È stato presentato domenica a Matera il padiglione italiano per l’Expo 2020 di Dubai, che verrà inaugurato il 20 ottobre del prossimo anno. Una cerimonia che ha visto il passaggio del testimone dall’Italia agli Emirati, consegnato simbolicamente dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio all’omologo emiratino, Abdullah bin Zayed al Nahyan.

«Sono sicuro che l’Expo di Dubai 2020 sarà un’occasione preziosa di sviluppo per le nostre aziende», ha sottolineato il ministro. Costruito su una superficie di 3.500 metri quadrati per quasi 27 metri di altezza, il padiglione, frutto del lavoro dell’architetto Carlo Ratti e dello studio Italo Rota Building Office, «rappresenterà il principio di sostenibilità - ha aggiunto Di Maio - l’eccellenza e il “know how” delle nostre aziende: vogliamo farne un “innovation hub” che permetterà ai visitatori un vero e proprio viaggio nell’Italia della bellezza, del Made in Italy, della sua storia e delle sue arti».

Il tema del padiglione italiano sarà “La Bellezza unisce le persone”: «Portiamo a Dubai la bellezza italiana che è frutto della connessione tra creatività, cultura, scienza, territori, musica e arte», ha spiegato Paolo Glisenti, commissario dell’Italia per l’Expo 2020. E in prima linea a Dubai ci sarà anche il Consiglio nazionale forense - domenica presente a Matera con il presidente Andrea Mascherin - con un contributo rilevantissimo sul versante dello sviluppo sostenibile: promuovere la definizione di un nuovo e inedito diritto all’acqua.

L’idea è quella di riconoscere il diritto di ciascun Paese ad utilizzare in modo razionale e sostenibile le risorse idriche, senza impedire che possano accedervi anche altri Paesi. L’ambizione dell’avvocatura italiana - che per la prima volta sarà presente come «eccellenza» - è, dunque, quella di scrivere una sorta di Costituzione dell’ambiente, che deve diventare centro di diritti, con una normativa armonica e un approccio strettamente collegato al mondo scientifico e tecnologico. Una Costituzione scritta dalla rete dell’avvocatura dei paesi del Mediterraneo, con in testa l’Italia, che verrà poi sottoscritta dagli altri Paesi di Expo 2020 e rappresenterà la prima forma di un diritto internazionale all’acqua.