«Tutti i movimenti sono destinati a estinguersi o a solidificarsi in partiti. E sempre il fondatore viene sostituito e surclassato quando l’organizzazione si trasforma». Domenico De Masi, fino a poco tempo fa considerato organico al M5S, commenta l’estromissione di Beppe Grillo persino dall’elenco dei fondatori del Movimento attingendo alla letteratura delle scienze sociali, con distacco professionale.

Professore, serve dunque un parricidio per certificare un cambiamento?

Di solito il superamento del fondatore avviene in due modi: o con la santificazione a mo' di icona, come nei grandi movimenti religiosi, oppure con la rimozione.

E Grillo è stato rimosso?

Mi sembra proprio di sì. A differenza di quanto accaduto con Gianroberto Casaleggio, a cui è toccata la sorte della santificazione, per due motivi: perché è morto e perché ha un erede, il figlio, che ne cura l'immagine e l'interpretazione del pensiero, proprio come avviene con i discepoli di una religione. L'immagine di Grillo, da questo punto di vista, è più fragile.

Sembra quasi che Grillo si sia trasformato in qualcosa di imbarazzante da nascondere.

Grillo è un problema per il Movimento, altrimenti non l'avrebbero estromesso. Perché il fondatore rappresenta la genuinità persa nella mutazione in partito.

Lei è uno studioso collocabile a sinistra. Come ha incrociato il M5S sul suo percorso?

Io non sono collocabile a sinistra, io sono di sinistra. Anzi, sono marxista. Ma sono un sociologo e mi incuriosiscono tutti i movimenti, mi incuriosiscono anche i sovranisti che pochi giorni fa hanno organizzato un incontro a Roma con l'ex presidente ceco Václav Klaus. I movimenti sono sempre interessanti, ci dicono cosa sta nascendo di nuovo in una società. L'Italia del 2030 sarà determinata dai movimenti che oggi pullulano qua e là e di cui moltissimi non si accorgono.

Sta dicendo che per il Movimento 5 Stelle ha nutrito sempre e solo una curiosità professionale e mai politica?

Non dico questo. Ho pensato semplicemente che molti elettori di sinistra fossero fuggiti o incappati nel Movimento e ne sono convintissimo ancora oggi. Secondo l'Istituto Cattaneo un milione e 800mila ex votanti del Pd hanno scelto il M5S, il 48 per cento degli operai e dei disoccupati sta col M5S e uno su tre iscritti alla Cgil ha scelto il M5S alle elezioni. Quello che ha fatto Salvini da destra lo avrebbe potuto fare Renzi da sinistra, ma ha preferito snobbare l'invito del Movimento.

L'elettorato di sinistra continuerà a votare per Di Maio dopo l'alleanza col Carroccio?

Dipende da cosa farà Zingaretti. Il nuovo segretario del Pd avrebbe subito due opportunità per parlare con quell'elettorato: votare il reddito di cittadinanza e il salario minimo. Nel caso del salario minimo sarebbe ridicolo non sostenerlo, visto che M5S e Pd hanno presentato due leggi praticamente uguali: 9 euro l'ora, lordi nel caso della proposta grillina e netti in quella dem. Non a caso Di Maio ha proposto di unificare i testi e presentarli insieme.

Non proprio, Di Maio ha chiesto al Pd di confluire sulla proposta del Movimento...

È vero, ma se c'è volontà politica ci vuole poco a mettersi d'accordo. Anzi, a Di Maio converrebbe votare il testo del Pd, visto che propone una paga oraria più alta, in quanto netta. È anche vero che Zingaretti si trova a gestire un partito ancora parecchio a destra, inferocito contro il reddito di cittadinanza e tutto ciò che è di sinistra.

Nel M5S, però, aumenta l’insofferenza per la convivenza con la Lega. Ci sarà mai una scissione tra grillini?

Una scissione avverrà di fatto alle prossime Europee, sulla base di ciò che faranno Salvini da una parte e Zingaretti dall'altra. Il ministro dell'Interno, nei fatti, ha già avviato una scissione nell’elettorato grillino, crescendo di un punto al mese ai danni del Movimento. E da quando è arrivato Zingaretti anche il Pd ha ricominciato a guadagnare terreno. La scissione del M5S non si concretizzerà in atti formali ma col voto degli italiani.

Se alle Europee il Movimento scendesse sotto il 20 per cento la leadership Di Maio sarebbe compromessa?

Di Maio è riuscito a non far mettere in discussione la propria leadership passando dal 33 per cento al 22 per cento, con undici punti in meno. Questo accade per varie ragioni: perché è molto forte l'alleanza con Casaleggio, perché è stata espulsa la critica interna di Grillo e perché non esiste un sostituto. Parliamoci chiaro, Di Maio è intelligentissimo, è l'unico uomo politico che si è manifestato negli ultimi 10 anni in Italia. A 32 anni vanta quattro cariche pesantissime: due ministeri importanti, la vice presidenza del consiglio e la guida del suo partito. Neanche De Gasperi, de Gaulle o Roosevelt hanno avuto quattro cariche contemporaneamente. Con tutto questo potere mi sembra blindato. Chi è in grado di scaricarlo?

Anche Di Battista è stato archiviato?

Non so neanche più dove sia, è sparito.