Si chiama Valentino Dixon, ha 48 anni e ama pazzamente il golf anche se non ha mai messo piede in un prato verde. Gli ultimi 27 anni li ha trascorsi nella prigione di Attica, Stato di New York, famigerata per i suoi criminali “eccellenti”, le sue sommosse passate alla storia e la durezza delle guardie carcerarie; 27 primavere senza vedere il cielo per un omicidio che non aveva commesso. E non ci voleva un genio dell’investigazione per capire che le accuse contro di lui erano un esile castello di carta, che le indagini erano state portate avanti con i piedi, che erano stati commessi abusi e violazioni elementari del diritto alla difesa. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=0dPmvtT-K6I[/embed] Ma se non fosse stato per una di quelle strambate imprevedibili del destino che a volte deviano il corso una storia già scritta, nessuno avrebbe riaperto il faldone che porta il nome di Valentino Dixon e lui avrebbe terminato in una cella il resto dei suoi giorni. Le cose vanno in un altro modo.

Un giorno Dixon nota il poster di un campo da golf in un’ area comune della prigione, quell’immagine gli piace molto, gli trasmette un senso di calma, come scriverà in seguito la rivista Golf Digest che avrà un ruolo decisivo in questa vicenda, «nel frastuono e nell’oscurità della sua cella di pietra, la placida composizione di erba, cielo, acqua e alberi parlò al cuore di Dixon». I prati verdi e gli orizzonti larghi, antitesi visiva del claustrofobico universo carcerario. Da quel momento Dixon ha iniziato a disegnare campi da golf, dieci, cento, migliaia di campi da golf. I disegni sono pregevoli e vengono notati da una guardia appassionata di golf che ne rimane entusiasta e consiglia a Nixon di spedirli a Golf Digest. Siamo nel 2012 ed ecco la strambata; i redattori della rivista sono anche loro entusiasti, pubblicano decine di disegni e allo stesso tempo si appassionano al caso. Non ci vuole molto a smontare il castello delle accuse, basta fare il proprio mestiere. Così si procurano le carte, contattano i testimoni, raccolgono prove. Vengono fuori vecchie testimonianze decisive mai portate in tribunale, altre contrastanti, altre inaffidabili, ma anche un lavoro di polizia scadente e un pregiudizio negativo verso l’imputato. Ma soprattutto la confessione videoregistrata del vero autore dell’omicidio, Lamarr Scott che ammise la sera stessa di aver ucciso il 17enne Torriano Jackson con un colpo di pistola nel corso di una rissa. Versione che ha poi confermato dalle sbarre della prigione dove sta scontando un’altra pena per tentato omicidio. I fatti risalgono al 1991 in una calda notte d’estate, Dixon era sul posto ma di fatto estraneo sia alla rissa che all’omicidio come è scritto in una perizia tecnica che rileva l’assenza di polvere da sparo sul corpo. Però è un nero con precedenti penali, aveva venduto cocaina a un amico, il pubblico ministero durante il processo lo definisce «un trafficante emergente di Buffalo» anche se non era uno spacciatore abituale e tantomeno un assassino. Il retorico crescendo di sciatterie e pregiudizi porta a una sentenza scontata. Il lungo reportage di Golf Digest

che smonta uno dopo l’altro i pezzi dell’inchiesta viene però notato dalla Prisons and Justice Initiative, un gruppo di studenti di diritto dell’Università di Georgetown guidato dal professor Marc M. Howard che a sua volta perfeziona le indagini e presenta un ricorso al procuratore distrettuale della Contea di Erie. Il resto è cronaca, Valentino Dixon, dichiarato innocente, è uscito mercoledì di prigione e ai fotografi giornalisti che lo hanno preso d’assalto ha detto soltanto un laconico «vi amo tutti».

Un mensile sportivo specializzato che fa riaprire un’inchiesta giudizaria vecchia 30 anni, riuscendo a ribaltare una sentenza di egastolo pone in ogni caso dei seri problemi sull’affidabilità della sistema penale americano, fa notare l’avvocato Donald Thompson, autore dell’ultimo ricorso difensivo di Dixon: «Le svolta è avvenuta quando il caso è finito sotto i riflettori dei media dopo gli articoli di Golf Digest, è stato decisivo ma non dovrebbe essere così, è davvero imbarazzante che la migliore inchiesta su un caso di omicidio l’abbia realizzata una rivista di golf».