. Una misura richiesta dal ministro Alfonso Bonafede e dalla procura generale della Cassazione e decisa lunedì dalla sezione disciplinare presieduta da Davide Ermini, vicepresidente del Csm, con relatrice Paola Braggion.

Alla base della decisione l’indagine aperta a Salerno - competente per le inchieste sui magistrati del distretto di Catanzaro - su una presunta violazione dei doveri di imparzialità, correttezza e riserbo.

Secondo i pm, abusando delle proprie funzioni, il magistrato avrebbe rivelato dati sensibili e favorito una società che si occupa di intercettazioni. Ma proprio le accuse oggetto del procedimento disciplinare sono state già archiviate nei mesi scorsi, come spiega al Dubbio il difensore del procuratore, Antonio Zecca, che lo assiste solo in merito alla vicenda penale.

Al momento il trasferimento rimane in sospeso, spiega il legale, in vista dell’impugnazione della decisione. «Dopo la fuga di notizie sulle indagini che riguardano Facciolla - sottolinea Zecca -, dell’archiviazione, invece, stranamente non si è saputo nulla.

E il difensore con fatica è riuscito a prendere visione del provvedimento sollecitato dallo stesso pm di Salerno». Rimangono in piedi le ipotesi di corruzione per atto conforme ai doveri d’ufficio per l’utilizzo di una scheda sim, i cui pagamenti delle telefonate e del canone, secondo la difesa, venivano effettuati dallo stesso Facciolla, e per falso per la presunta alterazione della data di una relazione di servizio, accuse per le quali l’udienza preliminare, dopo il rinvio di ieri per difetto di notifica, è stata fissata al prossimo 29 gennaio.

Secondo i pm, Facciolla avrebbe «affidato il noleggio di apparecchiature nell’ambito di attività di intercettazione alla Stm srl, formalmente intestata a Marisa Aquino e di fatto amministrata da Vito Tignanelli, con il quale il magistrato intratteneva relazioni personali risalenti a circa 20 anni addietro». Affidamenti che, secondo l’accusa, avrebbero procurato un «ingiusto vantaggio patrimoniale» alla Stm srl «in violazione dell’obbligo di imparzialità gravante su ogni pubblico ufficiale». In cambio, avrebbe ottenuto, come «utilità», l’uso di un’utenza telefonica intestata a Marisa Aquino «da epoca anteriore e prossima al 23 dicembre 2015 e fino a tutto il 17 ottobre 2016, avendone assunto la titolarità solo il 17 ottobre 2016».

L’ipotesi di falso riguarda poi Facciolla e il maresciallo forestale Carmine Greco, indagato con l’accusa di concorso esterno nell’inchiesta “Stige”: i due, secondo l’accusa, avrebbero concordato la redazione di una relazione falsa, della quale, però, il maresciallo si è assunto la piena responsabilità nel corso dell’incidente probatorio. Infine, si contesta la rivelazione di dati sensibili.

«Il riferimento è al fatto di aver fatto scansionare alcuni atti di un procedimento che lo riguardavano personalmente, non in qualità di procuratore - sottolinea Zecca -, ma come parte offesa costituita parte civile». Il provvedimento del Csm, secondo Zecca, dovrebbe far aprire una discussione sull’opportunità di un controllo da parte dei cittadini sui procedimenti disciplinari, i cui atti sono coperti. «Visto quello che accade ed è accaduto sarebbe auspicabile un controllo del popolo anche sui provvedimenti disciplinari - conclude -, visto che c’è stato un momento di disagio nello spostamento dei magistrati sul territorio nazionale e nel conferimento degli incarichi direttivi» .

Facciolla, secondo il Csm,  avrebbe commesso una «grave scorrettezza» nei confronti dei magistrati della Dda di Catanzaro che stavano svolgendo indagini a carico di Spadafora Antonio e di Carmine Greco, nell'ambito dell'inchiesta "Stige", accusati di 416 bis, «per la possibile interferenza della nota falsa» redatta da Greco nel corso della stessa indagine.

Per la sezione disciplinare, risulterebbe accertato, dunquem «tramite la copiosa documentazione trasmessa dalla Procura di Salerno e i documenti prodotti dallo stesso incolpato, la sussistenza del fumus degli illeciti disciplinari». In particolare,  il comportamento di Facciolla avrebbe minato «la credibilità indispensabile» per poter continuare a svolgere «con il necessario prestigio» le funzioni requirenti in qualsiasi sede giudiziaria, in quanto risulterebbe lesa non solo «la credibilità personale» del magistrato nella sede di Castrovillari, ma anche quella «della funzione requirente esercitata».